Speciale BIF&ST: ‘The Art of Super-8: The Analogic Revolution’, il documentario di Camillo Valle

In concorso nella sezione cortometraggi del BIF&ST 2013 erano presenti anche alcuni documentari. Tra i più interessanti troviamo The Art of Super-8: the Analogic Revolution, di cui parliamo oggi con il suo regista Camillo Valle.

Camillo Valle, classe 1981, è laureato al Dams di Bologna e appassionato di arte, poesia, filosofia e cinema. I suoi lavori, documentari, cortometraggi e videoclip sono più vicini al cinema sperimentale e alla poesia che al più tradizionale cinema narrativo. Ha inoltre fondato, nel 2012, una casa editrice ”Osteria del tempo ritrovato – Editore” con cui pubblica piccoli libri di poesia sperimentale. The Art of Super-8: the Analogic Revolution, oltre ad essere stato in concorso al BIF&ST, è in concorso al David di Donatello 2013 ed è da poco stato selezionato al 2013 Cannes Court Métrage – Short Film Corner.

Un frame del documentario

The Art of Super-8: The Analogic Revolution

In un mondo in cui la tecnologia digitale è praticamente ovunque, Camillo Valle, nel suo interessante documentario, cerca di rispolverare la magia del Super-8, tenuta in vita da originali cineasti che, in totale controtendenza, continuano a mantenerne viva la passione. Attraverso un viaggio in giro per l’Europa, il regista ci porta nei loro laboratori, alcuni dei quali molto stravaganti, per mostrare al pubblico quanto in fondo sia facile ed economico provare a riscoprire la pellicola. Ottimo il montaggio, scandito in capitoli dalle domande che il regista pone a se stesso ed agli intervistati e da spezzoni, simpatici ma anche nostalgici e romantici, di video in Super-8.

Le domande al regista

Ciao Camillo, benvenuto su cinemio. ‘The Art of Super-8: The Analogic Revolution’ evidenzia la passione che hai per il super-8. Vuoi raccontarci come sei arrivato all’idea del corto?

Il breve documentario sul super-8 è nato in maniera spontanea, ho girato la maggior parte dei miei cortometraggi in pellicola e volevo condividere alcune riflessioni. Molti film-maker che ho conosciuto inseguono un sogno attraverso l’acquisto dell’ultimo modello di videocamera digitale e dell’ultimo plug-in disponibile. Io di volta in volta scelgo la pellicola e il formato più adatto. Giro anche in digitale, dipende da cosa voglio raccontare e come.

Penso che un momento importante per la mia formazione sia stato nel 2006 quando ho avuto la fortuna di lavorare, per un breve periodo, in un laboratorio di sviluppo e stampa cinematografico a Milano (Blue-Gold) tra moviole e tele-cinema. Purtroppo il laboratorio ha chiuso da pochi mesi ma restano diversi posti dove far sviluppare le proprie pellicole. L’idea di partenza del documentario era quella di dare un piccolo contributo al mondo della pellicola, condividendo esperienze ed opinioni di cineasti indipendenti. Il super-8 ha dei colori incredibili in proiezione, le sue imperfezioni lo rendono unico, ma sopratutto permette a tutti di portare questa magia a casa. Oggi più di ieri visto che ad un prezzo accessibile è possibile procurarsi tutto l’occorrente per iniziare a girare. In ogni mercatino dell’usato vedo vecchie cineprese che aspettano solo che dei giovani film-maker le facciano rivivere.

Un appassionato di Super-8

Nel corto intervisti appassionati in giro per il mondo: vuoi raccontarci come si è svolta la tua ricerca?

Due anni fa mi trovavo a Berlino e ho cercato di capire che interesse potesse suscitare il documentario. Le persone a cui ho sottoposto il progetto mi hanno risposto con una tale disponibilità che il giorno successivo ho iniziato a realizzare le prime interviste e a stendere il progetto. Nel frattempo ho contattato artisti ed artigiani olandesi che volevo conoscere da tempo e anche loro mi hanno risposto con entusiasmo. In quel periodo stavo andando in ferie verso Copenhagen in furgone, al ritorno ho deviato un po’ rotta e ho registrato anche le loro interviste.

Tre mesi dopo ho raccolto con la stessa modalità i contributi dall’Inghilterra e dalla Francia. Il montaggio ha richiesto davvero molto tempo ed è in questa fase della lavorazione che è nata la collaborazione con Home-movies – Archivio Nazionale del film di famiglia. Personalmente non amo molto i documentari patinati e didattici, per questo mi sono confrontato con questo genere. Volevo fare qualcosa di diverso. Volevo cambiare gli ingredienti. Mi piaceva l’idea di lavorare ad un ironico manuale di resistenza al freddo mondo digitale.

