100 anni della Universal: La trilogia di ‘Ritorno al Futuro’

Se si parla di franchise, non possiamo non pensare alla Universal, che ha prodotto e portato nelle sale molte pellicole, con relativi sequel o prequel, che sono entrati nell’immaginario collettivo, come può essere la saga de La Mummia o Fast and Furious.

Una saga, delle più importanti, è sicuramente Ritorno al Futuro

Ripercorriamo la narrazione di questa trilogia:

Ritorno al Futuro

Ritorno al Futuro è una commedia fantascientifica, scritta da Bob Gale e diretta da Robert Zemeckis. Essa segue le avventure del nostro protagonista, un ragazzo un po’ troppo vivace, Marty McFly e del suo squinternato amico scienziato Emmet ‘Doc’ Brown. Quest’ultimo ha creato una macchina del tempo usando la splendida e famosissima DeLorean. Ma nel giorno della prova ufficiale, si verifica un incidente, Doc rimane ucciso e Marty, fuggendo con l’automobile-macchina del tempo, si troverà, suo malgrado, catapultato nel 1955 (il film è ambientato nel suo anno d’uscita, 1985), incontrando i suoi genitori da giovani e per via di un equivoco, la versione giovane di sua madre, si innamorerà di lui, alterando così il corso passato degli eventi. Marty deve far in modo che sua madre si innamori invece della versione giovane, goffa e timida, di suo padre, altrimenti lui e i suoi fratelli non nasceranno mai e smetteranno di esistere, cancellati dal nuovo continuum spazio temporale.

Per dare ciò, Marty chiede aiuto al giovane Doc, che dopo i primi dubbi, accetterà la natura ‘futuristica’ del ragazzo e lo aiuterà. Alla fine, Marty riuscirà nella sua impresa, farà innamorare i suoi genitori (dandogli anche qualche spinta motivazionale in più), tornerà nel 1985 e salverà la vita al suo amico scienziato, lasciandogli nel 1955 una lettera per dirgli cosa succederà il giorno del test.

Il film fu un successo, di critica e di incassi e gettò le basi per la realizzazione degli altri due sequel, usciti rispettivamente nel 1989 e 1990.

Il film vinse il premio Oscar per il miglior montaggio sonoro.

Un punto di maggior successo fu sicuramente il grande feeling tra i due attori protagonisti, un’accurata interpretazione e una sceneggiatura che ha regalato battute memorabili come i personaggi stessi.

La conclusione del film era un’auto conclusione soddisfacente, che strizzava l’occhio a quel motto ‘e l’avventura continua’, ma ecco che quattro anni dopo, Zemeckis decide di partire proprio dal quel finale per realizzare un secondo capitolo.

Ritorno al Futuro: Parte II

‘Ritorno al Futuro: Parte II’ inizia proprio dove era finito il primo capitolo: Doc, con una versione aggiornata e potenziata della DeLorean, arriva da Marty e la sua fidanzata Jennifer, avvertendoli che nel 2015, uno dei loro figli si metterà in seri guai e quindi bisognava impedirlo. Così partono nel futuro del 2015 e dopo aver ‘salvato’ il ragazzo, Marty, prima di tornare nel 1985 decide di comprare un almanacco che contiene tutti i risultati sportivi dal 1950 al 2000 così da guadagnare milioni di dollari. Doc lo ferma, ricordandogli l’avventura precedente e che non era saggio modificare il passato per profitto e decidono di buttare l’almanacco.

Macchina del tempo, almanacco sportivo, soldi, possibilità di cambiare il futuro: tutte queste cose vengono all’orecchio della versione anziana di Biff, che come nel primo capitolo, è la parte antagonista della saga. Così di nascosto, il vecchio Biff, raccoglie l’almanacco, ruba la DeLorean, torna nel 1955 e consegna l’almanacco sportivo al giovane Biff , dicendogli di puntare su ogni risultato così da diventare ricchissimo. Il vecchio Biff tornerà nel 2015 contento e senza accorgersi di nulla, Marty, Jennifer e Doc tornano nel 1985, ma al loro arrivo si accorgeranno che la linea temporale è cambiata. Il piano del vecchio Biff ha avuto successo. Il nuovo Biff è un uomo potentissimo, che ha assassinato il padre di Marty e costretto la madre a sposarlo. L’unica soluzione per evitare tutto questo è fare in modo che l’almanacco sportivo non vada nelle mani del Biff giovane, e così i nostri eroi tornano nel 1955, incontrano la loro controparte del film precedente e riescono nell’impresa, ma mentre si preparano a tornare nel 1985, Doc e la DeLorean, vengono colpiti da un fulmine e viaggiano nel tempo, lasciando Marty solo nel passato, finché pochi secondi dopo l’incidente, arriva nelle mani di Marty una lettera firmata da Doc…

