Registi emergenti: ‘Cusutu n’ coddu’ di Giovanni La Pàrola

Ritorniamo, dopo una piccola parentesi sugli attori emergenti, ad occuparci di registi emergenti. Dopo la mia esperienza di giurata nella sezione Cortometraggi del BIF&ST è stato naturale scegliere come primo cortometraggio, di quelli visti al festival, il vincitore della sezione: Cusutu n’ coddu di Giovanni La Pàrola.

Giovanni La Pàrola è nato a Palermo nel 1975 e ha frequentato il Dams a Bologna, dove si cimenta nella realizzazione di piccoli documentari, cortometraggi e video istallazioni. Con il cortometraggio Still Life del 2001 riceve il Premio Cesare Zavattini e con la somma di denaro ottenuta, realizza il suo successivo cortometraggio del 2004, Il pugile.

Grazie a questo cortometraggio viene notato da un produttore ed ottiene di dirigere nel 2006 la commedia ed opera prima E se domani (2006) con Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e Sabrina Impacciatore, distribuito da Medusa. Cusutu n’ Coddu è stato realizzato grazie al premio Nuove Arti della fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, e ai finanziamenti del MIBAC e dell’Apulia Film commission.

La locandina del corto

Cusutu n’ Coddu

Sicilia, fine ‘800. I contadini di un piccolo feudo si ribellano contro il loro proprietario terriero. Vanno a prenderlo mentre è dal suo sarto personale Peppino (Filippo Pucillo), che tutti credono muto, e lo uccidono. A capo della rivolta c’è Salvo (Giovanni Calcagno), il deforme campiere del feudo che risparmia il sarto solo per farsi cucire su misura un abito aristocratico per sentirsi all’altezza del suo predecessore.

Ma Peppino nasconde un terribile segreto: ha assistito ad una scena di violenza su suo padre ad opera dello stesso Salvo, a seguito della quale ha deciso di non parlare più. Questa rivolta sarà l’occasione per vendicarsi…

Girato in stile western, Cusutu n’ coddu ha, citando la motivazione del premio ricevuto al BIF&ST, il respiro ed il fascino di un film professionale. Straordinari infatti, soprattutto considerato che si tratta di un corto, sono gli effetti speciali, dall’effetto della pallottola alle scene cruente dove il sangue abbonda ma sempre in modo realistico.

Splendida la fotografia, perfetta la musica curata da Francesco Cerasi, già incontrato ed intervistato da noi di cinemio in occasione della presentazione del film Se sei così ti dico si, e bravissimi i protagonisti.

Non aggiungerei altro se non invitare i lettori a cercare e vedere questo straordinario cortometraggio e lascerei la parola al regista Giovanni La Pàrola.

Le domande al regista e al musicista Francesco Cerasi

Ciao Giovanni. Grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. Come è nata l’idea del corto?

L’idea del cortometraggio è nata nel 2005, mentre ero al montaggio di “e se domani” il mio lungometraggio di esordio uscito nel 2006. Ho scritto direttamente la prima stesura della sceneggiatura di Cucito Addosso in un solo pomeriggio, la durata iniziale era di 25 minuti, e poi l’ho lasciata in un cassetto per i successivi quattro anni, pensando che, essendo un cortometraggio in costume e abbastanza impegnativo dal punto di vista finanziario, non avrei mai avuto la possibilità di realizzarlo.

La prima occasione per proporre questa sceneggiatura arriva nel 2009 in occasione di un concorso che poi ho vinto: “Il premio nuove arti” indetto dalla cineteca di Bologna. L’idea nasce partendo da alcuni racconti curiosi su un mio avo, che era un “custuriere”, una sorta di sarto ambulante che lavorava anche la pelle e in estate eseguiva abiti su misura per i ricchi possidenti terrieri e per i nobili feudatari, spesso dislocati nelle loro campagne in varie parti della Sicilia.

