Intervista ad Eitan Pitigliani: il pluripremiato Like a Butterfly ed il nuovo progetto…

Siamo molto felici di ospitare ancora una volta il regista Eitan Pitigliani che in questo articolo ci parla del suo nuovo progetto: Like a Butterfly premiato in vari festival. E ci anticipa il suo nuovo film…

Like a Butterfly

Like a Butterfly di Eitan Pitigliani

Like a Butterfly – un invito alla prevenzione

di Francesca Barile

Eitan Pitigliani firma un corto, poetico, drammatico ma che apre alla speranza. Un incontro tra una vecchia star di Hollywood e un giovane attore rampante ma a un bivio, un dubbio lancinante che terrorizza quest’ultimo, tra sogno, finzione e verosimiglianza, in una pellicola che si incentra sul significato più profondo della vita e sull’importanza dei rapporti umani, e soprattutto dell’esserci per gli altri, ‘no matter what’.

Meravigliosa l’interpretazione di Ed Asner, una leggenda americana, vincitore di 5 Golden Globe e 7 Emmy Awards (Lou Grant, Mary Tyler Moore, Radici, Up), celebre anche in Italia per aver interpretato con umanità e pathos il papa buono Giovanni XXIII. Assieme a lui il protagonista Will Rothhaar, nel ruolo di Nick, un giovane che cerca risposte nel mondo, e che le trova solo nel momento più difficile della sua vita. Straordinaria la gamma di sentimenti che il corto, in soli 27 minuti suscita nello spettatore. Da vedere assolutamente.

Eitan Pitigliani

Il regista Eitan Pitigliani

Intervista a Eitan Pitigliani

Ciao Eitan, bentornato su cinemio. Like a Butterfly parla di un attore alle prese con la disillusione dei propri sogni. Come è nata l’idea del film?

L’idea del film è nata, come sempre nelle mie storie, dall’incontro tra una mia esperienza personale e un’ispirazione, un qualcosa, una voce che nella mia testa sembrava dirmi che raccontare questa storia avrebbe potuto essere importante per molti. E, devo dirti la verità, ogni volta che mi trovo di fronte al pubblico, sia nei festival internazionali che in quelli italiani, riscontro una grande passione da parte di persone di tutte le età, specialmente i giovanissimi, che hanno premiato Like a Butterfly più volte come miglior film. Forse perché ha volutamente un aspetto magico, ‘da sogno’, o perché non rispetta pienamente le regole del cortometraggio, ma devo dire che è stata una bellissima esperienza.

Will Rothhaar

Like a Butterfly: Will Rothhaar

Quanto tempo è durata la lavorazione sulla sceneggiatura scritta a quattro mani con Alessandro Regaldo con il quale hai già lavorato in passato?

Il lavoro sulla sceneggiatura è quello più delicato, assieme al montaggio. Con Alessandro avevo già collaborato in passato, e devo dire che è una delle poche persone che riesce a leggere dentro la mia sensibilità e a tradurre in forma scritta alcuni particolari di cui a volte neanche io sembro essere cosciente. Una volta scritto il testo, abbiamo fatto più revisioni, in inglese soprattutto, prima di arrivare al testo finale, dopo le prove con gli attori, che sin dall’inizio si sono innamorati della storia e del testo. Vedere Ed Asner emozionarsi alla prima lettura, un giorno a casa sua (in una stanza piena di Golden Globes e Emmy Awards ….) è stata un’emozione unica.

Componente essenziale del film è la colonna sonora e anche in questo caso ritroviamo il compositore Paolo Vivaldi. Come hai collaborato con lui, cosa cercavi dalle musiche del tuo corto?

Paolo Vivaldi è la ‘candy on the cake’ del film. Questa volta è stato davvero un incrocio speciale, perché cercavo qualcosa di molto particolare, onirico ma al contempo reale, vissuto, che riuscisse a strappare le corde dell’anima per poi ricomporle rapidamente, in un volo, quello della farfalla, che passasse non solo su Hollywood e sul mondo del Cinema, ma sulla vita in generale. E Paolo è stato magnifico, riuscendo ad entrare perfettamente nell’anima del film, toccando quelle profondità che caratterizzano il mio modo di vedere la vita. Con lui, che è una grande Maestro, ho trovato un connubio speciale. Sapere che crede in me e nelle storie che racconto mi rende immensamente felice e grato verso di lui. Con Paolo stiamo per vivere un altro viaggio bellissimo, molto molto lungo e magico.

