Tuttinsieme è un documentario autobiografico, scritto e diretto da Marco Simon Puccioni. Il film è stato presentato in anteprima mondiale sulla piattaforma Biografilm Festival il 9 giugno 2020.
Tuttinsieme
In questo splendido documentario il regista fa luce sul significato della parola genitori, in particolare sulla genitorialità biologica e sociale. Infatti, stando a stretto contatto con i suoi figli, impara ad educarli nella crescita aiutandoli a trovare risposte positive in una società che si batte per i diritti delle famiglie arcobaleno. Cosa prova un bambino ad essere
cresciuto da due papà? Per una volta, un tema delicato e importante visto dagli occhi di un bambino.
Tuttinsieme appassionatamente è possibile o è solo un’utopia?
Le competenze genitoriali delle coppie gay negli anni sono stati oggetto di studio di numerose università. Come se l’essere diverso costituisca per necessità uno studio approfondito. Ciò che non si conosce va studiato ma ci dimentichiamo che sono persone come noi, forse anche più sensibili.
La genitorialità biologica è forse diversa da quella “sociale“? C’è chi può aver figli ma se ne frega e chi non può e fa di tutto per averli. La biologia è soltanto un dato scientifico, è più genitore chi cresce i figli o chi li fa? Domande lecite a cui ognuno può dare la propria risposta, ma ciò che conta davvero è il punto di vista dei bambini. In tutto ciò cosa ne pensano loro?
In alcune scene i figli di Marco e Gianpietro, giocando con altri bambini,
affermano che la loro madre è morta, questo accade perché non sanno dare una spiegazione razionale, ed è per questo motivo che vanno educati. Ma chi stabilisce che l’educazione che dà una coppia eterosessuale, è migliore di una omosessuale? Troppi pregiudizi e false informazioni che rischiano di contaminare l’intelletto dei bambini. Una famiglia arcobaleno può e deve avere gli stessi diritti di una qualsiasi famiglia. Vivere tuttinsieme appassionatamente si può, ma viviamo ancora in un mondo in cui la normalità è anormale e viceversa. Da vedere poi, chi è il vero “anormale” della situazione…
Come la pubblicità diventa simbolo dell’analfabetismo
Se si parla di educare, allora dovremmo avere tutti uguali diritti. Se ci sta un cartellone pubblicitario “anti-gay” allora dovrebbe starcene anche uno “anti-etero“. Si dà fiato alle parole, che trascritte diventano incancellabili. In Tuttinsieme Marco mostra come la pubblicità possa creare un danno emotivo e psicologico evidente. Pubblicità come ” I gay? Un abominio da curare!” oppure “Solo la mamma è mamma, rassegnatevi! #nouteroinaffitto” possono definirsi autolesioniste perché non danno insegnamento ma feriscono chi si sente diverso.
Essere diverso oggi vuol dire essere attaccati dai media, e per assurdo si dà voce non a chi ha diritto di parlare ma a chi quel diritto lo vìola. Per un
bambino che legge o vede queste cose di sicuro non è un bene. Educare, dal latino educère (allevare), serve a far nascere una morale, che nei bambini è ancora in fase di sviluppo. Dovremmo smuovere le coscienze per batterci contro ogni tipo di discriminazione e ignoranza, nata dalla mala informazione che quotidianamente danneggia intere comunità.
Noi di Cinemio vorremmo creare un nuovo hashtag, condivisibile da tutti senza distinzioni di sesso o razza, #educhiamocituttinsieme perché amore è condivisione e rispetto delle persone. I cartelloni “inutili” li lasciamo lì, nel vuoto, come vuoto è il pensiero che esprimono.
I bambini e il voler crescere Tuttinsieme
Nel documentario di Marco Simon Puccioni, i suoi figli vivono a stretto contatto con la realtà, proprio perché Marco e Gianpietro gli raccontano tutto, senza segreti nemmeno sulla loro nascita. Sincerità è il modello con la quale hanno scelto di crescere i propri figli, per agevolarli sia nella crescita personale che nelle relazioni interpersonali.
Si confrontano infatti con altri bambini che vivono nella loro stessa condizione, in una famiglia arcobaleno. Il regista spiega che il documentario “Prima di tutto” (prequel di Tuttinsieme) è servito molto ai suoi figli per la comprensione della loro nascita. In Prima di tutto, sono Marco e Gianpietro che si raccontano, mentre in Tuttinsieme stavolta sono i bambini a raccontarsi, in modo naturale. Il regista afferma che è un documentario che “racconta la sua famiglia“, con aggiunta anche il lato politico e sociale dell’Italia, con le varie battaglie per i diritti delle coppie omosessuali.
L’importanza delle parole
Dare un nome proprio alle cose è importante per spiegare bene un concetto nuovo, ad esempio le donne che hanno contribuito alla nascita dei suoi figli, vengono chiamate zie, ma non sono zie e non è giusto nemmeno chiamarle mamme. Un termine che usa Marco è “Dede” che chiarisce agli altri il ruolo di questa persona. Come spiegare ai bambini il concetto di mamma, quando non è presente? Ecco l’importanza nel coniare un nuovo termine, per educare. Un altro aspetto fondamentale riguarda le unioni civili, perché i bambini devono capire che possono amare chiunque, senza essere giudicati.
Come dice il regista “ti sposo non per dirti ti amo, perché già lo sai, ma per poterlo gridare al mondo!“, perché il messaggio che si vuol lanciare è dichiarare la propria presenza al mondo. Cambia la percezione dei bambini, che vedono la loro famiglia arcobaleno riconosciuta dallo Stato, cade l’imbarazzo e si trasforma in motivo di orgoglio. I bambini devono avere la consapevolezza che l’essere diverso non è una malattia, devono sentirsi sostenuti e amati.
Giudizio personale
Tuttinsieme è una lezione di vita prima che un documentario. Il mondo delle persone considerate “diverse” visto e analizzato con gli occhi di un bambino. Noi adulti giudichiamo, i bambini osservano e prendono insegnamento, è importante quindi il tipo di educazione che diamo, perchè un giorno saranno loro il pilastro della società. Una lezione che Marco, Giampietro e i loro due figli ci impartiscono, perchè essere genitori è un miracolo, saper educare i propri figli è un dovere. Chissà che un giorno non potremmo davvero vivere Tuttinsieme…
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