Registi emergenti: ‘Legami – I diritti negati’ di Letizia Lamartire

Presentiamo oggi Letizia Lamartire, una giovane regista pugliese che possiamo definire artista a tutto tondo (si dedica anche a musica e fotografia) e che è al suo terzo cortometraggio, LegAmi_i diritti negati, di cui parliamo in questo articolo.

Letizia Lamartire, classe 1987, è laureata al conservatorio e si occupa di diverse forme espressive: musica, fotografia, video. LegAmi_i diritti negati è il suo terzo cortometraggio dopo Il vicolo di Mai e Pretexto Andaluso (con l’amichevole partecipazione in voce di Arnoldo Foà) entrambi in concorso, tra gli altri, al BIF&ST. LegAmi ha vinto il primo premio come miglior cortometraggio al COMENIUS/Bulgaria.

LegAmi – I diritti negati

Un cortometraggio che, come si dice verso la fine, ‘dà voce a chi non ha voce’. In poco più di 5 minuti, Letizia Lamartire, anche grazie alle straordinarie e naturalissime interpretazioni dei giovani protagonisti di una scuola di Bari, colpisce al cuore degli spettatori lasciando un segno forte che è proprio l’intento del corto. Molto efficace l’alternanza, nella fotografia, del bianco e nero con il colore (a significare che i diritti dei bambini non hanno colore o razza) e l’intensità della musica, unica voce del cortometraggio.

Le domande a Letizia Lamartire

Ciao Letizia, benvenuta su Cinemio. Partiamo innanzitutto dalla genesi di LegAmi. Vuoi raccontarci com’è nata l’idea del corto?

Questo cortometraggio è stato voluto fortemente dal Dirigente Scolastico, prof.ssa Maria Valeria Cristiano dell’Istituto Comprensivo “N.Zingarelli “– Bari e dalla prof.ssa Patrizia Sollecito. La scuola ha proposto nel suo POF ( piano dell’offerta formativa) un progetto sulla legalità e da qui è nata l’idea del corto:  legAmi_i diritti negati dove vengono affrontati , simbolicamente, alcuni dei diritti negati all’infanzia.

Protagonisti sono alcuni alunni di una scuola di Bari: com’è andata la fase di preparazione del corto e come hai lavorato con i ragazzi durante le riprese?

Le riprese sono state fatte in tre ore, non conoscevo i ragazzi e loro non conoscevano me, ma immediatamente mi hanno accordato la loro fiducia. Con la prof.ssa Sollecito, loro insegnante, avevano già lavorato sul valore delle emozioni, sull’uso dei linguaggi verbali e non verbali e sui contenuti relativi alla legalità.  Non potrò mai dimenticare i loro occhi emozionati, quando nell’auditorium della scuola hanno visto il piccolo set allestito. Avevo ideato quei “quadri” sulle forme diverse della violenza, ma il mio timore era la reazione dei ragazzi, rispetto a un argomento così forte e, purtroppo, così attuale.

Posso dire solo che, nonostante nessuno di loro avesse mai avuto esperienze cinematografiche, la forza di legAmi sta nell’intensità dei loro volti, nella comprensione profonda del valore della solidarietà e nei loro sorrisi spontanei. Piccoli professionisti, in altri termini. Questo lavoro è stato possibile anche grazie alla collaborazione di Diego Magrone, direttore della fotografia, Pippo Ark D’ambrosio e Daniela Mastrandrea, autori della colonna sonora, Maria Stella Cassano e Giacomo Di Mase, aiuto regia, amici e colleghi, che hanno messo la loro arte a disposizione di questo progetto.

Verso la fine del cortometraggio dici che legAmi vuol dar voce a chi non ha voce, ma tu hai preferito dare spazio alla musica piuttosto che alle parole. Come mai questa scelta?

Spesso la violenza assume forme di vita e continuità nel nero, nel sommerso, nella non comunicazione e nel silenzio della paura. La musica è stata per noi il filo conduttore sensoriale, che doveva favorire il penetrare profondo delle immagini, nel vissuto degli spettatori. Le note dolci, in contrasto con il contenuto del messaggio, accompagnano il grido non udibile dei ragazzi, che, in quell’istante, urlano l’ingiustizia di tutti  i “senza voce”, perché i soprusi abbiano fine e le vittime non si sentano sole. Mai più sole e abbandonate. Sono fermamente convinta che le nuove generazioni debbano essere educate alla coscienza civica, non solo in modo libresco, ma attraverso queste attività “di pancia”, che rimarranno per sempre nella loro memoria.

Pretexto Andaluso, un cortometraggio di Letizia Lamartire

Il tuo percorso di studi è abbastanza eclettico: diplomata al Conservatorio hai la passione per la musica, la fotografia, il canto e la recitazione. Come si incastrano tutte queste passioni con la regia e in quale ruolo, se c’è, ti senti più a tuo agio?

La regia e il montaggio mi permettono di esprimere al meglio quello che sento di voler raccontare. Le mie prime esperienze di arte visiva mi hanno indotta a ricercare e poi a condensare fra loro, diverse educazioni artistiche acquisite negli anni, inseguendo un nesso ed una specie di “rete” che hanno  scatenano in me sensazioni travolgenti, affamate di conoscenza e curiosità. La passione per il cinema è nata proprio durante gli studi in conservatorio, scelsi come materia complementare e materia di laurea: “musica da film”. Per l’occasione realizzai un cortometraggio per il quale, oltre a firmare la mia prima regia, ne scrissi, appunto, anche la colonna sonora. Da quel momento tutto cambiò. Dopo alcune esperienze audio visive ho firmato la regia di Pretexto Andaluso, prodotto dalla stessa Accademia dove mi ero formata in canto e recitazione (accademia Unika), dalla prestigiosa etichetta Terrae e con l’amichevole e straordinaria partecipazione in voce del Maestro Arnoldo Foà.

E ora uno sguardo al futuro. Dove potremo vedere legAmi? E per quanto ti riguarda, c’è già un nuovo progetto al quale stai lavorando?

Dopo l’esperienza, molto positiva, presso la multisala Showille di Bari, ci stiamo attivando per cercare la disponibilità di altre sale cinematografiche. Per quanto mi riguarda, sento fermentare in me molti semi creativi. Li sto osservando crescere, lottare fra loro per l’affermazione dell’idea vincente e, spero che presto, si trasformino in progetti, a servizio della cultura e della società.

La regista Letizia Lamartire

Ringrazio Letizia Lamartire e le faccio un grande in bocca al lupo per la sua carriera così piena ed eclettica.

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