Arriva finalmente nelle nostre sale il 9 ottobre 2014 Amoreodio, film del 2013, di Cristian Scardigno che ha avuto un percorso molto lungo dopo essere passato per molto festival tra cui il Sudestival.
Amoreodio
E’ l’opera prima del regista Cristian Scandigno, dopo tre buoni cortometraggi. Il regista ha scelto l’estero per il debutto del suo film, il Festival di Annecy in Francia, dove la protagonista Francesca Ferrazzo vince come migliore interprete femminile, e il Festival des Films du Monde di Montreal, nella sezione Focus sul cinema mondiale. In Italia invece ha avuto un buon successo al Sudestival (in occasione del quale abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo). Forse voleva un pubblico che non fosse saturo di tutta la pubblicità televisiva che ci fu attorno ai fatti di Erika e Omar, lei quattordicenne e lui diciassettenne all’epoca dei fatti.
I due protagonisti Katia (Francesca Ferrazza) e Andrea (Michele De Girolamo) sono molto credibili nel far arrivare quel disagio tipico giovanile di due ragazzi che vivono in una realtà di provincia italiana, che potrebbe essere ovunque nel mondo, non necessariamente in Italia. E’ questo il tema centrale, questo vuoto che ci circonda, questo senso di inquietudine tipico dell’età adolescenziale, che ha bisogno di stimoli e di riferimenti, ma che in realtà vive in una realtà ferma, quasi irreale, dove non c’è nulla, rappresentata da una fotografia delle ambientazioni molto fredde, che danno proprio il senso del distacco.Loro rifiutano in tutto ciò che sono le regole, quelle familiari e quelle scolastiche, vogliono essere liberi, ma non sanno che la libertà si conquista proprio con il sapere e che c’è un limite per cui si deve rispettare anche quella degli altri e non fare solo ciò che si vuole e non considerare ciò che ti circonda. I due ragazzi si perdono nei loro discorsi e dentro il loro mondo, scordandosi tutto e tutti, tanto da commettere in maniera molto razionale e fredda un feroce omicidio, così come se fosse normale. Dandogli una spiegazione ai loro occhi razionale, ma ovviamente c’è un fondo di malattia dietro entrambi, questo fondo di rancore e odio scaturito da problemi di accettazione verso se stessa in realtà. E’ lei che non sta bene, è lei che non si vede, ma questo disagio lo trasferisce verso la famiglia, ed invece di invocare aiuto, lo alimenta sempre di più fino a progettare un omicidio. E tutto questo viene fruito dallo spettatore in maniera del tutto agghiacciante. Come si fa a non riflettere sul togliere a qualcuno una vita umana, che sia per premeditazione o sia per difesa o per guerra? Quando trapassi quel sottile valico non puoi più tornare indietro e il tuo essere cambia inevitabilmente.
Cristian Scardigno, è bravo proprio a mettere in scena questa umana tragedia, e senza andare a scadere nei pregiudizi, raccontando i fatti in maniera cruda, senza trovare scappatoie, e non è sempre facile lavorare in questo modo. E’ scomodo e non lascia modo ad interpretazioni ed ambiguità. Decisamente un film terapeutico per la psiche umana, mette lo spettatore nella condizione di riflessione profonda.