Milonga è un termine che sicuramente verrà compreso al volo dagli appassionati del tango. Ma è anche il titolo dell’ultimo interessante cortometraggio, in concorso nella sezione cortometraggi dell’edizione 2011 del BIF&ST, diretto da Marco Calvise, il regista con cui chiacchieriamo oggi.
Marco Calvise ha meno di trent’anni ma all’attivo già sette cortometraggi. Laureato in saperi e tecniche dello spettacolo all’Università la Sapienza di Roma, ha iniziato come attore e ballerino in teatro per poi passare dietro la macchina da presa realizzando cortometraggi o in qualità di assistente alla regia.
Milonga
Siamo in una milonga, una sala da ballo di tango. Alcune coppie volteggiano in pista ed un uomo anziano, seduto a bordo pista, le osserva. Improvvisamente il suo sguardo si posa su una donna vestita di bianco seduta dall’altra parte della pista.Un giovane entra, si dirige verso di lei e la invita a ballare. L’uomo osserva i loro movimenti e le loro schermaglie finchè non decide di interagire con loro.
12 minuti di solo tango. Come commenta Marco Calvise nella scheda del corto “Il tango è un pensiero triste che si balla” ed in questo corto è riuscito, senza alcun dialogo ma catturando il gioco di sguardi, di corpi e di piedi degli attori, a raccontare una storia d’amore e di passione per il ballo e a renderla più piccante con l’insolito ménage à trois finale.
Davvero molto bravi i protagonisti, capaci di trasmettere sentimenti ed emozioni solo con i movimenti e bravo anche il regista, coadiuvato da un’ottima fotografia, a coglierli e a trasmetterli allo spettatore, rendendo il cortometraggio piacevole anche per chi, come la sottoscritta, è lontano dal mondo del ballo.
Le domande al regista
Milonga ha come tema principale il tango e le dinamiche che legano i ballerini mentre lo ballano: come sei arrivato a questo soggetto?
Il soggetto nasce dalla mia passione per il tango e dalla frequentazione assidua delle milonghe romane. All’inizio c’era solo la voglia di raccontare il profumo che si può respirare in una milonga durante una serata, poi ho cercato la storia adatta per trasmettere il sentimento che c’è dietro il tango.
Ho cercato l’ispirazione attraverso delle novelle, ma il problema e che sull’argomento hanno scritto quasi esclusivamente scrittori argentini, i quali, culturalmente, hanno un approccio diverso al tango. In Argentina il tango è stato, per anni, un ballo proibito, attribuito a donne di facili costumi e uomini pericolosi, poi con il tempo è diventato il ballo nazionale per eccellenza.
In Italia il tango si è inserito nella nostra cultura in maniera diversa, più come un fenomeno di aggregazione sociale, mantenendo solo alcuni temi rispetto alla tradizione argentina. Trasporre semplicemente una novella non sarebbe stato possibile.
Dopo aver letto molte storie sul tango e sulle milonghe ho cercato di estrarre i temi fondamentali come il tradimento, l’amore , la passione, il ricordo, la malinconia, poi, ho aggiunto il mio amore per il tango a livello musicale e di danza, e da lì è nato il soggetto.
Quali sono state le difficoltà che hai avuto durante la lavorazione?
La difficoltà principale è stata quella di confrontarmi con le coreografie, cercando di usarle non solo a scopo estetico ma anche narrativo. Cercare di far notare allo spettatore la differenza di intesa tra il ballo con lo sconosciuto e la performance con il suo partner nella vita. Oltre a questo anche il fatto di dover coordinare tutte le comparse in un unica coreografia generale.
E dopo?
In post-produzione non ci sono state particolari difficoltà, tranne per il fatto che la presa diretta non c’era è quindi mi sono dovuto affidare ad un rumorista, anzi, una rumorista, che con molta pazienza si è messa a ricostruire ogni dettaglio sonoro. Dalle boccate di fumo, ai passi di tango sul parquette. Per questo ringrazio Arianna Arcangeli che è stata bravissima.
Oltre questo problema, c’è da contare che, essendo il mio primo corto in pellicola tutti i passaggi nella lavorazione sono stati una novità, e una difficoltà.
Quali sono i riconoscimenti ottenuti dal tuo corto?
Per adesso é stato proiettato in anteprima nazionale al TFF, Torino Film Festival. Da lì, grazie all’interessamento del critico Maurizio De Rienzo, è stato presentato al Bifest di Bari e poi, sempre grazie a Maurizio De Rienzo, è stato inserito nella rosa di candidati ai Nastri D’Argento, purtroppo non ha superato le ultime selezioni, ma mio malgrado è stato proiettato Fuori concorso nella sezione SENTIMENTO del festival di Cortinametraggio, dove sono stati premiati i Nastri D’Argento.
Poi è stato proiettato al Festival di Ravello, “A corto d’idee” e ultimamente è stato selezionato al Figari Film Festival che si svolgerà a Luglio in Sardegna nel Golfo Aranci. Girare per i festival è d’obbligo per farsi conoscere, ma la vera sorpresa è stata la proposta, che mi è arrivata da alcuni organizzatori di serate di tango, di proiettare il corto prima dell’inizio di una serata in alcune milonghe Romane.
È una cosa che mi ha reso molto felice. Per adesso è stato proiettato durante alcune serate di Tango a Roma, e in un festival che si è svolto a Giugno in Sicilia, il Montalbano Tango Festival, e a Ottobre verrà proiettato a Bari durante il 1° Bari International Tango Congress.
C’è un aneddoto particolare legato al corto che ti andrebbe di raccontare?
Aneddoti particolari non ce ne sono, ma una cosa che mi fa piacere ricordare è il coinvolgimento delle figurazioni nella realizzazione di questo corto. Tutte le comparse sono ballerini che ho contattato in milonga o allievi dei corsi di Leonardo e Victoria i due protagonisti) tutte persone inesperte di cinema, ma con un grande entusiasmo e una grande professionalità, contando che non sono state pagate.
Vorrei ringraziarle con tutto il cuore perché grazie a loro, nel corto, si respira aria di milonga. Sono stati bravissimi ad impersonare loro stessi.
E con questa dedica chiudiamo l’intervista a Marco Calvise cui faccio un grande in bocca al lupo augurandomi di reincontrarlo presto per un nuovo interessante progetto.
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