Il mundial dimenticato: un gioco tra realtà e fantasia

Al cinema dal primo giugno Il Mundial dimenticato un’originale docufiction dove la parola fiction assume più di un significato.Scopritelo leggendo l’articolo!

Accadde in Patagonia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1942: Mentre il mondo è scosso dalla seconda guerra mondiale, nella remota regione argentina della Patagonia si svolgono dei mondiali di calcio che però nessuna traccia tangibile hanno lasciato. Il primo a parlarne in un suo racconto è stato lo scrittore Osvaldo Soriano che scrive di un suo zio loco (pazzo) segnalinee.
Da questo spunto i due registi Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, non nuovi a storie calcistiche ( hanno firmato Rimet – L’incredibile storia della Coppa del Mondo  nel 2010) partono per realizzare il loro lavoro.

Realtà e fantasia si fondono in questo documentario che unisce interviste a miti del gioco più bello del mondo quali Roberto Baggio o Gary Lineker ma anche l’ex presidente FIFA Joao Havelange a paesaggi selvaggi e incontaminati di una terra quasi sconosciuta ai più.

Grande spazio al momento storico che riesuma il personaggio leggendario di Guillermo Sandrini, un cineoperatore di provincia che campa come fotografo di matrimoni al quale, come un  novello Leni Riefensthal , un misterioso conte affida il compito di lasciare alla storia il mondiale.

 

Una storia alla “Stefano Benni”

 

C’è spazio per le interviste ai calciatori che fecero l’impresa ma anche per ricordare una storia d’amore mai confessata verso una fotografa, figlia del mitico e austero conte ed artista dell’avanguardia al centro di un triangolo amoroso con un tedesco “spia” di Hitler. E qui, tra le mirabolanti invenzioni di Sandrini quali “cine-casco”, la “camera fluttuante”, la “trampilla” e la “cine-pelota” la storia si tinge di quel tocco di surreale tanto caro ai fan di Stefano Benni, che in un suo popolare romanzo seppe declinare a suo modo il giuoco del calcio ( si tratta de La compagnia dei celestini n.d.r.).

Il grande scherzo

 

 

 

 

 

 

 

 

Dobbiamo plaudire ai due giovani registi per aver realizzato un documento preciso e valido in ogni suo punto: ricostruzione storica con filmati d’epoca, intervista agli esperti e a chi ha vissuto quel periodo, inchieste, scavi archeologici….peccato però che….che sia tutto finto!
Il lavoro si ascrive alla categoria del mockumentary cioè una storia che sembra vera ma fa solo il verso alla realtà (in letteratura un esempio è dato dai Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift mentre al cinema pensiamo a Borat di Sacha Baron Cohen.

Appuntamento al cinema dunque per gustare questo divertente lavoro che insegna a vivere il calcio per quello che è : un gioco, solo un gioco….

 

 

 

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