“La Pelle dell’Orso” (2016) di Marco Segato. L’infinita bellezza e durezza della vita di montagna.

Esce oggi nelle sale La pelle dell’Orso l’opera prima del regista veneto Marco Segato, aiuto regia di Carlo Mazzacurati ne La giusta distanza, e ottimo documentarista, come si può riconoscere anche nel modo di dirigere e nel montaggio.

Il regista ha preso spunto per la storia dal libro omonimo di Matteo Righetto (edito da Ugo Guanda Editore) per parlare della difficoltà di comunicazione tra il padre Pietro Sieff (Marco Paolini) e il figlio Leonardo Sieff (Leonardo Mason, al suo debutto sullo schermo), dopo la morte della madre, che ha precluso i loro rapporti gia difficili per via del carattere chiuso e schivo di Pietro. E’ anche un romanzo di formazione, in cui c’è il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, in cui una volta oltrepassato un confine, non si può più tornare indietro.

 

La pelle dell’orso

Marco Segato ci racconta questa storia ambientata negli anni ’50, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, in cui descrive la vita dura della montagna, dove i ritmi vengono scanditi dalla natura, e non dalla vita frenetica della città. Qui l’uomo è parte di essa, e conosce molto bene le stagioni, e sa che tutta questa bellezza che lo circonda può nascondere, al suo interno, molte insidie. Pietro è un personaggio molto complesso. Marco Paolini, ci regala un ottima interpretazione, mettendo in scena questo uomo molto animalesco, che si esprime più a gesti, che con le parole. Parte inedita per un grandissimo oratore, come siamo abituati a vederlo a teatro. Non è una figura di padre modello, e decisamente non educativa, però travolta capita che ci si affeziona a dei modelli che sono sbagliati, poiché il figlio Leonardo, lo vede duro come la roccia, e scambia questo come segno di solidità.

La pelle dell'orso Marco Segato

Marco Segato il regista de La pelle dell’orso

Paolini ha partecipato alla stesura della sceneggiatura insieme al regista e ad Enzo Monteleone. Il loro intento è stato fin dall’inizio cercare di fare un film di genere, che riuscisse a coinvolgere lo spettatore, senza dover rinunciare alla qualità. Sono partiti dalla passione per il genere western, inserendo una serie di meccanismi narrativi, ambientandoli in un paesaggio atipico come l’Altipiano di Asiago, ribattenzandolo “western alpino“. Il regista ha voluto raccontare una Italia diversa, poco rappresantata sul grande schermo, che si distacca da tutti i clichè odierni come la crisi, la precarietà del lavoro, che ultimamente primeggiano. La fotografia realizzata da Daria D’Antonio ci fa perdere in queste lande, e sembra di rimanere sospesi in questi luoghi, quasi come se fossimo lì realmente. Il regista ha la capacità di riuscire a trasportare lo spettatore quasi all’interno dello schermo, senza utilizzare effetti speciali in 3D, ma solo con la suggestione di questi luoghi.

La pelle dell'orso

Marco Paolini e Leonardo Mason in una scena del film La pelle dell’orso

L’unica figura femminile del film è Sara, interpretata dall’attrice marchigiana Lucia Mascino, che aiuta a ricucire lo strappo tra padre e figlio. Lei è subito entrata in sintonia con la storia e con l’ambiente, tanto da creare un profondo legame con l’asino, anche se per lei era la prima volta che aveva a che fare con quel tipo di animale. Anche nel film Fraulein di Caterina Carone, ha fatto uscire questo lato duro di donna, che poi alla fine si rivela essere un paravento, al momento in cui crea il rapporto con il ragazzo, abbassa le sue difese per fa uscir fuori tutta la sua femminilità.

La pelle dell'orso

Lucia Mascino e Leonardo Mason in La pelle dell’orso

Per l’orso son stati utilizzati 2 specie diverse. In quel periodo se ne aggirava uno che occupava i fatti di cronaca per la sua ferocia, e non tutti i cittadini ne erano contenti.Il film ha vinto due premi al Festival di Annecy 2016.

Il film esce in 30 copie nelle sale oggi giovedì 3 novembre 2016 con distribuzione Parthenos

La pelle dell’orso: il trailer

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