Il cattivo tenente di Herzog è chiaramente ispirato al personaggio del film omonimo di Abel Ferrara. Ma nonostante il suo eccezionale talento, il regista tedesco resta distante dai fasti del collega americano.
La trama
Il tenente McDonagh è rimasto storpio dopo aver salvato un galeotto in un carcere allagato, nei tragici giorni dell’uragano Katrina. La sua condotta però è tutt’altro che eroica. Non ha mai problemi a praticare abusi di potere, fa un uso spregiudicato di droghe (crack su tutte), non considera un dramma la prostituzione e la violenza, anzi.
Gli viene affidato lo spinoso caso di una famiglia senegalese sterminata e lui vede nella caccia ai colpevoli la sua grande occasione.
Analisi e confronto con il film di Ferrara
Il taglio documentaristico di alcune scene è una delle caratteristiche migliori che Herzog ha trasmesso al suo film. D’altra parte almeno un suo film su due è un documentario, dunque anche le pellicole di finzione non possono che esserne influenzate.
Nicolas Cage dà il meglio di sè, cadendo a pennello nel ruolo di cattivo tenente. Per tutta la durata della storia assume una sgraziata postura teatrale, fornendo un’interpretazione significativa, un’altra delle cose da salvare del film. In generale il cast scelto da Herzog è di tutto rispetto, con l’affascinante Eva Mendes e Val Kilmer.
Ad ogni modo il cattivo tenente di Herzog è chiaramente ispirato al personaggio del film omonimo di Abel Ferrara. Ma nonostante il suo eccezionale talento, il regista tedesco resta distante dai fasti del collega americano.
Herzog afferma di non aver mai visto il film di Abel Ferrara, ma pare più che altro un distinguo, per affermare l’originalità della sua sceneggiatura. Ferrara è invece convinto che si tratti di un vero e proprio remake ed ha rilasciato dichiarazioni di fuoco contro questa produzione.
Per venire a capo della querelle possiamo anzitutto dire che il tenente di Herzog ha un nome, una storia passata vera e propria, non si aggira a zonzo per la città ma usa un minimo di raziocinio. McDonagh non vive in solitudine come il personaggio interpretato da Harvey Keitel. Protegge un’adorata prostituta, vede qualche volta il padre e la compagna e poi rende spesso conto ai suoi superiori.
Il tenente irlandese di Ferrara semmai rende conto a Dio; mentre la religione non figura in Ultima chiamata New Orleans, (in)giustizia terrena e (in) giustizia divina non sono mai messe in parallelo.
L’iniziale gesto eroico di Cage è inimmaginabile ricondurlo a Keitel, il primo non interpreta il dannato nihilista che ha interpretato il secondo.
Gli effetti delle droghe sul tenente Terence McDonagh hanno poco di tragico o drammatico, anzi sconfinano nel grottesco (suggerito anche dalle musiche e dall’inquadratura da grandangolo, stile documentario) tutte le volte che ha visioni di animali esotici con i quali comunica. Iguane, coccodrilli e quant’altro sono frutto della mente del tenente in quanto conseguenze dell’inondazione di New Orleans. L’ultima chiamata, almeno si spera, per il cattivo tenente; perchè, remake o no forse è meglio fermarsi qui, nemmeno il genio di Herzog è bastato.