A quiet passion, il biopic su Emily Dickinson firmato Terence Davies

Nonostante sia una delle poetesse americane più celebri, A quiet Passion è il primo film biografico su Emily Dickinson. Interpretata magistralmente da Cynthia Nixon, che i più conoscono per essere la Miranda di Sex and the City, è diretto da Terence Davies, autore anche della sceneggiatura. In uscita in Italia il 14 giugno.

Quiet Passion

A quiet passion – Locandina

A quiet passion

Massachusetts, prima metà dell’800. Incontriamo la giovane Emily (qui interpretata da Emma Bell) in un collegio cattolico femminile, intenta a polemizzare con le rigide richieste delle istitutrici. Salvata in corner dall’austero ma tollerante padre (Keith Carradine), lascia la scuola per rientrare a casa con la famiglia. Nel tragitto si ferma, insieme a padre, fratello e sorella, ad assistere ad uno spettacolo di musica, disapprovato dalla zia in quanto “indecente”.

Bastano questi brevi e rapidi tratti per delineare l’ambiente che circondava la scrittrice americana: una società estremamente puritana, ligia nel seguire alla lettera le convenzioni, in contrasto con una famiglia lievemente più progressista, con un padre che accorda una certa libertà ai propri figli, pur nei limiti dell’epoca. Le battute divertite dei tre ragazzi, anche nei confronti della zia, che li definisce “impudenti” e non beneducati, sottolineano il clima di accondiscendente “permissivismo” che regnava in casa Dickinson.

Attraverso i ritratti di famiglia modificati via CGI facciamo un salto temporale e assistiamo al rapido trasformarsi dei visi dei protagonisti negli anni (nel caso dei tre fratelli, cambiano anche gli attori). Emily (da qui in poi interpretata da Cynthia Nixon) vive sempre a casa dei suoi e chiede al padre il permesso di poter scrivere nottetempo. Permesso non poi così scontato per una donna di quel periodo storico, e infatti lei stessa osserva che un marito non gliel’avrebbe mai lasciato fare. Motivo (tra gli altri) per cui non si sposerà mai, e resterà confinata nella casa paterna fino alla fine dei suoi giorni.

La seguiamo, brillante e arguta, divertirsi con la sorella, anche lei nubile, e un’amica (Catherine Bailey), impertinente e polemica quanto lei. Ma, a differenza sua, quando il momento sarà giunto di rientrare nei ranghi e docilmente accettare il proprio ruolo di donna dell’epoca, sposandosi, lei – l’amica – lo farà, mentre Emily no. Resterà fedele a se stessa, protetta e nascosta nel guscio familiare, legata alla sua sola passione, la poesia e la scrittura.

Sempre più sola, mano a mano che i tempi per tutti cambiano: il fratello si sposa, il padre invecchia e muore, la madre altrettanto. Al suo fianco rimane la sorella Vinnie (Jennifer Ehle), che la riconforta della delusione provata dal comportamento del fratello Austin (Duncan Duff). Quest’ultimo, frustrato per non essere potuto partire al fronte durante la guerra civile, trova soddisfazioni alternative tradendo la moglie e scatenando l’ira della scrittrice, che si arrabbia per la sua mancanza di fedeltà più di quanto non faccia la stessa consorte.

Tra dolori, perdite e delusioni, la saluta di Emily si aggrava fino a farla morire all’età di soli 56 anni.

Un affresco misurato e potente di un’anima tormentata e misteriosa

L’ossimoro che costituisce il titolo del film, A Quiet Passion, descrive perfettamente la figura di Emily Dickson, perlomeno per come è stata immaginata dal regista e sceneggiatore Terence Davies. Il suo ripiegarsi dentro se stessa, che alla fine la fa esplodere e consumare dall’interno, il suo spirito indomito e ribelle, che alla fine la fa diventare la paladina dell’integrità e della fedeltà coniugale per interposta persona: tutto è contraddizione in questa giovane donna che decide, dopo essere scampata al collegio cattolico femminile, di immolarsi e divenire una specie di ancella, di suora laica all’altare dell’arte, della scrittura, dei suoi propri ideali.

