Mother è un film drammatico giapponese del 2020 diretto da Ōmori Tatsushi e con
protagonisti Masami Nagasawa, Sadao Abe, Halo Asada e Sho Gunji. Il film è disponibile su
Netflix.
Mother
Akiko è una mamma single, ludopatica e con uno stile di vita trasandato e lascivo. A
pagarne il prezzo sarà il povero figlioletto Shuhei, costretto a vagabondare con la madre,
elemosinando affetti e danari…
L’amore non vince su tutto
Mother prende spunto da un fatto di cronaca del 2014 in Giappone e racconta una vita
spezzata dal costante degrado sociale/genitoriale, in maniera molto realistica e cinica.
Quando e se guarderete il film, vi accorgerete che Akiko può essere descritta con una sola
parola che inizia con la S, ma non sto qua a scrivervi.
Akiko è l’esempio perfetto di come
NON si deve fare il genitore. Fare la mamma non significa trattare un figlio come un oggetto
che dove metti sta. Un figlio piccolo ha bisogno di cure, di affetto, di una presenza
costante che gli indichi la differenza tra il bene e il male. Già dall’inizio ci troviamo di fronte
ad una madre “mangia soldi” che sfrutta i genitori e la sorella per poter continuare la sua vita
da giocatrice a discapito del figlioletto.
Ma ovviamente, ormai la conoscono tutti, quindi si
ritrova con la porta sbattuta in faccia. Shuhei, il bambino, cresce senza andare a scuola
ed è costretto a mangiare pasta cruda poiché in casa manca il gas
per il fuoco. Lui intrappolato dall’amore che prova per la madre, Lei intrappolata nei suoi
lussi alla ricerca di un amore ricco nel portafoglio.
Ma nonostante Akiko sappia che il suo
stile di vita è dannoso per Shuhei, lei crede che il suo “affetto” sia sufficiente per tirare su un
figlio. Certo, poi se si dimentica il figlio in casa, senza luce e per giorni, poco importa,
l’amore è più forte…
È evidente la critica sociale del regista che parla di una genitorialità
assente e inadatta, in uno sfondo sociale crudele ma reale e in cui ci si deve domandare
se siamo in grado di fare i genitori. L’amore da solo non basta, con l’amore non ci
paghi le bollette e non ci fai la spesa. Non pensare al futuro, nostro e dei nostri figli, è una
scelta irresponsabile che spesso ci porta all’autodistruzione… Amore si, ma responsabile…
La mamma è sempre la mamma
Mother non è solo la storia di Akiko, ma è anche la storia di Shuhei e di come lui vede il
mondo intorno a sé. Cresciuto per strada, tra gli inganni della madre e i suoi sotterfugi per
raggirare la gente per i suoi scopi, si trova intrappolato per una questione di lealtà. Lealtà
verso la madre, che nonostante tutto, lo porta sempre con sé.
Shuhei si esprime con
poche parole, sembra assente, estraneo da tutto ciò che lo circonda. È come se stesse
vivendo dentro la “Sindrome di Stoccolma“, in cui inevitabilmente, inizia a provare amore e
compassione per il suo “aguzzino“. Chi ha visto il film si sarà chiesto il
perché non sia ribellato mai in tutti quegli anni.
Per lui, sua madre è tutto il suo mondo, tutto
ciò che ha, quello è l’unico amore che conosce e non può privarsene. Privarsi di quell’unico
amore significherebbe morire davvero. La donna più importante della nostra vita è
sicuramente la mamma. La mamma è una sola ed è insostituibile, Akiko però ne approfitta
fin troppo e sfrutta la sua “posizione” per intrappolare l’unica persona che non potrà mai
abbandonarla.
Ma se Shuhei è vittima di un amore genitoriale velenoso, Akiko è vittima di
una totale assenza di affetto e ricerca nel figlio, tutto l’amore di cui è stata privata. I genitori
in passato l’hanno aiutata col denaro, ma non sono stati in grado di insegnargli qualcosa di utile per il suo futuro.
Quando cresci alla mercé di te stessa, quando chiedi aiuto e nessuno
ti risponde, finisci col perdere la fiducia nel prossimo. Shuhei e Akiko hanno in comune non
solo il sangue, ma l’inconsapevolezza di amare. Entrambi inconsapevoli di cosa voglia
dire essere figlio e genitore, finiscono col dare al film un epilogo tragico ed esasperato.
Non c’è amore, c’è soltanto tanta solitudine…
Mother è un film freddo, come i suoi colori e le sue melodie, tristi e malinconiche. Grazie a
esso però, forse, impareremo a essere più responsabili e ad apprezzare di più le nostre
madri. La mamma è sempre la mamma…
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