Frankenweenie: tutto il cinema di Burton in 90 minuti

A tre mesi dall’uscita americana e dopo l’anteprima al Lucca Comics, arriva in tutte le sale italiane il nuovo film nato dal genio di Tim Burton, tratto da un suo cortometraggio degli anni ottanta ed ora diventato un lungometraggio in stop-motion e 3D: arriva Frankenweenie.

Trama

Victor Frankenstein è un bambino che vive a New Holland e come amico ha soltanto il suo fedele cane Sparky. A seguito di un incidente il povero Sparky muore e Victor è distrutto. Grazie alle lezioni del professor Rzykruski scopre però come poterlo riportare in vita. Ed allora iniziano i guai…

Trailer del film:

Sogni nel cassetto

Siamo nel 1984. Un giovane ragazzo di nome Tim Burton lavora come disegnatore per la Disney. Per molti potrebbe essere un sogno ma per lui è soltanto un incubo. Meno di due anni prima ha prodotto un corto con la tecnica dello stop-motion (o “a passo uno”) dal titolo Vincent ed è stato scartato dalla distribuzione perché “troppo macabro”.

Adesso gli propongono un nuovo corto e produce una storia di trenta minuti in live-action dal titolo (ibrido) di Frankenweenie. Anche questo progetto viene scartato dalla distribuzione in sala e Tim decide di abbandonare la casa di Topolino. A distanza di oltre un quarto di secolo, dopo un’idea maturata per oltre dieci anni e dopo aver raggiunto il successo mondiale con opere come Edward mani di forbice, Big Fish, Mars Attacks!, Il mistero di Sleepy Hollow, Sweeney Todd, La sposa cadavere, giusto per citarne alcuni, decide di “riportare in vita” quel suo corto per farne un lungometraggio animato sempre con casa Disney ma stavolta sotto le sue precise condizioni: sarà in bianco e nero, sarà in 3D, sarà fatto con la tecnica dello stop-motion.

Una nuova anima

L’idea di riportare in vita quel suo corto del 1984 fece brillare gli occhi di tutti i fans già dalle prime voci di corridoio e quando il film inizia, quando la sigla della Disney appare e, all’improvviso, si tinge di cupo e la musica del fedele Danny Elfman copre la canzone di Topolino siamo già certi di assistere ad un prodotto in cui l’unica vena creativa porta la firma di Tim Burton. E dopo l’indeciso Alice in Wonderland questo non può che strappare un sorriso.

Tutto in 90

Frizzante nella sceneggiatura (del fedele John August; Big Fish, La sposa cadavere), brillante nella fotografia, intenso nella colonna sonora, all’interno di questo film d’animazione (con una tecnica stop-motion mai così fluida e “viva”) troviamo tutti gli elementi vicini al cinema di Burton oltre che tutti i personaggi o le storie che lo hanno forgiato e hanno creato la sua essenza gotica.

Chi non conosce Burton ha bisogno di vedere solo questo film per comprenderlo. È tutto qui, in novanta minuti.

Da Sparky a Frankenstein

È già chiaro sin dal titolo la prima storia cui fa riferimento il regista di Burbank: Frankenstein, richiamando esplicitamente l’opera omonima con protagonista Boris Karloff del 1931. Stavolta, diversamente dal troppo breve corto, la “creatura” in questione, il cane Sparky, ha tutte le carte in regole per provare le stesse emozioni e sensazioni del mostro del dottor Frankenstein: essere considerato diverso, essere allontanato dai pregiudizi, capire di appartenere alla morte e non più alla vita eppure volersi aggrappare a qualsiasi cosa lo faccia sentire ancora vivo.

E Burton sa mostrare tutto ciò con estrema naturalezza nei dialoghi e nell’animazione stessa. Se poi passiamo ai citazionismi, espliciti o meno, non basterebbero dieci pagine ad elencarli tutti. Ma tentar non nuoce!

