Allora, la settimana si è aperta con quelli che vengono tradizionalmente definiti “l’antipasto dell’Oscar”: i Golden Globe Awards, appunto. Ieri notte sono rimasto in piedi finché ho potuto, mi sono visto (yawn) le intervistine sul red carpet ed i primi premi assegnati. Gli altri li ho letti stamattina su Repubblica. Come è andata dunque?
E’ andata che The Social Network, il biopic sul fondatore di Facebook, è stato nettamente preferito all’inglese Il discorso del Re: quest’ultimo, favorito della vigilia, si è aggiudicato praticamente solo il premio al solito Colin Firth. Quest’ultimo, una ormai lunga carriera alle spalle, da quando ha girato A Single Man di Tom Ford è ormai un mattatore assoluto.
Ma veniamo al Social Network, che a parte le interpretazioni si è portato a casa praticamente tutto. Migliore film drammatico (che equivale a miglior film), migliore regia (David Fincher), migliore sceneggiatura (Aaron Sorkin) e migliore colonna sonora (l’ex Nine Inch Nails Trent Reznor, ed Atticus Ross).
Migliore attrice, invece, Natalie Portman per The Black Swan. Ma altrettanto importanti, in chiave cinematografica sono i premi a Steve Buscemi (immenso in Boardwalk Empire, la serie tv prodotta e in parte diretta da Martin Scorsese) nonché a Chris Colfer per Glee (un ragazzino di vent’anni, che sicuro prima o poi ritroveremo sul grande schermo).
E poi beh, il nostro solito campanilismo impone di parlare un po’ dell’Italia, anche se per la verità c’è poco da vantarsi. Già la settimana scorsa si era molto discusso (nei commenti a questo post) sulla scelta delle candidature per gli Oscar, e sulle polemiche tra “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino e “La prima cosa bella” di Virzì: bene, intanto ai Golden Globes era candidato Guadagnino e non ha vinto nulla. Il nostro paese esce a mani vuote come ormai succede da anni, e come sicuramente succederà – a dispetto delle solite grandi attese – anche alla notte degli Oscar. Del resto è da almeno un decennio, e forse da quando crollò Cecchi Gori, che le candidature italiane sono decise dal duopolio Rai-Medusa (una è controllata dal governo, l’altra appartiene al capo del governo). Ed è almeno un decennio che non vinciamo nulla, anzi l’ultimo trionfatore fu “La vita è bella” nel 1997, che era distribuito proprio da Cecchi Gori. I risultati attuali la dicono lunga sull’efficacia del sistema. Volevamo che il cinema fosse lo specchio del paese? Lo è.