Il 5 Novembre, a tre anni di distanza dall’ultimo folgorante capitolo, torna la spia 007 James Bond, interpretata per la quarta (e ultima?) volta da Daniel Craig e diretta per la seconda volta da Sam Mendes, per un capitolo che porta avanti l’introspezione del precedente e sembra chiudere l’arco narrativo aperto con Casino Royale (2006), film-reboot con l’attore sopracitato: arriva anche nelle sale italiane 007 Spectre.
007 Spectre
Un misterioso messaggio conduce James Bond (Daniel Craig; Skyfall, Cowboys & Aliens) da Città Del Messico fino a Roma, dove scopre l’esistenza di una misteriosa organizzazione dal nome Spectre, con a capo Franz Oberhauser (Christoph Waltz; Big Eyes, Django Unchained).
Trailers del film “007 Spectre”:
Mendes 2
Il successo di pubblico e critica per Skyfall fu folgorante: il regista Sam Mendes Premio Oscar per American Beauty (2000) era riuscito, dopo un secondo capitolo (Quantum of Solace, 2008) che sembrava già affossare la saga con Craig, ad affondare e far risalire un personaggio rinnovandolo nello stile e nella tratta narrativa, riportandolo alle sue origini, riuscendo per la prima volta (rubando molto ad uno stile Nolaniano) a raccontare il Bond uomo e alcuni dubbi esistenziali riguardo la sua vita, il suo passato e il suo lavoro che mai aveva avuto nei ventidue episodi precedenti.
Tutto questo legato anche al ruolo della madre M (Judi Dench), fondamentale tanto quanto il cattivo di turno, interpretato da un ‘colorato’ Javier Bardem. 007 Spectre prosegue quest’idea, mostrandosi come un personaggio non fondamentale e di certo importante meno del precedente, che rimane il capitolo “di scambio” tra il prima e il dopo. Qui il ruolo su cui riflette Bond, oltre se stesso, è chi avere accanto. Dopo la madre, dunque, la moglie.
In uno studio epidermico quasi freudiano, Mendes si limita a riprendere, a comporre, una struttura che non sembra appartenergli o convincerlo come il precedente ma che riesce a confezionare con stile, con sobrietà, facendo di 007 Spectre un ottimo film di genere e comunque tra i migliori dell’intera saga.
Prima di sera
I problemi fondamentali stanno negli sforzi visibili di sceneggiatura: lo stile noir c’è ed è presente, meravigliosa la scelta di Lea Seydoux (Midnight in Paris, La vita di Adele) come Bond Girl, meravigliose alcune scelte fotografiche di chiarioscuri e i classici giri per il mondo (dal Messico all’Austria, da Londra alla nostra Roma) non stancano. Però si nota un voler insistere su ciò che ha funzionato nel precedente, sbrodolando nell’attesa di distruggere ciò che è rimasto di Skyfall (il vecchio palazzo dell’MI6) l’introspezione del personaggio che sembrava ormai chiusa nel precedente. Alcuni cliché smorzano la fatica e nell’insieme rimane un film suddito del precedente, anche se indubbio è lo sforzo di Mendes e grazie a lui la saga ha nuovamente spiccato il vuoto, laddove sembrava aver detto tutto.
Forse, però, il cattivo del solito (ma sublime) Christoph Waltz risulta minore e superficiale nel compito di raccogliere tutti i cattivi dei tre precedenti, sminuendoli dunque, per mostrarsi qui come “il cattivo dei cattivi”, senza poi dimostrarlo più di tanto e lasciando nel cuore del pubblico un’affascinante nuova prova ben confezionata, eppure un Bond che finisce per tornare alla classicità del ruolo, con quella voglia nascosta di rinnovamento, che portano questo 007 Spectre a rimanere confuso nella sua idea centrale, seppur intrattiene come pochi film, con classe e spirito, con sobrietà quanto adrenalina pura.