 Will Rothhaar

Il protagonista di Like a Butterfly Will Rothhaar

Vedendo il film si ha l’impressione che l’attore famoso, che il protagonista incontra, sia il suo alter ego. E’ realmente così?

Eh, mi piacerebbe risponderti ma non vorrei influenzare il pubblico. Credo infatti che un regista e un narratore come prima cosa debba raffigurare, dipingere, con gli attori, la fotografia, la scenografia, la musica, i costumi, senza prendere una posizione netta, ma partendo dall’idea iniziale, che ha portato alla nascita della storia. Per questo, pur dando ad ogni personaggio il proprio punto di vista, preferisco rimanere sempre esterno e dare al pubblico la possibilità di farsi un proprio film, di vederlo con i proprio occhi e di fare un viaggio che lo porti ad una destinazione propria, per ognuno diversa.

Non a caso, Terrence Malick è uno dei miei registi preferiti, sicuramente quello che ammiro di più, perché con lui le regole narrative e cinematografiche non esistono, si va oltre. Il cinema diventa un viaggio nello spazio, in una dimensione tanto esteriore quanto interiore. Un viaggio interno che al contempo è un viaggio esterno, perché Malick, oltre che un regista, è un pittore, che lascia al pubblico la possibilità, o ancor meglio il diritto, di vivere ciò che vede e di costruirsi a sua volta l’immagine di quello che il film smuove nell’anima.

Ed Asner, Cindy Pickett ed Eitan Pitigliani

Like a Butterfly: Gli attori Ed Asner e Cindy Pickett ed il regista Eitan Pitigliani

Tu hai realizzato la tua opera con un cast internazionale. Ci puoi raccontare come è avvenuta la scelta degli attori e come è nata la decisione di girare il film all’estero?

A Los Angeles ho avuto la fortuna di incontrare il produttore Enrico Mastracchi Manes, che non solo ha fatto sì che questo film divenisse realtà, ma che ha voluto che fosse realizzato al massimo livello possibile di qualità artistica in ogni suo aspetto a cominciare dal cast. Con la collaborazione di Brad Greenquist, uno degli attori del cast e straordinario insegnante di recitazione, abbiamo quindi iniziato la scelta degli attori con un casting che è durato mesi.
Fioccavano nomi, idee, grandi incontri, con grandi star, anche persone che ovviamente non posso nominare…

Ma poi è arrivato lui Ed Asner, che conoscevo già per Lou Grant e per il ruolo di Papa Giovanni XXIII nel film Rai. In Ed ho visto esattamente l’immagine del personaggio che avevo scritto, un uomo vissuto, con una presenza forte ma al contempo un cuore immenso, con una voce che sembra venire dal cielo, tanto calorosa da emozionare sempre negli stessi momenti, con la stessa intensità, già dalle prove. Il giovane protagonista è Will Rothhaar, che conoscevo già per la sua interpretazione in Killing Kennedy, che gli è valsa una nomination agli Emmy, un attore superlativo, con un mondo interiore immenso e una forza emotiva incredibile, con il quale mi sono trovato subito, e che è riuscito a mettere sullo schermo alcuni aspetti nascosti del personaggio.

Last but not least, Cindy Pickett, il cuore del film, personaggio che in realtà è stato scritto per primo, ispirato ad una persona a me carissima, una donna che mette sempre gli altri davanti a se stessa, sempre e comunque, che quando sono andato in America la prima volta mi ha accolto come un figlio, facendomi capire che forse l’amore vero, disinteressato e totale, nella vita esiste. E grazie a lei sono riuscito a trovare in Los Angeles una seconda casa, e ad amare gli Stati Uniti ancora di più di quello che pensavo. Cindy Pickett è stata strepitosa in questo, perché ha carpito ogni singolo aspetto e particolare del personaggio, trovando un equilibrio tra il voler esserci per l’altro, a tutti i costi, e il rispettare lo spazio dell’altro la famosa ‘personal bubble’, che ha reso il personaggio davvero meraviglioso.

Nel cast anche Brad Greenquist, che in sole tre scene mi ha fatto innamorare del suo calore, Rita Raider, un’infermiera magica e di grande sensualità, che si muove tra due mondi, quello reale e quello onirico, e Michael G.London, che ha dato un tocco di realtà e di comicità al film.

Termina qui la prima parte dell’intervista ad Eitan Pitigliani. Continua a leggere la seconda parte nella quale il regista ci parla del suo nuovo progetto…

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