Ma chi lo dice che la cultura non paga? Leggete la recensione di “Smetto quando voglio” e scoprirete il perché.
Smetto quando voglio: quando una laurea è spendibile
Alcuni anni fa l’ex ministro Tremonti affermò che con la Divina Commedia non era possibile farsi un panino ergo la cultura o meglio gli studi “alti” così come concepiti in Italia non sono spendibili sul mercato del lavoro. I tagli alla ricerca sono una conseguenza di questo modo di pensare e i protagonisti del film ne sono le vittime trattandosi di un gruppo di ricercatori preparatissimi che dopo aver speso i migliori anni nel precariato universitario , giunti alla soglia dei quarant’anni si ritrovano senza un lavoro o costretti ad arrangiarsi nella maniera estrema, fino a rinnegare quasi il titolo di studi tanto sudato e meritato. Ma il paradosso vuole che la preparazione elevata dia loro l’idea di spendere nel mondo del crimine le legittime competenze per alfine ottenere i meritati esiti.
Una “banda degli onesti” riveduta e corretta
Nel film del 1956 “La banda degli onesti” interpretato da Totò e Peppino De Filippo, un gruppo di brave persone vessate dalla vita e dall’inflazione galoppante decidevano di diventare falsari forti di un clichè originale per banconote . L’idea della pellicola di Sibilia, quella cioè di una banda costituita da ricercatori molto precari che mette in circolazione una “smart drug” (droga realizzata con molecole non appartenenti alla black list del ministero della Salute e quindi non perseguibile penalmente) ha pertanto alle spalle sia questo cult movie che un’altra mitica pellicola del nostro cinema e cioè I soliti ignoti, un caper movie ( film che parla della realizzazione di un’impresa criminosa) con come protagonisti dei poveracci sia pur con qualche debituccio verso la legge. Forte di questa eredità pesante, la storia gira rapida e non manca di scene esilaranti grazie anche alle buone interpretazioni dei vari attori che sanno fare un valido gioco di squadra, ma anche del palese contrasto tra la nuova e fiorente attività e l’aria ingenua da topi di ricerca che i pericolosi spacciatori hanno.
Una commedia pulita ed intelligente
Sydney Sibilia, già valido autore di corti di successo, firma una commedia intelligente e pulita che ammicca alla attuale disoccupazione intellettuale ma anche alla gioventù che si lascia andare allo sballo facile annichilita dalle difficoltà dell’esistenza e al mondo corrotto dei baroni universitari, rappresentati dal docente napoletano che si era servito per anni dello sfortunato protagonista .
Bravissimo Edoardo Leo nel ruolo del protagonista, felice cameo del “veterano” Neri Marcorè in un ruolo con una rivelazione finale, di peso il contributo della protagonista femminile Valeria Solarino che non è la solita pupa del gangster dei film di genere ma altresì incarna la donna tosta anche se sempre un po’ angelo del focolare degli anni Dieci del secondo Millennio.