Un appassionato di Super-8

C’è qualche aneddoto su questa fase della preparazione del corto?

Durante la realizzazione del documentario ho realizzato un camera-less film. Un micro metraggio dove le animazioni sono state disegnate a mano direttamente su pellicola super-8. Le titolazioni sono state poi aggiunte in digitale. Oltre al fatto di averlo musicato con esperimenti sonori realizzati da me nel 1998, mi sembra sia un progetto abbastanza curioso.  Eccolo:

The Art of Super-8 ha partecipato, con successo direi, al BIF&ST. Cosa ti è rimasto di questa esperienza?

E’ stato bello vedere le sale del multisala piene ed i biglietti esauriti per le proiezioni. Ho scoperto autori interessanti. In passato ho partecipato a diversi festival ed uno dei problemi ricorrenti, a mio modo di vedere, è la scarsa partecipazione di pubblico. I film, come ogni altra opera, vivono solo se ci sono spettatori a fruirne e a interpretarli. Un pubblico di giovanissimi, entusiasta come quello del Bif&st, trasmette energia. Mi è piaciuta in particolar modo la selezione dei cortometraggi perché ha offerto uno spaccato abbastanza ampio di quali forme il cortometraggio può assumere: dall’animazione al documentario breve, passando per il più classico e tanto amato cortometraggio di finzione.

Un appassionato di Super-8

Qual è stato il riscontro di pubblico che hai ricevuto?

La cosa che mi ha fatto più piacere è che molti si siano incuriositi. Ad alcuni è piaciuto molto il montaggio e il ritmo incalzante mentre altri hanno ritrovato quel forte legame che l’8 mm e il super-8 hanno con l’infanzia e con i ricordi del tempo ritrovato. Speriamo ritrovino il piacere di proiettare i loro ricordi in pellicola.

Per quanto mi riguarda il riscontro più bello mi è arrivato un anno fa da alcuni amici film-maker che, con curiosità, erano passati a vedere i pre-montati del documentario ed un paio di giorni dopo avevano già acquistato la prima cinepresa. Non avevano mai girato in pellicola prima. Ho saputo proprio in questi giorni che uno di questi progetti, completamente girato in super-8, dal titolo ‘’Parole sostenibili’’ sta avendo un ottimo riscontro ed ha ottenuto due candidature al Miff –Milano International  Film Festival.

Nella tua biografia ti definisci appassionato di Arte, Poesia, Filosofia e Cinema ed i tuoi lavori sono molto sperimentali.  Cosa vuoi raccontare al pubblico con i tuoi corti? C’è un invisibile filo logico che li lega?

Un legame invisibile c’è ma al momento non mi è concesso di scoprirlo. I miei lavori precedenti risultano sperimentali perché non ho aderito alle classiche strutture narrative del cinema. D’altra parte è molto facile finire nelle categorie sperimentali visto che molti festival hanno canoni rigidi nelle selezioni, Documentari esclusivamente sopra i 50 minuti e corti, solo di finzione, sotto i 30 minuti. Tra questi due estremi penso ci siano percorsi veramente interessanti da seguire, e soprattutto percorsi meno esplorati. Al momento sto seguendo una strada legata più alla poesia che al romanzo di narrazione. Mi fa piacere che i miei lavori precedenti abbiano avuto un buon riscontro sia in festival sia in esposizione d’arte. Prendo in prestito da Hegel un immagine che mi piace molto: L’arte è come l’effetto che un ragazzino produce gettando una pietra in uno stagno contemplando i cerchi che si allargano dal punto in cui la pietra è caduta.

Ed ora uno sguardo al futuro. Hai già un nuovo progetto nel cassetto?

Ho diversi progetti ma in questo momento sto cercando finanziamenti e collaboratori per portarli avanti. Al momento ho realizzato un breve contributo per un documentario collettivo dal titolo Animal Revolution. E’ possibile seguire o aderire al progetto collettivo dalla pagina facebook. In parallelo, oltre ad avere una piccola casa editrice (Osteria del Tempo ritrovato Editore) con cui pubblico autori di poesia sperimentale e concettuale, da alcuni anni lavoro ad una serie di video con cui ho avuto il piacere di portare un po’ di poesia in festival di cinema e gallerie d’arte. Il titolo di questo progetto è Forme di poesia rinnovabile. Ad ogni esposizione modifico la raccolta che ogni anno si aggiorna di nuovi brevi episodi.

Il regista Camillo Valle. Foto di Antonella Strano

Ringrazio Camillo Valle per l’interessante intervista e gli faccio un in bocca al lupo per tutti i suoi progetti.

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