Registi emergenti: ‘Frames – Suoni dal passato’ di Paolo Cilfone

Per la rubrica dei registi emergenti, voglio oggi parlare di Frames – suoni dal passato, del regista Paolo Cilfone. Il corto è stato presentato lo scorso 14 maggio al Cineporto di Bari e a moderare la conferenza stampa, con il regista, la protagonista Giulia Sangiorgio e la voce narrante Annabella Giordano, c’ero io.

Paolo Cilfone lo conosco personalmente e posso affermare con tranquillità che è un vero vulcano di idee. Fondatore della testata giornalistica Pugliaeccellente.com dedicata alle eccellenze pugliesi in Italia e nel mondo, si è specializzato in Filmaker nel 2011 presso lo IED di Milano. Frames – suoni dal passato è il suo primo cortometraggio ma ha già in cantiere diverse idee, tra documentari e cortometraggi.

Frames- suoni dal passato

Immagini che scorrono in bianco e nero, voce fuori campo e suoni, martellanti prima e delicati verso la fine. Non è facile raccontare Frames. E’ come cercare di spiegare una poesia: se ne può cogliere il senso ma la si apprezza solo leggendola e questo cortometraggio mi piace definirlo una poesia in video intenso e carico di significato che per essere compreso appieno deve essere visto.

Tre i momenti chiave del corto, quello iniziale nel quale la protagonista è sola in mezzo alla gente, quello centrale, di redenzione, nel quale si immerge nell’acqua e cerca di far pace con se stessa e con il suo corpo, ed il finale, a casa, la sua casa, che è anche il suo corpo nel quale, trovata la serenità, è rientrata.

A partire da una storia vera, raccontatagli a quattro occhi da Vera R., cui il corto è dedicato, Paolo Cilfone cerca di trasmettere, in soli 5 minuti, i sentimenti di questa donna ed il suo processo di rinascita. Come in un’iperbole vediamo la protagonista, inizialmente immersa nel suo dolore, schivare gli uomini e gli sguardi, per poi, dopo un momento di catarsi, cercare di riappropriarsi del suo corpo e delle sue emozioni.

Bravissima la protagonista Giulia Sangiorgio, dal cui sguardo la macchina da presa non si stacca mai, splendida la fotografia, in un bianco e nero liquido e sfuggente, che, unita ad un’ottima scelta di musica e voce narrante (una perfetta Annabella Giordano) rendono il corto davvero molto intenso.

La conferenza stampa

Come anticipato, ho con molto piacere moderato la conferenza stampa di cui i video che seguono sono degli estratti. Nel primo Paolo Cilfone racconta come è nata l’idea del corto, mentre nel secondo e nel terzo ci sono le impressioni della protagonista Giulia Sangiorgio e della voce narrante Annabella Giordano.

Le domande al regista

Qual è il significato del momento centrale del corto, quello dell’immersione della protagonista in acqua?

Vera ha tentato il suicidio e lo ha fatto in quel modo, ha lasciato la casa dove abitava e la sua famiglia ed è andata lì, vestita, con l’intenzione di suicidarsi. Si potrebbe pensare che abbia fatto un passo indietro pensando ai figli, avuti dopo i ripetuti stupri, di cui però non sa più nulla. In realtà ciò che l’ha fermata è stato l’amore per la vita e la sua fede: Vera è infatti cristiana nonostante vivesse in una nazione, l’Albania, totalmente atea. Da qui anche il segno della croce nell’acqua.

Nello scrivere il testo ti sei rifatto ad alcune parole che hai preso dal dialogo con questa donna. Quali sono quelle sulle quali ti sei soffermato maggiormente?

Vera descriveva la sua situazione come una gabbia. Mi diceva, “ho paura, vorrei uscire da qui”. E poi ha fatto un discorso sull’amore, sugli sguardi, sul fatto di avere fiducia di se stessa e degli altri. Lei non era timida, era schiva, la classica donna albanese molto ripiegata su se stessa, quasi avesse paura di tirar fuori le sue emozioni.

Lo spunto me lo ha dato quando mi ha detto “mi sono riconciliata con me stessa”, come se avesse accettato la violenza, come se fosse una cicatrice che c’è, fa male, ma porterà sempre con se. E’ difficile che una donna riesca a cancellare una violenza del genere.

Io ho preso spunto dai suoi sguardi ed è ciò che ho chiesto a Giulia, di comunicare la sua astrazione, il suo sguardo/non sguardo. Lei voleva fuggire ma è rimasta, ha tentato il suicidio ma non lo ha fatto, si è sposata nonostante prima odiasse gli uomini. Vera non vuole slegarsi dal passato, è la sua pietra, non lo rinnega perchè da quella sofferenza ha ricostruito la sua vita. Sono stati questi i contesti sui quali abbiamo lavorato. Anche parte del titolo, suoni dal passato, l’ho dedotto dal suo racconto: spesso si svegliava di notte a causa degli incubi e ciò che sentiva erano solo dei martellii nella testa.

Abbiamo prodotto un girato di 3 ore per ottenere quasi 5 minuti (per i quali ringrazio anche il montatore Roberto Cillo) nel quale ho cercato di comunicare il senso della sua storia che è positivo. Per questo ho evitato di inserire i momenti di violenza più drammatici nononstante me li abbia raccontati. Il mio vuole essere un manifesto dedicato a tutte le donne che come lei hanno subìto violenze ma con un senso positivo.

Tutto il cast, compresi i protagonisti, prima e durante le riprese non conoscevano la storia. Perchè questa scelta di far lavorare il cast al buio e a compartimenti stagni?

Ho voluto togliere le loro emozioni, lavorare in modo che non si preparassero. Con loro ho fatto solo un piccolo breafing raccontando per sommi capi quello che volevo ottenere. In realtà abbiamo effettivamente lavorato al buio perchè volevo far uscire il buio dalla luce. Ecco anche la scelta del bianco e nero, che a me, tecnicamente, piace molto.

Il corto è pieno di simboli, ad esempio il trucco della protagonista, che parte come una maschera e poi verso la fine la vediamo acqua e sapone come realmente vorrebbe essere. Ma anche la musica è molto particolare.Come hai lavorato con Tiziano Milani che ha curato la colonna sonora?

Tiziano l’avevo conosciuto solo una volta in precedenza è mi era piaciuto molto, lui si definisce un ‘architetto del suono‘. Gli ho dato solo delle parole chiave: mare, sguardo alienato e musica di sottofondo e mi ha capito al volo. Per Frames ho avuto un validissimo staff e ringrazio davvero tutti.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Io sono una persona ‘creativamente frustrata’ nel senso che creo sempre, non mi fermo mai. Sto già lavorando su un altro progetto che è legato alla prostituzione, mi sono calato in certe realtà, sono andato in certi luoghi a mio rischio e pericolo.

Il titolo, posso anticiparlo, sarà Obsessions: voglio fare questo parallelo tra la nostra vita normale e la sofferenza che qualche volta sfugge, tra cui c’è anche la prostituzione. Andando in questi posti ho visto davvero la sofferenza e cercherò di mostrarla.

So che in Frames, oltre alla giusta dedica alla vera protagonista, ce n’è una implicita, ad una persona con cui avresti voluto lavorare?

In una mia prima stesura, nella scena finale Vera si sposa, ed io volevo far vedere l’uomo con cui lei aveva scelto di stare. Avevo contattato per quel ruolo Damiano Russo e lo avevo sentito proprio tre giorni prima del suo tragico incidente. Quella scena non l’ho più girata ed il corto è dedicato anche a lui.

Il regista Paolo Cilfone con Antonella Molinaro

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