Cast all star che vede la partecipazione di molti grossi nomi del recente cinema italiano, tra cui Francesco Montanari ed Antonio Gelardi, La volta buona è un film intelligente e raro che si occupa del mondo del calcio seguendo una rotta difficilmente esplorata aiutato dall’interpretazione a tutto tondo di Massimo Ghini, tragicomico personaggio a cui per gran parte della storia porge il fianco Max Tortora, altro interprete capace di passare dal riso al pianto con abilità e disinvoltura.
La volta buona
Anni venti del secondo Millennio. In un campetto arrangiato circondato dai cupi palazzoni di edilizia popolare Bartolomeo, procuratore calcistico col vizietto del videopocket e in lite da troppo tempo con la buona sorte, mostra presunti talenti e puntualmente punta su ragazzotti sfortunati o poco capaci.
Dopo aver prelevato da una baracca un ragazzino di colore ceduto dalla famiglia per poche migliaia di euro ,Bartolomeo, incapace di fornire un adeguato assegno all’unica figlia e assediato da creditori , gioca il tutto per tutto per volare a Montevideo dall’amico che ha mollato tutto per far fortuna in America Latina. Lo aspetta Pablito, un ragazzino dal piede d’oro che potrebbe garantire la svolta buona.
Il trailer del film
Il film di Vincenzo Marra riporta sulle scene una Italia ripiegata, quasi simile a quella dei primi anni Cinquanta e dei primi film di Pasolini tutti ambientati nella periferia romana con sullo sfondo i palazzoni popolari simbolo dell’abbandono sociale.
Alla periferia italiana si contrappone quella del nuovo Mondo, le baracche e le strade polverose, le auto anni Settanta con lo specchio retrovisore rotto di Montevideo, città sognata ma lasciata a se stessa dove capo di famiglia è una abuela coraggiosa che col pianto nel cuore lascia andare il nipotino per una cifra tutto sommato irrisoria nella speranza che possa far fortuna in Italia, la terra dei sogni.
C’è molto di Risi e Steno nella contrapposizione Ghini/Tortora, due falliti che ricordano Gassman e Manfredi ne Il gaucho, il primo che avendo perso tutto in Italia vorrebbe tentare in Argentina, il secondo che invece in Argentina non ha niente come niente ha Tortora, omone che piange ricordando la cagnetta morta pochi mesi prima.
Ghini e Tortora, pur con i capelli bianchi non smettono di inseguire i loro sogni di carta ricorrendo pure alle corse di cavalli come accadeva con Proietti e Montesano in Febbre da cavallo, un classico che ridendo esplorava il mondo dei diseredati, degli outcast che pure non smettevano di credere a una svolta , anche se decisamente accompagnata dalla buona sorte e non da fatica e sudore.
La contrapposizione tra Bartolomeo ( Ghini) e il piccolo Pablito è spiazzante. E’ Pablito quello che prende per mano l’adulto e lo aiuta ad assumersi le sue responsabilità e a crescere.
Anche se il finale offre un salto temporale che impedisce di comprenderne le dinamiche, il film resta comunque un lavoro cesellato, guidato con mano ferma da Marra e ben recitato, sicuramente una pellicola non da blockbuster ma che merita di essere vista.