Esce sugli schermi il 2 settembre distribuito da Movie Inspired Il primo anno (Première annèe), uscito in Francia nel 2018 e lucidamente attuale.
Il primo anno: l’ingiusta selezione
Uscito in Francia nell’autunno 2018 alla vigilia del dibattito sulle modifiche al numerus clausus per la facoltà di Medicina e in Italia in contemporanea con i mitici test di ingresso alle facoltà a numero chiuso altrettanto discussi e discutibili, Il primo anno, film di Thomas Lilti, interpretato da Vincent Lacoste e William Lebghil è una straordinaria storia di amicizia e di denuncia.
Protagonisti due ragazzi di diversa estrazione socioculturale: da un lato Benjamin, che, concluso il liceo si avvia a frequentare Medicina perché figlio di un chirurgo e fratello di un giovane medico. Altro lato Antoine, di estrazione sociale più bassa. Lui vuole fare Medicina a dispetto di tutto e tutti e infatti ripete per la terza volta, a virtù di una deroga, il primo anno che porta alla ammissione definitiva alla agognata facoltà.
Antoine è determinato, ma non ha capito certi meccanismi che invece sono subito chiari a Benjamin, studente più per compiacere la famiglia che per effettivo desiderio.
La storia si dipana tra l’immediata intesa tra i due studenti e la pesante tecnica di studio.
Apprendere a sviluppare i test è fondamentale per superare l’esame finale di ammissione ma quanto richiesto a ciascun studente pone spesso dei dubbi etici e relativi alla futura professionalità dei ragazzi iscritti.
Imparare dei concetti perlopiù mnemonicamente e studiare batterie di test può formare dei bravi medici?
Davvero chi supera il test è più valido di chi desidera essere medico ma non riesce a superare l’innaturale e ingiusta selezione?
É giusto sottoporre gli studenti a un tale stress psicofisico per raggiungere il numero degli ammessi “eletti”?
Questi e altri interrogativi agitano gli spettatori durante la visione del film appassionante e coinvolgente al pari di un thriller, malgrado si occupi di un argomento di stringente attualità, argomento che resta irrisolto e disatteso da troppi anni per manifesta difficoltà da parte dei vertici a dare una soluzione equa ed efficace.
Un film vero e attuale
Thomas Lilti regista e medico termina con questa pellicola la trilogia dedicata alla arte medica iniziata con “Hyppocrate” e seguita da “Il medico di campagna”.
L’intento del regista è chiaro: denunciare i regolamenti vigenti a causa dei numeri chiusi nelle facoltà scientifiche, regolamenti che spesso mettono a serio rischio la salute mentale degli studenti , ma anche denunciare tutto quello che ruota intorno al mondo universitario con le iniquità determinate da chi entra nel metodo a prescindere da effettivo interesse come anche quelle iniquità di classe che virano a favore dei privilegiati, minando di fatto alla base il merito e il possibile ascensore sociale.
Gestito con piglio quasi documentaristico e con assoluto realismo, il film entra in un mondo, quello universitario, con coraggio e disinvoltura lasciando tuttavia dubbi di difficile risoluzione a causa dei machiavellici meccanismi degli esami di selezione.
Bella è l’amicizia tra Antoine e Benjamin, virile e autentica e tuttavia messa continuamente alla prova dalla battaglia per l’ammissione che mette uno contro l’altro.
Un esempio raro di cinema verità che la cinematografia d’oltralpe più coraggiosa e meno coinvolta dalla mancanza di spettatori offre spesso. Sarebbe interessante avere un punto di vista simile anche nel nostro cinema senza virare nel comico o nel sentimentale, come spesso accade a chi vuole parlare in Italia di scuola et similia.