Bright Star: perché andrò a vederlo

Scrivo questo nuovo post abbandonando la mia classica formula della recensione e il mio consueto appuntamento musicale per riflettere sulle motivazioni che mi spingeranno a sedermi di fronte a Bright Star, il nuovo film di Jane Campion, nelle sale dalla prossima settimana.

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Pur non avendo visto la pellicola, sono curiosa di vedere il nuovo lavoro di una regista che personalmente ho molto apprezzato in un film che ha, in passato, fatto venir fuori tutto il mio lato squisitamente romantico: Lezioni di Piano. Con questo nuovo film, Bright Star appunto, Jane Campion si immerge nelle campagne inglesi dei primi dell’800 per raccontarci la vita e gli amori di un poeta che amo moltissimo e che del romanticismo ha fatto il pilastro della sua esistenza: John Keats.

Per costruire il racconto, la regista sceglie come protagonista Ben Whishaw (quello di Profumo – Storia di un assassino, per intenderci) e gli affianca Abbie Cornish, astro nascente del nuovo cinema americano, che interpreta Fanny Browne, giovanissima e amatissima musa ispiratrice.

Jane Campion sceglie quindi il film in costume per il ritorno sul grande schermo, ma – almeno da quanto sembra  leggendo le presentazioni e guardando il trailer – non ci assale con un polpettone bensì trova il modo di raccontarci un’esistenza drammatica con delicatezza, con l’occhio di chi mette al centro di ogni cosa l’amore, proprio come Keats.

Vi do quindi l’appuntamento al dopo-film. Così potremo parlarne e, perché no, confrontarci sulle impressioni che un film del genere può suscitare.

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