E dopo l’intervista a Giovanni La Pàrola, vincitore della sezione cortometraggi del BIF&ST 2012, ecco quella a Roberto Gagnor che, con il suo Il numero di Sharon ha ricevuto la menzione speciale nella stessa categoria.
Roberto Gagnor, classe 1977, ha studiato regia agli International Film&TV Workshops di Rockport (USA) e alla Scuola Holden con Abbas Kiarostami, e sceneggiatura al VII Corso RAI a Roma. E’ sceneggiatore di fumetti, autore televisivo e radiofonico. Ha scritto e diretto nove corti; il suo primo lungometraggio da sceneggiatore, Father, Son and Holy Cow, è in uscita in Germania.
Il numero di Sharon
Il Numero di Sharon, ultimo cortometraggio di Roberto Gagnor nato grazie al concorso Talenti in corto 2011, di cui è risultato vincitore, ha partecipato a numerosi festival. Questi alcuni dei premi vinti: Miglior film per Corto Lovere e Dieciminuti Film Festival, Vincitore Premio del pubblico al Pontino Short Film Festival, Menzione speciale al Reggio Film Festival, al Visioni italiane 2012 e, pochi giorni fa al Bif&st Bari International Film Fest, vincitore categoria Corto e Fiction al Pistoia Corto Film Festival. Infine è in preselezione ai Nastri d’argento ed è stato selezionato ai David di Donatello.
Allegro, frizzante e con un ottimo montaggio, Il numero di Sharon ha tutte le caratteristiche che un corto ben fatto dovrebbe avere. In soli 5 minuti Gagnor costruisce una storia divertente e con un finale d’effetto. Come membro della giuria del BIF&ST concordo quindi in pieno con la motivazione della menzione che il corto ha ricevuto:
Per la simpatia e la leggerezza di una storia d’amore raccontata con creatività, un cast ben diretto e un efficace montaggio
Le domande al regista
Ciao Roberto e benvenuto su cinemio. Il numero di Sharon è nato all’interno del concorso Talenti in corto (della cui seconda edizione è anche risultato vincitore). Vuoi raccontarci la sua genesi, considerato che ne sei anche sceneggiatore?
Il corto è nato espressamente per il concorso: avevo scoperto online le chat casuali, perché uno dei miei cantanti preferiti, Ben Folds, pare andasse su queste chat, travestito a fare concerti a sorpresa! La mia frequentazione delle chat, però, è stata breve e abbastanza inquietante, dati i tizi che capitano online.
Però era comunque un’idea romantica, e a questa idea ho associato l’idea del numero di Sharon Stone, uno degli aneddoti più comuni che vengono fuori quando si parla delle probabilità di vincere a Superenalotto e simili. E dato che il tema del concorso era “la fortuna”, la storia è nata da queste due idee.
La prima stesura era molto diversa: quattro amici al ristorante e uno che finiva a telefonare DAVVERO a Sharon Stone! Ma era molto statica… e noiosa. Per cui l’ho trasformata parecchio, arrivando alla stesura che ha vinto il concorso. E poi c’è stato un grosso lavoro di ripulitura dello script con i tutor del Solinas, utilissimi, come Francesco Lagi, Giacomo Durzi, Desideria Rayner e Stefano Sardo.
Come sei arrivato alla scelta degli attori, in particolare i protagonisti Glen Blackhall, Massimo De Lorenzo ed Elena Radonicich? E com’è stato lavorare con loro?
Elena è stata la prima a salire a bordo: mi è stata suggerita da uno dei tutor e mi è piaciuta subito. Bella, simpatica, molto brava e credibile come fragile oggetto del desiderio. Poi è arrivato Massimo. che conoscevo da “Boris”, quindi sono andato a colpo sicuro!
Per il protagonista, invece, la scelta è stata più faticosa: ma avere Elena e Massimo mi ha aiutato a trovare qualcuno “in linea” con loro. Glen mi è stato suggerito da Marco Ponti, quello di “Santa Maradona”, mio amico, collega e compaesano: nel momento in cui è arrivato, ho capito che Andrea era lui.
Com’è andata la fase di preparazione del corto? Ci sono degli aneddoti che ti va di raccontare?
