Stronger, oltre la paura

Uscito il 4 luglio sugli schermi italiani, Stronger di David Gordon Green racconta l’attentato di Boston del 2013 attraverso gli occhi di Jeff Bauman interpretato da Jake Gyllenhaal.

Stronger

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Il 15 aprile 2013,  a Boston, nel corso di una importante maratona, nei pressi del traguardo deflagrano due ordigni. L’attentato terroristico provoca la morte di tre persone e il ferimento di altre 264. Tra i feriti, Jeff Bauman, 28 anni, impiegato presso un fast food che aveva deciso di gareggiare per riconquistare la fidanzata Erin. Trovandosi accanto a una della bombe scoppiate, il giovane è uno delle vittime e subisce l’amputazione dei due arti inferiori fino alla parte superiore al ginocchio. Jeff, appena ripresosi dà una fattiva mano al FBI in quanto testimone oculare ed è per merito della sua testimonianza che gli attentatori vengono individuati.

Il film Stronger diretto da David Gordon Green è tratto dalla autobiografia che successivamente Bauman pubblicò e nella quale descrive le sue esperienze a seguito della sua menomazione.

La storia, di per sé edificante, quella cioè di un giovane uomo che si trova a ridisegnare la sua vita dopo aver subito un trauma fortissimo, deve gran parte della sua forza alla grande presenza scenica del protagonista Jake Gyllenhaal, sempre a suo agio in ruoli particolarmente sfaccettati sin dalla sua prima interpretazione importante nei panni dell’adolescente disagiato Donnie Darko.

Gyllenhaal riesce a dare al suo personaggio non quell’aura di eroe che la società civile e la sua scombinata famiglia vorrebbero fargli assumere ma piuttosto lo sguardo stranito dell’adolescente a cavallo tra una eventuale presa di coscienza e la coperta di Linus rappresentata dal suo nuovo status di disabile e dalle figure femminili che gli ruotano intorno, la madre Patty (Miranda Richardson) irrisolta e confusa e la fidanzata Erin (Tatiana Maslany) che rappresenta invece la dura concretezza e che è l’unica a individuare il disagio post traumatico di cui è vittima Jeff.

In parte lento e quasi documentaristico nello stile narrativo, il film pecca però nella descrizione corretta del reale disagio del protagonista non soffermandosi a sufficienza sul percorso che Jeff deve fare per accettare ed accettarsi finendo col concentrarsi in maniera quasi esclusiva nella relazione sentimentale tra il giovane ed Erin e le conseguenti reazioni della genitrice.

Tuttavia, anche se il regista non spinge troppo l’acceleratore nè sull’enfasi nè sulla eccessiva retorica nè tantomeno offre in pasto allo spettatore scene troppo crude,  ricorrendo anzi a inquadrature sfumate per non correre il rischio di cadere nello splatter, l’obiettivo di generare pathos ed emotività è sicuramente centrato.

Lo spettatore si avvince e si commuove per la storia vera di Bauman che però anche se reale finisce purtroppo per ricadere nel mare magnum delle storie edificanti che hanno sempre fatto del bene ad Hollywood fin dagli albori. Risuona forte e chiaro malgrado non grandemente sbandierato il richiamo alla lotta al terrorismo, quel “non ci avete fatto niente” che ha colpito l’immaginario collettivo anche sul palcoscenico sanremese con la canzone vincitrice del festival 2018.

Uscito il 4 luglio sugli schermi italiani, Stronger, malgrado la collocazione infelice in pieno periodo vacanziero, merita una visione e una conseguente riflessione.

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