Nel suo peregrinare sul dorso di un asino per l’entroterra siciliano s’imbatteva spesso in  pericoli rappresentati da briganti, organizzazioni criminali che controllavano il territorio e animali selvatici. Da qui l’idea di rappresentare la Sicilia ottocentesca in chiave western, per enfatizzare il suo aspetto aspro e selvaggio e per confrontarmi con un genere che definirei cinematografico per eccellenza.

Tutto il resto dell’intreccio di Cusutu N’ Coddu è stata pura invenzione. Volevo rappresentare il confronto tra due forze: quella bruta e bestiale di un campiere rozzo e violento, affamato di potere e quella ingegnosa di un sarto che si avvale della sua arte “nel cucire” per vendicare il padre e per ripagare il suo nemico della violenza subita anni prima.

L’attore Giovanni Calcagno

Come sei arrivato alla scelta degli attori, in particolare i protagonisti Filippo Pucillo e Giovanni Calcagno? E com’è stato lavorare con loro?

Filippo Pucillo e Giovanni Calcagno sono stati individuati dopo tante ipotesi e lunghe ricerche fatte in solitudine. Avevo bisogno di attori siciliani e preferibilmente di provenienza catanese, come nel caso di Calcagno e Francesco Foti, ma senza fare dei veri provini. Sinceramente trovo detestabile provinare degli attori, lo trovo imbarazzante sia per me che per loro, piuttosto studio da solo i soggetti che nella mia mente possono essere candidati.

Guardo i film che hanno girato e, se mi capita di conoscerli, li osservo nella loro naturalezza, per capire cosa posso cogliere dalla loro personalità. Poi appena decido, li contatto e propongo a loro la parte sperando che accettino. Lavorare con Filippo e Giovanni è stato per me una grande e formativa esperienza. Sono attori diversissimi per esperienza e tecnica.

Filippo Pucillo pur essendo molto giovane e non avendo studiato recitazione, ha un grandissimo talento e si è lasciato plasmare completamente dal personaggio. E’ riuscito a rendere la sua doppia personalità, prima debole e sottomessa e poi improvvisamente forte e sadica, semplicemente con un cambio d’espressione nello sguardo.

Giovanni Calcagno per me è uno degli attori più bravi, talentuosi e professionali che abbiamo in Italia. Per questo ruolo si è trasformato anche fisicamente riuscendo a tenere insieme sia l’aspetto realistico che quello fumettistico del personaggio, rimanendo però sempre credibile. In più lo devo ringraziare personalmente per la sua generosità sia sul set che nei miei confronti, dandomi consigli che sono risultati molto utili.

Com’è andata la fase di preparazione del corto? Ci sono degli aneddoti che ti va di raccontare?

Rispondo a questa domanda riallacciandomi a ciò che ho appena detto: avendo tagliato per motivi di durata la sceneggiatura a 15 minuti, ho dovuto sintetizzare varie cose, tra cui l’inizio del corto dove era necessario raccontare in meno di due minuti sia l’ambientazione siciliana ottocentesca, sia l’intimità tra un barone fresco di nomina a cavaliere di malta e il suo sarto che gli sta confezionando uno splendido vestito per la sua incoronazione.

Avevo bisogno di far parlare questo personaggio prima dell’arrivo del campiere, ma non volevo mettergli delle battute di servizio. Un giorno Giovanni Calcagno durante le prove mi racconta con una favola di Esopo in siciliano: la favola della Luna che chiede a sua madre di cucirle un vestito su misura. La trovai perfetta da mettere in bocca al barone per presentare il suo personaggio. Il barone così racconta questa favola al sarto mentre lui gli prova l’abito. La favola è diventata una piccola metafora del senso profondo del cortometraggio.

Altro aneddoto interessante è che quando sono andato dal maestro d’armi Corridori a scegliere le pistole per il duello finale, tra mille armi di ogni tipo, ho scelto istintivamente due pistole che ho scoperto successivamente essere le colt originali usate da Clint Eastwood in Per qualche dollaro in più e da Eli Wallach in Giù la testa. Mi dissero inoltre che l’ultimo regista che le aveva usate era stato proprio Sergio Leone. Commosso trovai questa coincidenza di ottimo augurio per un piccolo film ispirato e dedicato all’impareggiabile lezione del grande maestro.

