The Apprentice-Alle origini di Trump è un film del 2024 di genere biopic diretto da Ali Abbasi con protagonista Sebastian Stan. Le pellicola uscirà solo in sala a partire dal 17 ottobre distribuito da BiM Distribuzione.
Nel cast di comprimari troviamo altri nomi di spicco come Jeremy Strong e Maria Bakalova.
Il lungometraggio è stato presentato fuori concorso il 20 maggio 2024 alla settantasettesima edizione del Festival di Cannes.
The Apprentice-Alle origini di Trump
Il film racconta l’ascesa del giovane Donald Trump negli anni 70′ e il suo rapporto con l’avvocato e mentore Roy Cohn, colui che ha contribuito maggiormente al suo successo.
Il trailer del film
Un film che riesce a non scadere in retorica spicciola
Dopo il grande successo di critica di “Holy Spider” del 2022 e la regia di due tra gli episodi più belli della serie “The Last of Us” (2023) il regista iraniano naturalizzato danese Ali Abbasi torna dietro la macchina da presa per dirigere sicuramente l’opera più complessa della sua giovane carriera, un biopic sull’ascesa di Donald Trump. Più complessa per svariati motivi a partire dal soggetto da rappresentare, passando dalle tematiche trattate fino ad arrivare al periodo storico in cui esce quest’opera.
Nonostante queste motivazioni e le complessità del materiale da toccare Ali Abbasi si dimostra più maturo e navigato di quanto possa mostrare la sua data di nascita e la breve filmografia girando un film brillante, un ritratto di Donald Trump reale che riesce a mostrare tutte le sue contraddizioni in modo elegante condannandolo si ma mai platealmente. Facendo questo con estrema intelligenza riesce a non scadere mai in becera retorica propagandistica anti-Trump, rischio che era assai elevato.
Sin dalle prime sequenze ci viene fornita una perfetta descrizione dei principali tratti caratteriali e psicologici del magnate statunitense, la sua ossessione per fama, soldi e alta borghesia, il rapporto disfunzionale con il padre che verrà poi approfondito durante la pellicola attraverso pochi geniali dialoghi e il bisogno di attaccamento ad una figura che lo introducesse nel mondo dei grandi, in questo caso quello che diventa il co-protagonista della pellicola l’avvocato Roy Cohn.
The Apprentice – le contraddizione degli USA
Il rapporto con Roy, interpretato magistralmente da Jeremy Strong, è il fulcro della prima parte del film, nonché la componente migliore. Attraverso gli scambi i loro viene fuori tanto l’inettitudine umana da di Trump quanto la sua furbizia imprenditoriale. Tramite queste due figure il regista ci vuole mostrare le contraddizioni degli Stati Uniti, uno stato in cui se si hanno le giuste informazioni e i soldi si può fare qualunque cosa, uno stato nel quale vengono permessi soprusi nei confronti dei poveri di altre comunità in quanto diversi, uno stato ipocrita e marcio dentro proprio come il protagonista di quest’opera.
Il parallelismo tra Trump e gli Stati Uniti è costante, e messo in scena mai in modo didascalico ma tramite espedienti narrativi e visivi geniali come la genesi della Trump Tower che qui è genesi di Trump stesso.
Nella seconda parte invece si concentra sul matrimonio con Ivana, la splendida Maria Bakalova, dove viene fuori la disumanità dell’ex presidente degli USA. Un’uomo che non è capace di amare altro se non se stesso, la fama e i soldi. In tutto il film paventa questo amore per la nazione, finto ed ostentato solamente per obbiettivi personali ancor prima di entrare in politica.
Perché vederlo
Nel rappresentare tutto ciò Sebastian Stan è stato mostruoso, incredibile come riesca attraverso la mimica facciale a racchiudere tutta la pochezza umana di Trump e al contempo la sua intraprendenza ed ossessione, sicuramente la migliore interpretazione della carriera.
Contenutisticamente è un film intelligente e utile soprattutto in questo periodo, peccato che quando si passa alla forma arrivano i difetti. The Apprentice – Alle origini di Trump dal punto di vista tecnico da l’impressione di essere un film per la televisione, la fotografia è piatta non aggiunge mai nulla si limita al compitino usando sempre i toni troppo anonimi per ritrarre questa New York che essendo protagonista aveva bisogno di maggior risalto.
Stessa cosa si può dire per la colonna sonora, condita da qualche brano pop dell’epoca a dare un po’ di contesto e colore ma nulla più, nessun tema originale è mai potente o all’altezza di ciò che vediamo in scena.
Un film che mostra tanto l’ascesa imprenditoriale quanto la discesa umana di Donald Trump fino ad arrivare all’uomo politico che non ci viene mostrato se non per un’ultima evocativa inquadratura in cui pronuncia la sua frase con l’iconico look che basta per farci capire purtroppo cosa, ci, e lo aspetterà.