#RomaFF12 – Presentato in Concorso nella sezione Alice nella città, And Then I Go è un film diretto da Vincent Grashaw, secondo suo lungometraggio dopo Coldwater (2013), che incentra e costruisce una storia attorno al tema del bullismo nelle scuole.
And Then I Go
Edwin (Arman Darbo) vive in un costante stato d’ansia i suoi anni all’interno della scuola media che frequenta. L’unica vera amicizia che ha è quella di Flake (Sawyer Barth). Non compresi appieno dalle famiglie e vittime di bullismo all’interno del sistema scolastico, iniziano a covare e reagire a tutto ciò in forme diverse che pian piano potrebbero separarli.
La cosa che risalta subito al termine della proiezione del film è la sensazione che sarebbe stato un ottimo cortometraggio di denuncia. Si, perché And Then I Go può avere dalla sua due bravi giovani interpreti, la cupezza della fotografia, la verità nei dialoghi del rapporto che Edwin ha con i genitori.
E la denuncia, soprattutto. Il crescendo emotivo che i ragazzi hanno, in maniera diversa, combattuti tra il dovere e il volere e che poi esploderà nel terzo atto può essere anche interessante ma è messo in scena senza ritmo da una regia televisiva che trattiene tutti entro i limiti del film tv.
E poi ancora una volta si torna a parlare di bullismo ma ancora una volta, nella trasposizione dell’argomento sul grande schermo, non se ne rinnovano le modalità né la messa in scena in un ripetersi di luoghi comuni messi su senza neanche apparenti sforzi.
Non resta molto di questo piccolo film. Può essere proiettato nelle scuole per sensibilizzare ma rimangono nella convinzione che poteva venirne fuori un ottimo cortometraggio di denuncia. Un film per il cinema di certo no.
Apprezzabile (ma mal gestita) la presenza di Justin Long. Il film è poi tratto dal romanzo Project X di Jim Shepard che aveva ben più mordente e appiglio sulle nuove generazioni di quanto questa opera seconda avrà mai.