Sarà presentato fuori concorso, in anteprima mondiale, al Festival Internazionale del Cinema di Roma nella sezione Prospettive Doc Italia il film documentario Ho fatto una barca di soldi di Dario Acocella. Per l’occasione abbiamo intervistato il regista.
Ho fatto una barca di soldi
Fausto delle Chiaie è un artista pioniere della Street Art che da quarant’anni porta l’arte tra le persone, soprattutto quelle che difficilmente entrerebbero in un museo. Il suo atelier, all’aria aperta, è semplicemente un carrello della spesa e lo si può visitare, gratuitamente, in Piazza Augusto Imperatore a Roma. Ovviamente gli orari sono variabili: il museo chiude quando l’artista è stanco. Ho fatto una barca di soldi, dal titolo di una sua opera, racconta una giornata con questo artista che da anni fa parlare di se e che è riuscito a farsi conoscere ed apprezzare da critici e artisti.
A scriverlo e dirigerlo, con una sensibilità fuori da comune, è Dario Acocella, regista e sceneggiatore di serie televisive, film documentari, videoclip e cortometraggi che, con Ho fatto una barca di soldi, esordisce con un film documentario per il cinema. L’appuntamento è, quindi, per sabato 9 novembre 2013 al museo MAXXI quando, all’interno del Festival Internazionale del Cinema di Roma il documentario, una produzione Zerozerocento in collaborazione con Rai Cinema e Fanfara Film, sarà presentato fuori concorso nella sezione Prospettive Doc Italia.
L’intervista a Dario Acocella
Ciao Dario, iniziamo con il parlare di te: dopo tante esperienze televisive (videoclip, film, documentari) decidi di approdare al cinema e lo fai con un documentario. Come mai questa scelta? Pensi che sia un genere più vicino al tuo modo di essere regista?
Credo che oggi il linguaggio del documentario si stia rapidamente trasformando. Per quanto nato dall’esigenza di portare alla luce ed informare, a volte anche con un anima didattica, realtà sociali piuttosto che luoghi sconosciuti ai più (ricordo Comerio e Omegna come veri pionieri del genere nostrano), oggi è giunto a rispondere ad una domanda diversa rispetto ad allora; sottrarre al cinema la finzione. Quindi il cinema del reale, come va di moda dire oggi, trovo che sia estremamente interessante e pienamente corrispondente alle mie esigenze attuali. Mi ritrovo molto sia nella possibilità di utilizzare un codice stilistico proprio del cinema, sia nel raccontare storie vere, reali e non costruite a tavolino.
Ci racconti la genesi del tuo lavoro? Come sei arrivato a Fausto Delle Chiaie e alla sua storia?
Sono arrivato a Fausto semplicemente camminando per la mia città. Come dice Bonito Oliva nel film sono “inciampato” in Fausto tempo fa, e me ne sono innamorato. Quando poi un giorno mi sono accorto della grandezza del messaggio e del valore umano ed artistico di Fausto, mi sono detto…ma perchè non raccontarlo in un film?
Parliamo del protagonista, Fausto Delle Chiaie: come ha reagito alla tua proposta di un documentario a lui dedicato? E come avete collaborato durante le riprese?
Devo essere sincero, non ho mai fatto una vera e propria proposta a Fausto, lui non è per le cose così formali. Mi sono conquistato il mio spazio giorno per giorno, sono stato con lui per ben sei mesi giorno e notte, e lui, giorno dopo giorno, mi ha concesso sempre di più. Fausto in passato aveva già ricevuto attenzioni in questo senso, ma mai per così tanto tempo e così in profondità nella sua vita privata.
C’è una frase, che hai detto, che mi ha colpito riguardo il documentario: ‘ho deciso di intraprendere un viaggio che scavasse nella radice più profonda dell’essere artisti, nel genoma della creatività più pura e spontanea, dove ovviamente, il rapporto con il pubblico, è indispensabile’. Nel tuo lavoro da regista invece, quanto è importante il rapporto con il pubblico? Ed in generale quale pensi sia il rapporto che il cinema odierno crea con i suoi spettatori?
Un artista è niente senza il suo pubblico, poi è chiaro che ognuno mette in campo le proprie esigenze. Da anni ormai cerco di essere in sintonia con quello che faccio, esprimendo uno sguardo sul mondo personale, mio, ma che sia anche fruibile e comprensibile. In generale non amo i lavori autoreferenziali, così come digerisco poco quelli pensati a tavolino solo ed esclusivamente per raggiungere più pubblico possibile. Insomma basta avere qualcosa da dire!
Ringrazio Dario Acocella per la sua disponiilità e gli faccio un grande in bocca al lupo per la proiezione in anteprima del suo documentario che cinemio ha anche recensito.