Black Sea di Kevin MacDonald – Il nero mare della noia

Lo scozzese Kevin MacDonald premio Oscar per il miglior documentario nel 2000 con Un giorno a settembre e conosciuto dal grande pubblico per il pluripremiato L’ultimo re di scozia, torna nelle sale con Black Sea thriller psicologico ambientato nelle profondità delle acque su sottomarini che sembrano riemergere direttamente dagli anni ’90.

Black sea film

Black sea

Black Sea

di Matteo Martinelli @Percorsi Up Arte

Il capitano di sommergibili Robinson già alle prese con problemi famigliari nella vita privata viene licenziato dalla società di recupero relitti per cui lavora. Questo episodio spinge il protagonista alla decisione di riscattare la propria vita attraverso una impresa straordinaria: recuperare l’immenso carico di oro contenuto in un sommergibile tedesco che giace sul fondo del Mar Nero dal 1941. Robinson ottiene l’informazione precisa sull’ubicazione del sommergibile che fa da scrigno al tesoro.

Sulle tracce dello stesso sono anche super potenze mondiali Russia e Germania, che hanno i mezzi per recuperare il tesoro, ma non l’informazione più importante. Robinson mette in piedi una squadra altamente specializzata e riesce a trovare i mezzi, di fortuna, con cui affrontare questa pericolosa avventura. Una volta raggiunto il tesoro sommerso, l’avidità dei membri dell’equipaggio prende il sopravvento in un gioco al massacro da cui potrebbe non uscirne vivo nessuno….

Un film…claustrofobico

Black Sea è un film ambientato per lo più in un sottomarino, andando ad attingere da un importante filone di narrativa cinematografica. La scelta di una ambientazione simile è operata per ricercare le reazioni della psiche umana quando si trova in situazioni estreme, inoltre vuole dare un senso di angoscia, difatti la maggior parte dei film ambientati su sommergibili hanno una forte componente “claustrofobica”.

La scelta di mostrare le reazioni istintive ed emotive di uomini posti nel bel mezzo di situazioni terrificanti non è nuova per il regista che ammette ”Sono sempre stato attratto dall’esplorazione di ciò che la costante minaccia del pericolo causa alla psiche di una persona”. Di certo una delle situazioni più terrificanti che si possa immaginare è quella di rimanere costretti sott’acqua, coscienti di una fine ineluttabile, senza alcuna possibilità di salvezza. Al più l’unica possibilità è quella di procrastinare, per poco, la propria fine anche a scapito dell’incolumità altrui.

Black sea jude law

Jude Law in Black Sea

Il film purtroppo non sfrutta affatto le potenzialità di tale situazione e il pubblico si trova costretto ad essere spettatore per quasi due ore di un lungometraggio noioso che cannibalizza decine di altre pellicole di questo specifico sottogenere cinematografico. La sceneggiatura è debole e inverosimile. I personaggi bidimensionali e senza un percorso psicologico: mancano di motivazione per intraprendere un viaggio quasi suicida.

Quei pochi cenni che si danno del passato dei singoli sembrano quasi pretestuosi e poco collegati allo sviluppo della trama. Il sistema di causa-effetto tra motivazioni e azioni dei personaggi, anche dove esiste, è completamente fuori proporzione.

Il tema centrale è la bramosia dell’uomo e come i peggiori appetiti possano scatenarsi in condizioni estreme. La sceneggiatura corre verso questo questo momento di spannung, il quale però viene trattato senza chiaroscuri etici realistici, dedicando alla costruzione narrativa una cura molto frettolosa (scelta della composizione del team, ottenimento strumenti per affrontare viaggio, creazione degli equilibri del gruppo sul sommergibile).

black sea trailer

Jude Law in Black Sea

Un qualsiasi spettatore smaliziato potrà prevedere gli sviluppi della trama, capire chi morità e chi vivrà, e magari anche pronunciare in sincro con il protagonista una delle frasi di qualche scena madre tra le più banali: “Vivremo insieme o moriremo insieme”.

Stilisticamente, si ha una forte sensazione di déjà vu: grande attenzione alla composizione delle immagini, fotografia ineccepibile, ma è tutto senza anima. Lo stile sembra rifarsi ai film anni ’90, in cui ci fu anche un grande recupero dell’ambientazione sottomarina. Solo in quel decennio almeno quattro i film più famosi (1990 Allarme rosso; 1995 Caccia a Ottobre Rosso; 1996 Giù le mani dal mio periscopio; 2000 U-571).

L’interpretazione degli attori è poco incisiva, anche Jude Law non riesce nell’intento di dare profondità al proprio personaggio, ma il problema come già detto risiede nella scrittura di personaggi che rimangono solo funzioni narrative bidimensionali e vuote. Il film nelle sale dal 16 di Aprile è consigliato ad un pubblico di appassionati del genere, ma probabilmente sarà un film che si lascerà dimenticare in fretta.

Clip dal film

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