Il film segue il successo del primo e questo secondo capitolo, a mio avviso, è tra tutti e tre il più avvincente, perché presenta una buona sceneggiatura e nonostante i tanti spostamenti e imprevisti che avvengono, il film non annoia ed è divertente vedere come i protagonisti incontrano la loro controparte del 1955 nelle stesse sequenze del primo capitolo.

Insomma, un film con un intreccio di questo calibro si presentava difficile allo spettatore, ma la formula vincente del primo capitolo, qui si ripete trasformandolo nel migliore tra i tre.

Zemeckis girò la parte II e la parte III contemporaneamente e all’epoca, ne doveva uscire un solo, lunghissimo film, ma proprio per evitare una storia troppo lunga e dispersiva, si decise di dividerli in due parti, e farne uscire rispettivamente la parte II nel 1989 e la parte III un anno dopo, nel 1990

Ritorno al Futuro: Parte III

Come è successo per la fine del primo capitolo, qui riprendiamo direttamente con la fine del secondo: Doc è vivo ed è stato trasportato nel 1885, dice a Marty di aver nascosto la DeLorean. Egli con l’aiuto, nuovamente, del giovane Doc, decidono di trovarla, ma Marty troverà una lapide con l’epigrafe del suo amico Doc. Verrà ucciso nel 1885 da un pistolero. Disubbidendo a quello chiestogli dall’amico, Marty decide di viaggiare nel tempo fino al 1885 per salvare l’amico.

Ma Marty parte lo stesso e immerso nel vecchio west, salverà l’amico e tornerà soltanto lui nel 1985, lasciando Doc nel passato.

Marty atterrerà su un binario ferroviario, dove poco dopo, passerà un treno a distruggere il mille pezzi la DeLorean. La richiesta di Doc è stata esaudita, la macchina del tempo è stata distrutta e Marty può tornare finalmente con Jennifer.

Ma ecco che poco dopo tempo, arriva Doc con la sua ‘locomotiva del tempo’, con moglie e figli dietro. Saluta il suo amico, dicendogli che partirà per infiniti viaggi nel tempo e gli augura il migliore del futuro, perché “Il vostro futuro non è ancora stato scritto, quello di nessuno. Il vostro futuro è come ve lo creerete, perciò createvelo buono, tutti e due!”.

Quest’ultimo capitolo a mio avviso è quello meno avvincente. I personaggi mantengono la stessa dose di simpatia, ma l’intera location del vecchio west, disturba la visione, rendendo il prodotto in alcuni punti noioso per non parlare di diversi difetti di sceneggiatura (dove trova Doc, a cavallo tra l’800 e il 900 i materiali per costruire la macchina del tempo sulla locomotiva? Il suo personaggio di scienziato può reggere, ma alla visione della scena finale, qualche dubbio nasce).

Inoltre la scelta di ambientare il film in un’epoca così, metaforicamente, lontana, forse ad omaggiare i classici film western, è stata sbagliata. Difficilmente il genere western è tornato in alto dopo la sua ‘fine’ ed è sicuramente interessante vedere in un contesto vecchio, del fantascientifico, ma forse si poteva scrivere qualcosa di meglio, ma non per questo, il capitolo finale è da buttare; rimane pur sempre un ottimo e valido prodotto cinematografico a dettare fine a questa fantastica saga.

Cult

La saga di Ritorno al Futuro è quello che si denomina con Cult, qualcosa che è rimasto nell’immaginario collettivo, che in tutti questi anni è stato osannato come capolavoro della fantascienza e che ha avuto centinaia di parodie, citazioni e altro.

Nonostante sia passato più di un quarto di secolo dal primo film, la trilogia non ha perso popolarità e ha creato un universo ancora più vasto con diversi spin-off, come la serie animata creata nel 1991, arrivano alla realizzazione videogiochi, passando per il motion simulation ride nei parchi a tema Universal in California, Orlando, Florida e Osaka

La trilogia è quell’esempio di entertainment a 360 gradi che mantiene il fuoco vivo della prima proiezione al cinema. Quel genere di film da vedere tra amici, sprofondando in un divano e mangiano patatine e popcorn.

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