Stavo curiosando qua e là alla ricerca di qualche informazione sul Gargano (dove mi troverò per una mini-vacanza i prossimi giorni), e mi sono imbattuto in un documentario girato da Elio Piccon nel 1965: si intitola “L’Antimiracolo”, e si può vedere in streaming integrale su Youtube.
Ora, abituato come sono a considerare la Puglia come la regione (ehm) “cool” per eccellenza, l’impatto con queste immagini è abbastanza sconvolgente. Il regista descrive, accompagnando le immagini solo con una asciutta voce fuori campo, la vita degli abitanti di alcuni paesi della zona (soprattutto Sannicandro Garganico, che poi nel 1999 modificherà il suo nome San Nicandro Garganico) nel 1965.
E ciò che vediamo fa a pugni con l’immaginario collettivo dell’epoca, con l’Italia in pieno boom economico, i dischi per l’estate, le dolci vite, la beatlesmania ed i movimenti giovanili. Già il titolo “L’Antimiracolo”, evidentemente, allude ad una realtà diametralmente opposta da quella con cui il Belpaese vedeva se stesso.
Lo “Sperone d’Italia” appare in questo documentario come un paese in cui il progresso si è fermato, o dove forse – a parte la ferrovia, le poste, il telefono, l’elettricità e poco altro – non è mai arrivato. Ed il tempo stesso sembra fermo, bloccato per qualche stregoneria in una sequenza di giornate tutte uguali l’una all’altra. Un paese dove ci sono quasi solo donne e bambini, almeno nei giorni feriali, perché gli uomini lavorano lontano (e in gran parte sono emigrati). E le donne sono sempre serie, vestite di nero, e del resto – nota il commentatore – “non hanno nessun motivo per ridere”.
Questo insomma è il tono della descrizione (non so quanto attendibile, ma molto potente): e che tuttavia, non è soltanto negativa: viene sì mostrato il lato amaro e selvaggio di questa terra, che però risulta al tempo stesso affascinante.
Le musiche di Carlo Rustichelli amplificano l’impatto drammatico delle immagini, ma per il resto Elio Piccon fece praticamente tutto da solo: ha vissuto per un anno intero nei luoghi del documentario, del quale ha curato anche la fotografia ed il montaggio. Peccato che oggi nessuno si ricordi più di quest’opera così particolare, che comunque all’epoca fu presentata al Festival di Venezia e premiata con la Targa Leone di San Marco.
Salve, ho letto il tuo commento su questo bellissimo film ambientato sulle usanze sannicandresi.Premetto ke io sono sannicandrese (in questo documentario appare anke mio nonno :)), volevo dirti ke questo è solo un documentario informativo sulle usanze folkloristiche del nostro paese intorno agli anni ’50 ’60 (e ormai in gran parte perse col passar del tempo) girato col solo scopo di far restare nella nostra memoria la vita giornaliera dei nostri nonni a quei tempi. Certo ci sono anke tante scene crude, ma queste sono state girate per rispecchiare meglio i lavori duri che venivano affrontati per campare giorno per giorno.
Spero ke non ti sia spaventato più di tanto e ka alla fine hai deciso di passare lo stesso le tue vacanze in questo posto magico, avvolto tra usanze e tradizioni molto radicate. Poi d’altronde godiamo di un mare bellissimo secondo a nessuno e fidati, le persone sono ben diverse da come vengono descritte qui, al contrario siamo calorose ed accoglienti.
Angelo.
si lo so… infatti ci sono stato in vacanza ed è fantastico! è ovvio che sono passati tanti anni, bellissimo documentario comunque
salve..anche io sono sannicandrese vero anche se vivo a parigi da 40anni torno spesso a sannicandro vorrei aqiustare il dvd integrale a chi mi rivolgo,,??IL MIO MAIL “él le stesso di mia moglie questo fim mi da i brividi a vederlo anche che c’e mio izio e so che mio nonno al pantano ci andava tutti i giorni (alla padula)ho passato tutta la mia infanzia alla padula e a sannicandro. dunque quei ricordi mi danno la pelle d’oca grazie di communicarmi l’indirizzo per aquisto.nazario