Il giardino delle parole è un film d’animazione giapponese del 2013, della durata di 45 minuti, prodotto da Comix Wave Films e diretto da Makoto Shinkai.
Il giardino delle parole
Takao è un ragazzino che nei giorni di pioggia si reca in un giardino a disegnare scarpe, la sua più grande passione. Un giorno, in quel giardino, incontra Yukino, una donna a cui piace bere birra e mangiare cioccolata di prima mattina. La curiosità nel conoscersi è alta, e nei giorni di pioggia troveranno la serenità, e forse, anche qualcos’altro…
Non è una storia d’amore
A primo impatto può sembrare l’ennesima storia d’amore, che parla di un innamoramento senza limiti di età. In realtà è più una sorta di amore platonico, una relazione basata su sguardi e dialoghi brevi ma concisi.
Per la donna magari è così, essendo più grande e più matura, ma il ragazzino rappresenta noi e la nostra cotta per l’insegnante. Chi non ha mai
avuto una cotta per una professoressa?
L’amore visto con gli occhi di un 15 enne è ben diverso da quelli visto con gli occhi di un adulto. Per questo motivo, è un film atipico, nel senso che non ci sono scene spinte o robe simili, ma il regista gioca nel raccontare certe emozioni, una sensualità che non ha bisogno della volgarità intrinseca.
Il giardino delle parole, dove pioggia e piedi si incontrano…
Uno degli elementi più suggestivi del film è sicuramente la pioggia. Una pioggia a tratti incessante, che viene usata come scusa per questi incontri fugaci e allusivi. La pioggia è uno strumento che accentua l’emotività dei protagonisti, come se la loro malinconia iniziale fosse trasportata dalle gocce di pioggia che cadono lentamente sulle foglie.
Si sente il rumore e se ne percepisce anche l’odore, così come traspare sui volti dei protagonisti tutto il loro malessere iniziale, per delle vite che li hanno fatto sentire vuoti.
Il ragazzo come tutti gli adolescenti ha degli hobby, ma lui ne ha uno molto particolare, quello di disegnare scarpe da donne. E i piedi della donna sono un altro strumento narrativo, che lasciano alludere a qualcosa di disinibito che in realtà non c’è.
La donna ripete spesso che è stanca di camminare, però quel ragazzino e quella sua passione, sono l’immagine di sé stessa e della forza volontà che aveva un tempo. A differenza di Voglio mangiare il tuo pancreas, qui i due personaggi in realtà sono molto simili tra loro.
Lei era come il ragazzo un tempo, e il ragazzo un giorno diventerà ciò che la donna è oggi. In poche parole, come dice la canzone della Nannini (che a me piace molto tra l’altro), sono complici, pur avendo una notevole differenza di età…
Giudizio personale su Il giardino delle parole
Il giardino delle parole, pur essendo un film “breve“, ruba lo sguardo dello spettatore per la qualità allucinante delle immagini. Disegni sopraffini, che con pochi dialoghi, lavora più sull’immaginazione. Non sembra un “cartone“, ma più un film all’avanguardia.
Non mi aspettavo una storia d’amore, e non mi ha deluso. Un racconto dolce e spensierato di due persone e i loro stati d’animo. Ah, la bellezza e la bravura che solo i giapponesi sanno ricreare sul grande schermo…
Probabilmente non avrà mai lo stesso successo di Your Name (altra grande opera del regista), però se in molti lo paragonano a Miyazaki un motivo
ci sarà, forse… Io non lo paragono a nessuno, ma di sicuro è una bella ventata di novità e freschezza, che non fa mai male. “Chi desidera vedere l’arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia… – Paulo Coelho.”
Se il film ti è piaciuto, dai uno sguardo alle altre nostre recensioni “orientali” come Snowpiercer e gli altri articoli della mia rubrica.
Il giardino delle parole, un film, un manga, una lezione di vita
Un racconto di vita, un racconto d’incontro. Due anime che si trovano e si riconoscono. E non importa la differenza di età, o la “differenza sociale”…
Importa solo l’attimo, quei momenti di prima mattina rubati alla vita, nascosti a tutti. Protetti e ricordati dalla pioggia che scende, al sicuro, sotto quel gazebo nel parco, dove i sogni e le paure si trovano e si scontrano.
Poche parole, tanti sguardi, che troviamo tutti nel manga edito da Starcomic, da cui è tratto l’anime…
Un manga delicato, un manga che suggerisce storie che poi il film riprende, una poesia nata su carta che viene poi trasportata in pellicola.
Un manga da non perdere, perché come spesso accade, nei tratti neri d’inchiostro, vengono nascoste emozioni e sentimenti, che a un solo sguardo, magari anche distratto ci rapiscono e ci costringono a leggere tutto.
Per sapere come continua la storia, per sapere come andrà a finire. Ma in fondo, la fine non è la cosa più importante, in fondo sono le emozioni che nascono nel cuore, la cosa che ricorderemo per sempre.
Il giardino delle parole, le parole, anche le più piccole vanno protette e amate, per poi farle esplodere al momento giusto.