Un’immagine del corto

Una domanda al musicista Francesco Cerasi: com’è stata preparata la colonna sonora e quali criteri avete usato?

Per me lavorare con Giovanni è la fatica più sublime che un artista possa patire. Fin dal concepimento della sceneggiatura e dello storyboard, Giovanni mi ha chiesto di scrivere un’unica partitura sulla quale girare il corto. Ho preparato i temi fondamentali seguendo un unica cellula tematica. Giovanni ha girato alcune scene con la musica, cosa che accade molto raramente per motivi produttivi, ma che auspico sempre.

Una volta terminato il montaggio ho registrato le versioni definitive, anche se molti elmenti sono rimasti quelli dei provini. Volevamo individuare un linguaggio originale, giocando con gli stilemi del western, e spero che in parte sia un operazione riuscita anche nella colonna sonora.

Il cortometraggi ha appena vinto al BIF&ST il premio Michelangelo Antonioni come miglior cortometraggio con questa motivazione: ‘Per come è stata girata, fotografata e diretta una storia breve che ha già il respiro e il fascino di un film professionale’. Quali sono le tue prime sensazioni dopo la vittoria?

Le mie sensazioni per il premio Antonioni sono di estrema felicità e gratitudine. Sono in più molto orgoglioso che il premio sia stato decretato da una giuria formata da un pubblico colto e selezionato e non come spesso accade nei festival da eccellenze del settore cinematografico. Questa peculiarità ha confermato a Cusutu N’ Coddu la capacità di poter essere percepito e apprezzato in maniera universale, cosa che trovo molto importante per il futuro del mio lavoro.

Il vincitore della sezione cortometraggi Giovanni La Parola con Maurizio Nichetti

Quali sono i tuoi progetti futuri? Pronto per un lungometraggio?

Cusutu N’ Coddu è stato il banco di prova, non solo di un modo di fare cinema ma anche di una nuova squadra di lavoro. Insieme al mio produttore e socio Davide Giglio ci dedicheremo a fare crescere Filmando, una realtà produttiva creata ad hoc per il cortometraggio per arrivare in tempi, speriamo brevi, al lungometraggio.

Ci sono dei progetti in cantiere che vanno nella direzione di un cinema di genere che mescoli e rielabori elementi spettacolari e visionari con storie della nostra cultura. Un cinema purtroppo oggi quasi assente nelle produzioni italiane. La nostra sfida e i nostri sforzi saranno mirati a produrre un cinema di qualità ma rivolto al grande pubblico e con la capacità di essere un prodotto appetibile per il mercato straniero.

Visto e considerato che per mettere in piedi Cusutu N’ Coddu, che è un corto girato in soli 5 giorni, ho patito circa due anni di ricerche fondi e duro lavoro, per il futuro lungometraggio, incrocio seriamente le dita!

Il regista Giovanni La Pàrola

E le incrociamo anche noi per Giovanni augurandogli di poter vedere presto un suo nuovo lavoro.

Nato a Palermo nel 1975, Giovanni La Pàrola, si trasferisce a Bologna dove frequenta il Dams e si cimenta nella realizzazione di piccoli documentari, cortometraggi, video istallazioni. Nel 2001 realizza un cortometraggio Still Life per il quale gli viene assegnato il Premio Cesare Zavattini. Con la somma in denaro conseguita, realizza il suo successivo cortometraggio, Il pugile (2004) ed è grazie a questo cortometraggio che viene notato da un produttore che decide di affidargli la regia della commedia E se domani (2006) con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu e Sabrina Impacciatore, distribuito da Medusa, con la quale approda all’esordio cinematografico. Il corto Cusutu n’ Coddu è stato realizzato grazie al premio Nuove Arti della fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, al finanziamento del MIBAC e al finanziamento dell’Apulia Film commission.

 

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