Monacare una donna per forza era una pratica comune nei tempi passati che coinvolgeva ogni ceto sociale. Nel film “La religiosa” si narra la storia di una ragazza costretta a farsi suora suo malgrado nella Francia del XVII secolo.
Da un’opera letteraria un film di grande impatto
Tratto dal celebre romanzo del francese Denis Diderot, scrittore, filosofo e pensatore laico vissuto in piena epoca illuminista e ultimo di altre trasposizioni filmiche ( la versione immediatamente precedenteuscita sul grande schermo nel 1966), il film di Guillaume Nicloux è di sicuro grande impatto scenico per l’uso appropriato delle luci e dei costumi, ma, al contrario dell’idea cardine di Diderot ( denunciare in maniera anche traumatica le brutture della vita religiosa) non indulge affatto nelle descrizioni più screditanti dell’ambiente monastico limitandosi a mostrare al pubblico le violenze psicologiche più che fisiche impartite alla novizia ribelle Suzanne e non cadendo nel morboso nella parte relativa agli approcci di natura sessuale che l’ultima madre superiore tenta nei confronti della ragazza ( Isabelle Huppert) come invece accade in altre pellicole ispirate vagamente all’opera di Diderot e scadute poi nel filone pornosoft.
Piuttosto l’intento del regista è quello di sottolineare la caparbietà della giovane protagonista,Suzanne Simonin, illegittima figlia appartenente a una famiglia della piccola nobiltà decaduta che entra da piccola in convento anche per assecondare la sua abilità nel canto e nelle discipline musicali e perché tutto sommato munita di una sincera fede che però , come si renderà conto Suzanne a sedici anni, non implica una vocazione ma semplicemente una propensione a uno stile di vita meno secolare.
Un quadro storico preciso e curato
Del film di Nicloux colpisce la ricostruzione storica precisa e priva di sbavature. Le scene in interno sera hanno il giusto gioco di luce dell’epoca dove solo fiochi lumi di candela illuminavano il buio della notte così i costumi sia delle monache che dei sacerdoti sono perfette ricostruzioni di quelli del tardo Seicento, un’epoca di grandi contraddizioni che vedeva la Francia espandersi in Europa come potenza economica grazie anche ai numerosi possedimenti coloniali e che contemporanemente viveva la religiosità con il senso del peccato e della colpa instillato dalla Controriforma ma anche con la gioiosa consapevolezza quasi scientifica propria di un Blaise Pascal.Le interpretazioni, asciutte e mai fuori le righe contribuiscono alla buona riuscita della pellicola, presentata al festival di Berlino 2013, malgrado in talune fasi vi sia una certa lentezza che vorrebbe però probabilmente rendere il clima dell’epoca decisamente meno convulso.
Altri precedenti letterari e punti di debolezza del film
Diderot fu il primo a parlare in letteratura della situazione delle donne costrette da varie circostanze ad entrare in convento ( egli stesso fu costretto a rimanere in convento per alcuni anni e una sua sorella era monaca) seguito più di cento anni dopo da altri due scrittori di chiara fama: il lombardo Alessandro Manzoni che affronta il tema nell’episodio della monaca di Monza nei Promessi sposi e il catanese Giovanni Verga in Storia di una capinera, romanzo giovanile che precede il periodo verista dell’autore siciliano. Il cinema nel corso degli anni si è occupato anche delle protagoniste di queste immortali opere scegliendo una strada sempre a metà tra il pietistico e il morboso com’è infatti accaduto alle precedenti versioni filmiche de La religiosa. Per Nicloux la lotta di Suzanne contro ogni forma di sudditanza psicologica è primaria e per questo il regista non è molto fedele all’autore che invece , uomo imbevuto di teorie illuministe e razionalistiche , al contrario intende andare essenzialmente contro l’istituzione Chiesa non madre ma crudele matrigna e manipolatrice. Lo scrittore francese non concluse il romanzo ,il regista ha voluto dare al suo film una conclusione positiva differente rispetto ai finali più pessimisti dei suoi predecessori e questo potrebbe essere un motivo di critica per molti puristi.Resta da ammirare la grazia formale della pellicola e gli sguardi dei vari interpreti, severi quelli degli uomini, luminosi ma venati da tristezza e consapevolezza di un ignoto destino per le donne protagoniste. Pellicola forse di nicchia,però sicuramente interessante e consigliata.
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