Gloria: cercando l’amore

Esce finalmente in Italia “Gloria” l’opera prima del cileno Sebastiàn Lelio. Leggete qui la nostra recensione.

L’amore malgrado tutto

 

 

 

Cinquantotto anni, separata, due figli grandi e un ex marito inaffidabile, Gloria è sola e ha bisogno di amore. Lo cerca disperatamente in ogni modo, in ogni luogo, incurante dei giudizi e pronta a rialzarsi dopo ogni caduta, ogni delusione. “Gloria” è un film intimista che è passato sotto sordina e che poi come la sua protagonista ha trovato la forza per affermarsi e dare premi e lustro a interpreti e realizzatori contribuendo a dare vitalità alla rinata cinematografia cilena.

 

Una donna forte

Volitiva, determinata, Gloria è una donna forte e anticonformista sempre pronta a mettersi in gioco. Il suo nome richiama un altro memorabile ritratto al femminile quello della splendida Gena Rowlands memorabile interprete della omonima pellicola firmata da John Cassavetes, ma ricorda anche una figura di donna protagonista di un tormentone estivo di quasi quarant’anni fa la canzone “Gloria” cantata da Umberto Tozzi  che viene proposta nella versione in castigliano eseguita dal cantautore torinese. Il fatto che Gloria abbia ormai sessant’anni contribuisce a farne una donna speciale: per cercare l’amore, voler essere appagata e non temere di mettersi a nudo anche letteralmente non si deve necessariamente essere giovani e affascinanti.La cinematografia sudamericana coraggiosamente spazza via i clichés per soffermarsi sulla maturità di una donna che tuttavia non è “finita” solo perché non più fertile ma al contrario continua a credere con fiducia nel suo futuro.

Gloria, donna “carismatica”

 

 

 

 

Malinconico ma anche ironico il film ruota completamente attorno al personaggio interpretato dalla bravissima Paulina Garcia che non teme di mostrare un corpo non più fresco nè le rughe di un viso segnato dall’età. Gloria fa scomparire tutti gli altri personaggi che si riducono a meri comprimari e che non riescono a capire il bisogno di dare e di ricevere amore che la donna ha. Unico essere che sembra volerle bene nonostante tutto il buffo gatto di un vicino di casa sballato che spesso urla e strepita di notte impedendo alla povera donna di riposare. Sicuramente Gloria e gli altri personaggi femminili di contorno si rivelano più forti degli uomini che al contrario, seguendo una tendenza non nuova nella cinematografia contemporanea, espressione anche della società incerta di questi ultimi anni sono deboli, incapaci di fare delle scelte come il nuovo compagno della donna, Rodolfo, scisso tra la vecchia famiglia composta da tre donne tutte inoccupate e quindi a suo totale carico economico e l’attrazione per una persona indipendente eppure sicuramente meno possessiva e forte del matriarcato che lo ha sempre dominato. Un film forse a tratti lento, con una maniacale ossessione sui primi piani e sulle inquadrature che insistono su Gloria, carismatica donna sola, uno sfondo paesaggistico di sicuro meno attraente dei luoghi da sogno che potrebbero interessare uno spettatore curioso del Sudamerica, ma che invece sottolinea come il Cile sia una nazione ancora in progress che tuttavia non riesce a trovare un suo cammino, eppure la storia minimalista raccontata dal regista Lelio è universale perché Gloria è tutte le donne, di ogni età.

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