Continuiamo le nostre interviste ai protagonisti del progetto PerFiducia 3. Dopo Laura Bispuri è il momento di leggere le parole di Paolo Zucca, regista di Cuore di clown con con Vinicio Marchioni, Isabella Ragonese, Pippo Delbono, Vito e la voce di Francesco Pannofino.
Paolo Zucca ha una lunga esperienza nel campo cinematografico, con all’attivo cinque cortometraggi e tantissimi spot pubblicintari. Il suo penultimo corto, L’arbitro, ha vinto il David di Donatello nel 2009 come miglior cortometraggio.
Cuore di clown
Cuore di clown è una dolcissima favola che racconta la contrastata storia d’amore tra un clown e la sua amata, egregiamente interpretata da Isabella Ragonese e Vinicio Marchioni. Quest’ultimo soprattutto, in una insolita veste comica, è davvero straordinario nel rendere le emozioni semplicemente con le espressioni del viso, come accade nel momento in cui Braciola, il suo personaggio, ha perso di nuovo Gioiae si ritrova a rimurginare su se stesso mettendo a posto gli attrezzi di scena.
Molto belle anche la fotografia e le musiche, perfettamente integrate tra loro, tra le quali spicca Quando un inedito dei Subsonica.
Le domande al regista
Ciao Paolo, grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. La storia del corto è ispirata ad una delle storie vincitrici del concorso narrativo indetto sul sito di PerFiducia e tu sei uno degli sceneggiatori. Quanto c’è di personale nella sceneggiatura?
Anche se sono partito da un soggetto che non era mio, ho cercato di avvicinare il progetto alle mie corde il più possibile. Ho svolto questo lavoro di appropriazione su ogni singola battuta, su ogni singola inquadratura, su ogni dettaglio. La scena che io considero più personale è quella in cui il cattivo, interpretato da Pippo Delbono, muore dal ridere. E’ una scena che ha scritto il co-sceneggiatore Filippo Bologna, eppure è la sequenza che io considero più vicina al mio modo di intendere il cinema. In qualche modo è diventata mia.
Quali scelte hai fatto allontanandoti dalla storia originale?
Ho cercato con tutte le mie forze di non girare la scena del clown triste che si strucca. Così ho trasformato questo insopportabile cliché in una scena in cui il clown trova nel suo baule pieno di assurdi oggetti scenici un cappio e lo guarda meditabondo, facendo un evidente pensierino al suicidio. Questo passaggio dalla categoria del patetico a quella del tragicomico è una delle scelte drammaturgiche di cui vado fiero.
Avendo girato altri lavori in precedenza avrai sicuramente notato la differenza legata ad una produzione con maggiori fondi. E’ stato tutto più semplice? O hai avuto particolari difficoltà?
Si. E’ stato tutto più semplice. Ben vengano nel futuro fondi anche maggiori. Di contro però, dato che le persone con cui ho dovuto condividere le scelte artistiche e tecniche erano più numerose, ho dovuto esercitare con maggior intensità e attenzione le mie capacità relazionali. Da questo punto di vista PerFiducia è stata una grandissima occasione di crescita professionale.
Com’è avvenuta la scelta del cast, in particolar modo di giovani artisti come Isabella Ragonese e Vinicio Marchioni?
Isabella è la mia attrice italiana preferita: è stata una scelta condivisa immediatamente e all’unanimità. Per quanto riguarda il ruolo del pagliaccio Braciola, il protagonista, la scelta è stata un po’ più complicata perché l’orientamento iniziale delle persone coinvolte nel progetto era quello di rivolgersi a un comico, a un personaggio dichiaratamente simpatico in partenza.
Io invece non ero del tutto convinto di questo tipo di impostazione e ho lottato fino alla fine per avere un attore più versatile, capace di toccare anche corde diverse. Adesso sono sicuro di aver fatto la scelta giusta: Vinicio è un attore di grandissimo talento. Un vero professionista con il quale spero di poter lavorare ancora. Vorrei citare anche Pippo Delbono, un attore tanto talentuoso e carismatico in scena quanto amichevole e divertente dietro le quinte.
E la scelta di Pannofino come voce fuoricampo?
Una voce inconfondibile. E’ il numero uno. E poi sono un fan di Boris. Mi piacerebbe moltissimo coinvolgere Pannofino anche in qualità di attore, non solo di doppiatore.
Com’è stata l’aria sul set? Hai degli aneddoti da raccontarci?
Io vivo sempre il set con estrema tensione e concentrazione, per cui non so dirvi quale fosse l’atmosfera generale. Un aneddoto però ve lo posso raccontare: c’è una scena in cui Pippo Delbono stringe in mano un topo. Dato che era un pò restio a farlo, ho cercato di abbindolarlo con dei discorsi un po’ filosofici.
“Pippo” – gli ho detto- “per te che hai portato sul palcoscenico teatrale i dimenticati, gli ultimi, i barboni, i reietti… questa è un’occasione per dare dignità cinematografica all’ultimo degli animali, al topo.” Lui mi ha guardato storto e mi ha subito liquidato: “Con me non attacca. Se non lo prendi in mano prima tu non lo prendo neanche io.” E così è stato.
Prima il David di Donatello e ora l’opportunità di collaborare con grandi registi come Salvatores, Olmi e Sorrentino. Quali sono invece i tuoi progetti futuri? C’è un lungometraggio nel cassetto?
Sto preparando il mio primo lungometraggio. Si tratta di un film direttamente ispirato al cortometraggio L’Arbitro, che vinse il David nel 2009. E’ una commedia sul calcio di terza categoria, già finanziata dal Ministero dei Beni Artistici e Culturali come Opera Prima. Di Interesse Culturale Nazionale.
Ringrazio Paolo Zucca per la disponibilità e gli faccio un grande in bocca al lupo per il suo primo lumgometraggio. Invito invece i lettori di cinemio a leggere le interviste a Laura Bispuri e Marco Chiarini.
ciaoooo!!!che dote che hai!!!!!bacione rita
Bravo Paolo Complimenti! Ci vediamo questa estate Auguroni per il tuo lavoro !!!!