Dopo l’intervista a Lisa Riccardi ecco quella a Pierluca Di Pasquale, secondo vincitore del premio Talenti in corto 2012 per il corto Zinì e Amì che vede come protagonisti Alessandro Tiberi, Sascha Zacharias e Silvio Orlando.
Pierluca Di Pasquale, classe 1976, è laureato in filosofia ed è regista, sceneggiatore e giornalista freelance. E’ stato assistente alla regia di Pupi Avati in Ma quando arrivano le ragazze? e di Gabriele Salvatores in Quo Vadis, baby? ed ha diretto una serie di documentari sui fumettisti Underground Italiani Io…Fumetti prodotta dal canale Sky Jimmy.
Zinì e Amì
In un futuro verosimile gli amori potrebbero anche essere costruiti su misura. E’ quello che fa Zinì, che dopo una delusione amorosa decide di acquistare una bambola robot, Amì, programmata per essere la sua fidanzata. Ma un bug nel sistema lo mette in crisi…
In poco più di 5 minuti Pierluca Di Pasquale racconta una storia molto originale e divertente, resa ancora più frizzante da un cast d’eccezione nel quale primeggiano il divertentissimo Alessandro Tiberi, giovane promessa del cinema italiano ancora poco sfruttata, e la ‘donna robot‘ Sascha Zacharias. Completano il quadro dialoghi d’impatto ed una fotografia ben curata che rendono il corto ben confezionato e molto professionale.
Le domande al regista
Ciao Pierluca e benvenuto su cinemio. Di ‘Zinì e Amì’ sei regista e sceneggiatore. Come sei arrivato all’idea del corto?
Era una delle storie brevi che avevo nel cassetto e che mi promettevo sempre di tirare fuori. All’inizio la immaginavo adatta per un piccolo racconto a fumetti. Poi sono venuto a conoscenza del concorso Talenti in Corto, indetto dal Premio Solinas e Gratta e Vinci, e mi sono convinto a scriverla fino in fondo. Volevo raccontare una storia d’amore tecnologica. Il personaggio di Zinì deve affrontare la responsabilità sentimentale di un rapporto, nonostante stia con un androide, accettando di esprimere quello che prova.
Il corto vede come protagonisti attori già noti come Alessandro Tiberi e Sascha Zacharias e la partecipazione di Silvio Orlando. Come mai queste scelte? E com’è stato lavorare con loro?
Il cast lo considero un regalo, quando ho fatto il nome di Silvio Orlando e Annamaria Granatello (direttrice artistica del Premio Solinas) lo ha chiamato davanti a me c’ho messo un po’ a crederci che avesse accettato. Gli altri momenti emozionanti sono stati quando, dopo aver letto la sceneggiatura, anche Alessandro Tiberi e Sascha Zacharias hanno accettato di essere i protagonisti della mia storia. Con Luca Di Giovanni sono andato sul sicuro, oltre ad essere amici abbiamo già collaborato insieme in diversi cortometraggi e video. Poi Roberto Zibetti e Ana Caterina Morariu hanno completato il tutto con bravura e professionalità.
Com’è andata la fase di preparazione del corto? Ci sono degli aneddoti che ti va di raccontare?
Su una cosa mi sono impuntato nelle fasi di preparazione, è stato voler lavorare con uno storyboard artist. L’intervento di Marco Valerio Gallo, che oltre ad essere un ottimo disegnatore e amico, è stato fondamentale non solo per il piano delle inquadrature ma anche in fase di pre-produzione per aiutare la scenografia e il piano di lavorazione, credo sia una figura indispensabile per il cinema.
Il tuo corto è risultato vincitore di Talenti in corto. Com’è stata questa esperienza?
L’aspetto più importante è stato quello di lavorare con una produzione. I miei vecchi lavori, i miei corti passati sono sempre stati autoprodotti. Venendo dall’indipendente mi sono accorto di tutti i vantaggi di una collaborazione così ben organizzata. Il premio Solinas è a tutti gli effetti una delle poche realtà serie che abbia incontrato.
Nella tua biografia ho letto che sei stato assistente regista di autori come Pupi Avati e Gabriele Salvatores? Quali sono i ricordi più belli che conservi di queste esperienze?
Sono state due esperienze incredibili. Mi ricordo che Pupi Avati, tutte le mattine prima che iniziassero le riprese, mi dedicava mezz’ora per spiegarmi come intendeva girare, come sarebbero state le scene, e il perché di un’inquadratura anziché un’altra. Una lezione privata di come la regia seguisse la narrazione. Tutte le immagini avevano un significato. Con Gabriele Salvatores l’esperienza sul set durò più a lungo, ho assistito anche alle fasi del montaggio e lì ho imparato di quanto un film venga riscritto sino al giorno prima dello sviluppo su pellicola.
E ora uno sguardo al futuro. Quali sono i tuoi progetti? Un lungometraggio nel cassetto?
Non ho più cassetti. In questo periodo sto scrivendo molto e cerco di proporre subito le mie storie. Vi farò sapere presto.
Ringraziamo Pierluca Di Pasquale per aver accettato di essere nostro ospite e speriamo di vedere presto un suo nuovo progetto.