bolgia totale film

Bolgia Totale di Matteo Scifoni. Le mille sfaccettature dell’essere umano.

Bolgia Totale è l’opera prima del regista Matteo Scifoni, che uscirà nelle sale con la nuova casa di distribuzione Asap CInema Network, al loro secondo film dopo La Terra dei Santi. E’ un film di genere noir, che narra di persone che vivono in una città come Roma, in un microcosmo dove le regole non esistono, ci sono solo caos e violenza  e poco spazio per io sentimentalismi.

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Bolgia Totale

Bolgia Totale

I protagonisti di Bolgia Totale sono due personaggi diametralmente opposti ma simili. Il poliziotto Quinto Cruciani, interpretato da Giorgio Colangeli, e il bandito Michele Loi, interpretato da Domenico Diele, gia visto in  Acab di Stefano Sollima e La Foresta Di Ghiaccio di Claudio Noce, e che parteciperà all’ultima edizione della Mostra di Venezia con il film L’Attesa di Piero Messina.

Il regista ha voluto rendere un omaggio ai film di genere thriller, e questo si evince con chiaro riferimenti, a partire dai nomi dei personaggi (tipo Bonanza, interpretato da Gianmarco Tognazzi), all’ottima fotografia, curata da Ferran Parades Rubio, che ha gia lavorato nei film Zoran il mio nipote scemo e Perez.

Bolgia Totale Matteo  Scifoni

il regista Matteo Scifoni insieme all’attrice Xhilda Lapardhaja

Guardando il film viene in mente un po’ come ruoli il rapporto tra Arsenio Lupin ed i commissario Zenigata, tra cui si crea un legame stretto così come avviene con tra Quinto e Michele, che durante un fermo hanno modo di parlare e in qualche modo c’è un codice ed un rispetto, anche se si trovano sui due barricate diverse.

Ciò che premeva al regista era raccontare questi due uomini che ormai sono arrivati ad un punto della loro vita che non hanno più niente da perdere, per cui il poliziotto beve, si droga, scommette, e il bandito esce dal carcere per riprendere a spacciare, ed entrambi non riescono a vedere inizialmente una luce.

Alla fine Michele farà un tentativo di cambiare un meglio la propria vita, insieme a Zoe, (Xhilda Lapardhaja)  una ragazza muta, molto ben interpretata dall’attrice, al suo primo ruolo da protagonista e che dà un ottima prova di recitazione, riuscendo a utilizzare la propria espressività corporale. Lei per prepararsi ha studiato il linguaggio dei segni con un coach che la seguiva anche sul set.

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Domenico Diele e Xhilda Lapardhaja in una scena

I film noir  non sono molto prodotti in italia, forse perché si pensa che possano essere troppo costosi, mentre in realtà basta riuscire a creare l’atmosfera giusta e i personaggi per realizzarlo. Si spera che, come è accaduto negli anni 70, possa ritornare in voga e che abbia storie interessanti da raccontare, proprio come in questo caso.

Forse l’unico neo del film rimangono le troppe citazioni e idee che sono riprese da film americani. Ci sarebbe voluto un piccolo azzardo in più per creare qualcosa di personale, ma le basi ci sono.

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