Intenso. Veloce. Adrenalinico. Crudo. Avvincente. E’ “Cella 211”, il film di Daniel Monzòn uscito in Italia lo scorso 16 aprile che ha conquistato ben otto premi Goya, tra cui miglior film, miglior regia e miglior attore protagonista.
Parliamo di un film carcerario, genere ultimamente apparso molto sugli schermi (vedi Il Profeta); ci troviamo di fronte ad una pellicola creata in modo perfetto, sotto ogni punto di vista.
Innanzitutto, il cast è magnifico. Luis Tosar (già tre Goya all’attivo) nel ruolo del carismatico Malamadre, tiene letteralmente incollati allo schermo: la sua è un’interpretazione magistrale; il suo personaggio, crudo, violento e allo stesso tempo intenso e profondo tiene alto il ritmo del film e fa raggiungere notevoli picchi di adrenalina. Alberto Amman (nei panni del secondino Juan) è bravissimo nel far vivere allo spettatore la disperazione di un uomo che, esasperato dagli eventi, decide di giocarsi il “tutto per tutto”.
Ma Cella 211 è anche, e soprattutto, un film di denuncia sociale, dove vediamo il disinteresse della politica e delle istituzioni verso un mondo, quello che sta “dietro le sbarre”, spesso volutamente dimenticato; vediamo problematiche politiche, come lo scontro del governo basco con l’ETA. Monzòn ha creato insomma una pellicola che “urla” da dietro le sbarre: grida sdegno, dolore, lotta contro la rassegnazione, contro la politica menefreghista, amore per una vita migliore.
La trama
La storia è quella di Juan, 30 anni, sposato in attesa di un bambino, al primo giorno di lavoro in carcere. Scoppia una rivolta nella quale rimane incastrato e decide di infiltrarsi facendo credere di essere un detenuto. Conquista subito la fiducia del carismatico Malamadre, e porta avanti la rivolta aiutandolo a tenere in ostaggio tre membri dell’ETA. Eventi drammatici porteranno Juan a passare davvero dalla parte dei carcerati; si accorgerà del disinteresse delle istituzioni e della politica verso il mondo carcerario e di quanto un’amicizia possa, a volte, nascere in momenti inaspettati, facendo crollare tutte le sue precedenti convinzioni.
Cella 211 è vero in modo spettacolare; la violenza e la crudezza delle immagini non sono esagerate, rendono il film realistico ed è questo che lo rende sconvolgente, scioccante, sublime nel suo genere. Invitiamo, chi ancora non l’avesse fatto, ad entrare nella Cella 211.