Citazionismi ovunque

Non appena la camera scende sulla ridente (apparentemente) cittadina di New Holland risalta subito all’occhio essere la stessa identica cittadina che, nel 1989, ospitò Edward mani di forbice, solo che stavolta il castello tenebroso non c’è ed al suo posto c’è il mulino a vento, il mulino in cui si cercò di uccidere Frankenstein e lo stesso mulino in cui Ichabod Craine de Il mistero di Sleepy Hollow sfidò il cavaliere senza testa ed in cui Sparky passerà alcuni terribili momenti. Poi Victor è nella sua stanza e si nota subito un poster sugli attacchi alieni (Mars Attacks!, forse?).

Victor torna a casa e i genitori guardano in tv un certo Dracula prodotto dalla Hammer del 1957 con protagonista Christopher Lee (attore-feticcio di Burton, comparso ne Il mistero di Sleepy Hollow, La fabbrica di cioccolato, Dark Shadows). Victor poi va a scuola e lì sicuramente la vena artistica di Burton tocca una delle vette più alte del suo cinema: oltre al professore di scienze (vaga somiglianza a Vincent Price, il creatore di Edward) siamo davanti ad una classe totalmente burtoniana: dalla ragazza con gli occhi che fissano (“rubata” direttamente dal libro scritto da Burton Morte malinconica del bambino ostrica ed altre storie, 1997), al bambino cinese che avrà a che fare con un surrogato di Godzilla, dal bambino grasso che creerà qualcosa di molto simile al Mostro della Laguna Nera, al ragazzo che finirà ad essere avvolto da molti strati di carta ad un certo punto del film (citazione della Mummia interpretato da Karloff, 1932) e verrà chiuso in un sarcofago (citazioni sempre della Mummia ma anche di una delle scene iniziali de La maschera del demonio di Mario Bava).

E ancora un incrocio tra un pipistrello ed un gatto che si trasforma nell’alato de Gli argonauti, 1963, e poi troviamo anche un topo che si trasforma in qualcosa di molto simile ad uno degli abitanti di HalloweenTown in Nightmare Before Christmas e il sindaco di New Holland che somiglia terribilmente al tozzo padre di Victoria in La sposa Cadavere.

Voci e volti

Quest’ultimo film del regista vede inoltre grandi attori, come sempre, a donare la propria voce ai variopinti personaggi di questa stramba cittadina: da Winona Ryder (lontana da Burton sin da Edward mani di forbice) che interpreta la vicina di casa di Victor Elsa Van Helsing (oltre la citazione ad Elsa Lanchester (qui vive nel corpo della cagnetta vicina di casa di Sparky) – moglie di Frankenstein nell’omonimo film del 1935 – e Van Helsing – nemico giurato di Dracula – c’è anche un’estrema somiglianza fisica e caratteriale del personaggio con il personaggio della Ryder in Beetlejuice) sino a Catherine O’Hara che interpreta la madre di Victor e non lavorava con Burton proprio da Beetlejuice.

Poi si passa al professor Rzykruski interpretato da Martin Landau (premio Oscar come miglior attore non protagonista proprio nell’Ed Wood di Tim Burton, in cui interpretava Bela Lugosi) fino a Martin Short che interpreta Mr. Walsh e non lavorava con Tim da Mars Attacks!.

La resa dei conti

Al di là di tutte le dicerie sul suo conto e degli evidenti errori che umanamente può aver fatto nella sua carriera, Tim Burton si conferma ancora un grande regista che sa quello che vuole raccontare e come raccontarlo e va avanti per la sua strada, sempre.

Frankenweenie è un film per tutti, è divertente, commovente e ha già acquistato una nomination all’Oscar come miglior film d’animazione (che potrebbe tranquillamente vincere). La domanda, dopo questo piccolo capolavoro, summa della sua carriera, è: cosa farà Tim Burton dopo? Che direzione prenderà? Il futuro, di certo, ci riserva molte sorprese.

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“Frankenweenie”, il cortometraggio live-action dl 1984:

Clip in esclusiva dal film:

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