Qualche giorno fa il cinema Apollo di Milano è stato protagonista di due proiezioni insolite e molto interessanti: in primo luogo l’ultimo cortometraggio di Antonella Cardone, giovane regista emergente al lavoro con il suo primo lungometraggio; a seguire cinque corti di Dino Risi, girati subito dopo la guerra, ritrovati presso l’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo e restaurati dall’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa. Un’occasione unica che Cinemio non si è lasciata sfuggire…
My friend Johnny: quando la celebrità ti sconvolge la vita
My friend Johnny, questo il titolo del corto-documentario di Alessandra Cardone presentato a Venezia nella Giornata degli Autori, racconta la divertente storia del ristoratore veneziano Cristiano che, in occasione delle riprese veneziane del film The tourist ha avuto la fortuna-sfortuna di conoscere il leggendario Johnny Depp. Da quell’incontro una trasformazione improvvisa, un’amicizia speciale – almeno secondo Crisitano – che, in seguito alla partenza del divo, si trasforma in depressione e attesa che “il mio amico Johnny” ritorni, nel più goliardico contesto degli amici che lo prendono in giro e danno poco conto alla promessa di Jack Sparrow di tornare nella laguna per salutare Cristiano.
My friend Johnny non è sicuramente l’opera migliore della Cardone, non tanto per colpa sua, quanto piuttosto perché sembra mancare la base su cui poter lavorare: la vicenda è debole, basata interamente su interviste al protagonista e agli amici e su qualche foto amatoriale con il divo. Con la scelta di un montaggio veloce e sincopato, rende il girato più somigliante a un servizio di Studio Aperto che a un corto cinematografico di particolare valore artistico. Dispiace perché manca quella freschezza, quel tocco di genio ironico che avevamo felicemente trovato in Chapeau! e Beneficenza (che potete trovare qui). In attesa di un futuro giudizio sul suo primo lungometraggio, Alessandra Cardone resta, soprattutto per le sue opere precedenti, una delle giovani registe più interessanti del panorama italiano, sperando che in seguito confermi le grandi aspettative che riponiamo in lei.
Lo sguardo di Dino Risi sulla Lombardia distrutta dalla guerra
Dei cinque cortometraggi proiettati all’Apollo Spazio Cinema e nati dall’indiscussa abilità documentaristica di Dino Risi, autore de Il Sorpasso tra gli altri, alcuni colpiscono in maniera particolare. Il fulcro, a causa del periodo storico in cui sono stati girati, è la Seconda Guerra Mondiale, il teatro la Lombardia e in particolare Milano. Il più sorprendente fra tutti è certamente 1848, realizzato in collaborazione con Alberto Lattuada, Mario Bonfantini e Giorgio Strehler – che aveva appena fondato il Piccolo Teatro – per commemorare il centenario delle Cinque Giornate. Il corto è pervaso da una spiccata anima risorgimentale e mostra, tra l’altro, per la prima volta sullo schermo una giovanissima e bellissima Lucia Bosè.
Tra gli altri titoli, merita una menzione particolare Verso la vita, il cui tema principale è il recupero fisico e spirituale dei bambini rimasti orfani a causa della guerra e costretti a diventare uomini prima del tempo. Un corto toccante e duro da accettare, che vede come protagonista un bambino di nome Emilio che, dopo le disavventure e la distruzione seguite al conflitto mondiale, ritroverà il sorriso giocando con altri bambini, nel campeggio adibito al recupero della loro infanzia perduta.
Le altre opere ritrovate sono La fabbrica del Duomo, in cui il giovane Risi racconta nei minimi dettagli tutte le fasi di realizzazione delle statue e delle guglie del Duomo, La provincia dei sette laghi e Tigullio minore, il primo sulla Versailles di Milano – così era soprannominata Varese – e il secondo su un piccolo villaggio di pescatori sul golfo del Tigullio, con un ampio commento musicale e paesaggi che ricordano da vicino quelli dei vecchi western di Sergio Leone.