Quindici agosto: chi di voi non ha mai preso parte al classico pranzo che celebra la festa clou dell’estate? Leggiamo qui il punto di vista del mondo del cinema.
Ferragosto e la solitudine
Ferragosto è la giornata clou del delirio estivo: il cinema in passato ha sottolineato la smania per il divertimento che prende gli italiani in questo periodo. Si pensi a “Il sorpasso” o a filmetti minori che mostrano città deserte, spiagge affollate e strade percorse da rombanti vetture o da utilitarie cariche di masserizie.
Il regista Gianni Di Gregorio, ormai quasi sessantenne, al suo debutto cinematografico da attore, sceneggiatore e direttore esplora un aspetto del Ferragosto fino ad allora ignorato dal mondo di celluloide: la solitudine.
Il protagonista della storia è un single attempato che pur vivendo in un appartamento più che dignitoso, a causa del suo prematuro abbandono del mondo del lavoro, non può contare di grosse certezze economiche e quindi è fuori dal circuito di quella bella e dolce vita presa in esame in precedenza dal cinema.
Oltre al quasi sessantenne escluso dai giri estivi , la pellicola prende in esame la terza e quarta età perché coprotagoniste della storia sono delle arzille vecchiette abbandonate dai loro parenti e prese in consegna da Gianni per mero vantaggio monetario.
La “giovinezza” della vecchiaia
Se Gianni, il protagonista, è un cinico che vive di espedienti spento e vittima dei suoi fallimenti, le vecchiette lasciate senza tanti complimenti da figli egoisti e viscidi ( la tematica dell’anziano abbandonato così come quella del cagnolino di casa che non è più gradito è annosa e affrontata anche dal mondo della canzone, un esempio è “Il vecchietto dove lo metto” canzoncina apparentemente spensierata scritta negli anni Settanta da Domenico Modugno), sono invece attaccate alla vita e sfrenatamente desiderose di passare una giornata felice.
Bella e soprattutto vera la scena che vede impegnate le anziane donne nella meticolosa preparazione del pranzo , momento girato in primi piani ravvicinati che riprende molte scene “culinarie” di altre celebri pellicole ( una su tutte la tedesca Ricette d’amore).
Minimo sforzo massimo rendimento
Parafrasando un imperativo di molti studenti pigri ma desiderosi di ottenere buoni risultati, Di Gregorio è riuscito a raggiungere successo di pubblico e di critica con una pellicola a basso costo girata perlopiù in interni sfruttando abitazioni autentiche e interpretata da attori non protagonisti apparsi sul grande schermo per la prima volta dopo aver superato le ottanta primavere.
Accolto alla sua uscita come rivelazione “Pranzo di Ferragosto” è rapidamente diventato un classico riproposto spesso dal piccolo schermo nel periodo canonico anche se, come tutti i film cosiddetti estivi porta un’aura malinconica colta anche musicalmente dal grande Vivaldi propria di una stagione tanto agognata e amata che però oltre a gioia e spensieratezza reca con sé i fastidi della calura e contribuisce ad aumentare il malessere esistenziale di molti.
Da vedere per riflettere sul lato oscuro dell’estate.
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