Parasite è un film del 2019 diretto da Bong Joon Ho con protagonisti Song Kang Ho, Lee Sun Kyun, Cho Yeo Jeong, Choi Woo Shik e Park So Dam. È il primo film di produzione sudcoreana ad aggiudicarsi molteplici premi. Presentato per la 72° edizione del Festival di Cannes, vince la Palma d’oro, viene candidato ai Premi Oscar riuscendo a vincerne ben quattro, Miglior film (mai assegnato ad un film non in lingua inglese), Miglior film internazionale, Miglior regista a Bong Joon Ho e Migliore sceneggiatura originale. Parasite possiamo definirlo come l’evoluzione cinematografica mondiale che pone fine alla supremazia hollywoodiana.
Parasite
La famiglia Ki Taek è molto unita nonostante vivano in uno stato di degrado e povertà assoluta. Un giorno, il figlio Kim Ki Woo, grazie ad un amico, riesce a trovare lavoro come insegnante privato di inglese. Presentatosi al colloquio di lavoro, a casa di una ricca famiglia benestante, capisce che deve cogliere l’occasione per aiutare la propria famiglia. Così, poco a poco, tra bugie e sotterfugi riuscirà a trovare un lavoro a ciascun componente familiare, insidiandosi nella vita privata della ricca famiglia, dando inizio a una serie di eventi inarrestabili…
La continua lotta sociale tra classi
“La finestra sul cortile” ci ha insegnato che il mondo può risultare diverso a seconda di dove si guarda. L’erba del vicino può anche sembrare più verde ma può anche nascondere un cadavere.
Nel film Parasite, la famiglia Ki Taek che vive in assoluta povertà, considerati dei reietti della società che come gli scarafaggi vivono nascosti e lontani dalla luce. Non vivono di speranze ne di sogni ma di avanzi e resti di ciò che la classe borghese può offrirgli, in poche parole di elemosina. La famiglia Park al contrario, vive in una condizione di stabilità sia economica che mentale. Ogni angolo della casa odora di pulito, stanze enormi da sembrare una fortezza con un salotto costituito da un enorme parete di vetro che si affaccia su un vastissimo prato verde che trasmette pace e serenità.
Per gelosia e per invidia, assistiamo a una vera e propria rivolta di una classe sociale “debole” stufa di camminare strisciando e chinando il capo. I ricchi più hanno e più vorranno, i poveri meno hanno e meno sanno di avere, ma mentre il povero proverà sempre a cercare ricchezze, il ricco non vorrà mai diventare povero.
Parasite ha una sceneggiatura per certi versi simile a “Memorie di un assassino“, ossia mostrare la piena sfiducia nelle autorità e nelle classe sociali nobili. La famiglia Ki Taek che sale le scale, e la famiglia Park che invece le scende uscire è una bellissima metafora su come la vita potrebbe capovolgersi da un momento all’altro. Un mischiare le carte in tavola per iniziare una nuova partita. Ricrea una truffa perfetta sul grande schermo senza mai però giudicare, perché il primo errore che si fa è guardare dall’alto in basso chi giudichiamo inferiori. Una lotta senza esclusioni di colpi quindi, verso due classe sociali da sempre in conflitto, ma raccontata in chiave Hitchcockiana.
La salita morale verso la realizzazione personale
Bong Joon Ho ha vinto la più bella delle battaglie, poter condividere col mondo intero e attraverso la sua regia, le tradizioni e le realtà tipiche del mondo “orientale”.
Ci ha provato con “Memories of Murder“, “The Host“, “Okja” e persino con “Snowpiercer“. Ma con quest’ultimo aveva provato a dare un’impronta più “americana” e forse è per questo che a me personalmente non aveva colpito molto, ho pensato che non avesse la stessa originalità degli altri suoi film.
Con Parasite qualcosa è cambiato, ritrova se stesso. Non dimentica i capolavori del passato, ma li sfrutta a suo vantaggio in un’opera che non è soltanto un film, ma un insieme di generi.
Parasite passa infatti dalla commedia alla satira, dal thriller al dramma e persino al giallo. La scena che racchiude tutto ciò è quella in cui nella ricca casa risuona un disco con la canzone di Gianni Morandi “In ginocchio da te“, un chiaro segno di riconoscimento verso il cinema italiano. Gestisce tutto con grande tecnica e per tutta la durata del film lo spettatore gioisce e assapora ogni fotogramma. Sì perché il punto forte del film non è solo l’ottima scenografia, ma anche una fotografia geometricamente perfetta, attenta ad ogni minimo particolare.
Curiosità
Per la creazione di Parasite, il regista si è in parte ispirato alla sua vita privata. Anche lui infatti da giovane, lavorò come tutor presso una ricca famiglia, consentendogli di osservare da vicino i comportamenti e le abitudini di quella famiglia.
Ambedue le case, dove si svolge tutto il film praticamente, sono state ricreate seguendo le indicazioni del regista, improvvisatosi architetto. Infine, la HBO è intenzionata a creare una miniserie ispirata al film, prodotta dallo stesso Bong Joon Ho e da Adam McKay (autore de “La grande scommessa“).
Giudizio personale su Parasite
Da amante del cinema orientale, in particolare di quello sudcoreano, non posso non amare questo capolavoro. Ricco di messaggi morali e realtà culturali da sembrare vita vera e non un film. Dietro la comicità si nasconde una tragedia, quasi greca, ricca di colpi di scena.
Un manifesto culturale che ci invita a riflettere, perché nonostante la lotta tra ricchi e poveri non cesserà mai di esistere, non ci potrà mai essere un vincitore, proprio come nel film. Siamo tutti vincolati a vivere la vita che ci è stata data e a coglierne le proprie esperienze. Parasite è un chiaro omaggio a tutto il cinema, che lancia un messaggio di speranza verso i più deboli.
“Il miglior piano nella vita è quello di non farsi mai dei piani” Kim Ki Taek – Parasite
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