Dopo aver visto “The international” con l’affascinante Clive Owen, perlatro indovinatissimo in quel personaggio, ho deciso di seguire il filone thriller e di buttarmi con Duplicity, dove ancora una volta ritroviamo Clive Owen e l’oramai veterana Julia Roberts.
Si tratta della storia di due “agenti segreti” li potremo definire che lavorano per agenzie come la CIA, i quali si ritroveranno loro malgrado a scontrarsi molto spesso anche inconsapevolmente fino a diventare amanti.
La duplicità consiste nel tentare di fare il doppio gioco con le agenzie con le quali lavorano con un finale a sorpresa; sicuramente la storia riassunta in questo modo non è molto interessante, ma purtroppo è così; il film non prende mai un filone che potrebbe appassionare il pubblico e il tutto rimane a livello superficiale.
L’unico aspetto che ho trovato interessante è stato il tema trattato dello spionaggio industriale; sostanzialmente Claire (Julia Roberts) e Ray (Clive Owen) lavorano per delle agenzie che cercano di rubare idee su nuovi prodotti che devono essere immessi nel mercato cercando di far avere al loro cliente la formula segreta del nuovo prodotto prima che l’azienda che l’ha “inventata” possa produrla.
Devo dire che questo tema mi ha fatto riflettere parecchio su questa realtà, che purtroppo esiste ed è sicuramente meno conosciuta di quanto dovrebbe esserlo; ma nel film queste riflessioni sono sicuramente secondarie rispetto ai continui flash-back, cambiamenti di scena che alla fine secondo me risultano troppo pesanti e difficili da seguire.
Tutto si spiega e si capisce verso la fine della pellicola e questa cosa a me non piace in quanto durante tutta la proiezione lo spettatore cerca di dare un senso a un qualcosa che non si riesce a capire se non alla fine; si potrebbe dire che tutta questa attesa non è ben ripagata in termini di risultato finale.