Quiet Passion - sister

A Quiet Passion – le due sorelle

Lei, che aveva avuto l’ardire di sfidare il padre (memorabile la scena in cui lui commenta, con disappunto, che il piatto è sporco e lei lo prende in mano, lo osserva e poi lo rompe aggiungendo “Ora non lo è più”), che non si era inginocchiata alla richiesta del prete, insieme a tutti i membri della famiglia, lei che pareva una specie di femminista ante-litteram, decide di seppellirsi viva, di rintanarsi in un guscio sempre più piccolo.

I versi letti in voice-over da Cynthia Nixon scandiscono i momenti della vita di Emily che scorrono sullo schermo, sempre più gli uni uguali agli altri. E mentre la sua vita si ripiega su se stessa, si scolora, diviene sempre più solitaria e rarefatta, le sue poesie si fanno più intense, appassionate, quasi sensuali.

Emily si ritira dal mondo per darsi all’arte, e Davies si allontana dalla narrazione filmica per sfiorare quella pittorica. I fotogrammi diventano dei quadri, la storia non è più raccontata dalle azioni ma dai colori, come in una tela, dalla fotografia, dall’espressioni sul viso della Nixon, che riesce ad esprimere ogni minima variazione d’umore facendola vibrare con una potenza inaudita.

Quiet Passion - scene

A Quiet Passion – scena

Chiusa nella sua stanza, vestita di bianco mentre la sorella veste ancora di nero per il lutto, sempre più cosciente di non appartenere, di essere “a se stante”, di essere e voler fieramente restare “diversa”, la poetessa scrive alacremente e nasconde i suoi scritti, ché il suo scopo non è mai stato vedersi pubblicata ma consegnare i suoi pensieri a qualcosa di esterni da sé.

Tanto più la vita della Dickinson si ritrae, tanto più il film diventa criptico, non tentando di spiegarla – perché non esce più dalla camera, perché si arrabbia così ferocemente per il tradimento del fratello, perché e di cosa muore. Davies si limita a consegnare allo spettatore, senza giudizi o motivazioni, gli ultimi atti dell’esistenza di Emily, così come lei consegna ai nascondigli segreti della sua scrivania i recessi più intimi della sua anima.

Quiet Passion - Emily

A Quiet PassionEmily che scrive

Bilancio finale di A quiet Passion

Ideale per gli ammiratori della Dickinson, che sapranno apprezzare i versi letti dalla voce fuori campo e il tono poetico e suggestivo dell’insieme, A quiet passion potrebbe risultare più complicato da apprezzare per chi gradisce narrazioni lineari e storie di “fatti”. Perché, in realtà, nella storia della poetessa americana di fatti ce ne sono ben pochi, e la sua vita è più che altro un viaggio all’interno di se stessa. Se la parte iniziale del film ha dei guizzi brillanti, alcuni scambi di battute pepate e quel colore tipico delle pellicole in costume, che ben rappresentano il tono di un’epoca, quanto più ci si addentra nella solitudine e nella parte finale della vita di Emily quanto più il racconto diventa difficile da seguire. Più lirico, più introspettivo, più implicito. Sempre più claustrofobico (dall’inizio in cui si era addirittura in un’altra città, al ritorno alla casa paterna, con qualche puntata in giardino, al chiuso di alcune stanze, alla fine prima dentro una sola camera e poi dentro la bara). Sempre più doloroso – dalla leggerezza di lei ragazza impudente e sfrontata, alla pesantezza di lei arrabbiata, rabbiosa e piegata in due dal dolore.

Per gli eventuali fan della Dickinson, sappiate che è in preparazione una serie televisiva prodotta da Apple a lei dedicata, con protagonista Hailee Steinfeld (Pitch Perfect 2 e 3) e incentrata sulla prima parte della sua vita, con l’accento sugli aspetti maggiormente brillanti, ribelli e antesignani della successiva emancipazione femminile.

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