Questa settimana, per il ciclo su Alberto Sordi , parliamo de IL CONTE MAX ,un remake di un film interpretato venti anni prima da Vittorio De Sica.
Quando un remake diventa insuperabile: Il conte Max
Nel 1957, Giorgio Bianchi, un regista definito “onesto artigiano” ,decide di realizzare, coadiuvato da Vittorio De Sica e da Alberto Sordi ,che sempre ebbe per il regista e attore ciociaro un sentimento quasi filiale ,il rifacimento di una pellicola realizzata venti anni prima nel 1937 in pieno periodo “telefoni bianchi” e intitolata “Il signor Max”. Il film all’epoca vedeva il giovane De Sica nei panni di un giovanotto di umili origini che si spaccia per un aristocratico ,salvo poi accorgersi che la felicità è nelle piccole cose e nell’amore per una giovane appartenente come lui alla piccola e operosa borghesia ( sottile richiamo all’autarchia di regime). In questo nuovo film ,Sordi, ormai superata la trentina ,è un giornalaio che vive con gli zii ,con la fissa per l’alta società, mentre De Sica è un conte squattrinato, furbo, ma di buon cuore, che gli fa da mentore.
Il successo è assicurato e Sordi è ormai a pieno titolo un divo nazionale che comincia a strizzare l’occhio all’estero.
Sordi diventa interprete a tutto tondo
Se nelle pellicole precedenti Alberto è principalmente un comico che porta avanti dei personaggi esasperati, quasi caricaturali ( si pensi al compagnuccio della parrocchietta o al celeberrimo e famigerato Nando Mericoni), nella pellicola di Bianchi l’attore ,al contrario , deve seguire le direttive di un copione più delineato e ordinato che , tra l’altro, partendo da un’idea non originale, deve necessariamente seguire la falsariga della sceneggiatura del film del 1937.Pur mettendoci la sua personale vena interpretativa e diventando così protagonista di gustose gags, Alberto riesce però a farsi guidare dalle giuste briglie del regista, dimostrandosi così finalmente un attore maturo e a tutto tondo, pronto per prove da protagonista sempre più impegnative e interessanti come di fatto avverrà negli anni a venire.
Una coproduzione di buon esito
Caratteristica del film è quella di essere una coproduzione italo-spagnola, il che porta ad avere interpreti sia spagnoli che italiani e che vede il film distribuito immediatamente anche in Spagna, dove riuscì ugualmente ad ottenere un buon successo consentendo all’attore capitolino di provare l’ebbrezza di un successo meno all’amatriciana, ma più vasto ,andando oltre i confini dello stivale italico. Sordi, pur avendo abituato il pubblico a parti di sbruffone, riesce anche piuttosto bene nella parte “romantica” della storia tanto da duettare con impegno e credibilità con la partner di turno, la bella iberica Susanna Canales.Tra tutte le pellicole dell’attore, questa è sicuramente quella più sentimentale interpretata da Sordi, ma ugualmente, grazie alla professionalità che lo caratterizzava, il nostro Albertone dà il meglio di sè e sa far commuovere e illanguidire.
Ancora oggi la pellicola ottiene buon ascolto quando viene passata sui vari canali televisivi, tanto che nel 1991, Christian De Sica, convinto dall’immutato successo del soggetto della storia, ebbe l’idea di realizzare un ennesimo remake in chiave moderna che però ,si risolse in un clamoroso flop a causa della banalità e della volgarità che non rendevano minimamente il senso della vicenda sviluppata nelle due precedenti riduzioni cinematografiche.
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