La preparazione è stata bella, entusiasmante e sfibrante, come sempre! Abbiamo gironzolato per la campagna romana cercando un bel posto e la scelta è caduta su Moricone, che aveva tutte le location che ci servivano in poco spazio… e sapeva di paese, non di “Roma camuffata” come molti film e fiction: era un altro posto, e il bar nel quale abbiamo girato era perfetto.
Natale Tonelli, il proprietario, è stato disponibilissimo e molto simpatico, e tutto il paese ci ha dato una mano. Non solo… abbiamo mangiato benissimo!
Il cortometraggio ha appena ricevuto una menzione al BIF&ST nella sezione cortometraggi con questa motivazione: ‘Per la simpatia e la leggerezza di una storia d’amore raccontata con creatività, un cast ben diretto e un efficace montaggio’. Quali sono le tue prime sensazioni dopo la vittoria?
La menzione al BIF&ST è stata una bellissima sorpresa della settimana scorsa. Non avevo preventivato di andare a Bari, anche perché non speravo in un premio: però martedì mattina ho ricevuto una chiamata dal premio Solinas, che ha prodotto il corto. Annamaria Granatello e le sue ottime collaboratrici, che io chiamo scherzosamente Solinas Girls, mi hanno detto che avevo vinto e che il festival mi pagava volo e pernottamento.
Per cui, poche ore dopo ero a Bari! Ma la cosa più bella è stata essere premiato al Petruzzelli da Maurizio Nichetti, che per me è un eroe cinematografico, televisivo e persino fumettistico.
Oltre ad essere regista, sei anche sceneggiatore di fumetti, autore radiofonico e televisivo. Come combini tutte queste tue attività e qual è, se c’è, il ruolo in cui ti identifichi di più?
Combino tutto per vari motivi, dal guadagnarmi da vivere al cercare stimoli diversi: in questo lavoro, se ti fossilizzi in un tipo di scrittura o in una sola attività, alla lunga ci perdi. I fumetti sono il primo amore: scrivo per “Topolino” da nove anni ed è IL sogno della mia infanzia che si è avverato. Amo tantissimo i personaggi Disney, e “Topolino” è una scuola di scrittura: se impari a scrivere – bene – Disney, tutto il resto è più facile.
E poi c’è il piacere di lavorare con miti come Giorgio Cavazzano. La radio e la TV sono sfiancanti e divertentissime, ma vorrei avere un maggior controllo creativo, in quegli ambiti: e l’audience come unico giudizio della qualità di un programma è decisamente limitante. Però mi considero uno sceneggiatore: il mio obiettivo è arrivare al lungometraggio, restando però un fumettista.
Voglio fare film, come sceneggiatore e regista, e fumetti, da sceneggiatore: sono le mie due, vere passioni.
Hai studiato prevalentemente all’estero ed il tuo primo lungometraggio da sceneggiatore, Father, Son and Holy Cow, è in uscito in Germania. Pensi che un autore o un regista abbia oggi più possibilità fuori dall’Italia che dentro?
Per me è stato così: in un periodo in cui nessuno mi “filava”, lavorare col mio amico Radek Wegrzyn, che avevo conosciuto in una scuola di cinema negli USA, è stata un’ottima scuola e una grande opportunità di seguire un progetto dall’inizio, dall’idea, fino alla prima.
Ci sono voluti quasi sei anni, 14 stesure e molti viaggi tra Berlino, la Polonia e la Liguria, ma ne è valsa la pena! Un regista o uno sceneggiatore italiano devono considerare il mondo, non solamente l’Italia, come il loro campo di gioco: ci sono infinite possibiltà, creative e professionali, di trovare una strada diversa dal solito e dai percorsi più tradizionali del cinema.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Pronto per un lungometraggio?
Di progetti ne ho eccome! Insegno sceneggiatura all’Accademia 09 di Milano e all’ICMA di Busto Arsizio, e lavoro come sceneggiatore a vari progetti di corti per le due scuole. In più, tantissimi lavori Disney… e due soggetti per lungometraggio, con vari contatti con i produttori, arrivati dopo Talenti in Corto: sto lavorandoci parecchio, e presto potrò dare qualche notizia in più. Per ora, lavoro, silenzio… e scaramanzia!
Beh, allora a noi di cinemio non resta altro che tenere d’occhio questo regista che è davvero un vulcano di idee!