Registi Emergenti: Vagina di Alessandro Porzio

Il regista Alessandro Porzio

Il cortometraggio di cui parliamo oggi ha un titolo molto coraggioso: Vagina. Protagoniste sono tre donne ma a dirigerlo è stato un uomo: il regista Alessandro Porzio che ci ha spiegato i motivi che lo hanno portato a parlare del gentil sesso.

Alessandro Porzio, classe 1987, è diplomato in grafica e fotografia e frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia. Ha all’attivo già due lungometraggi, Tutte le volte e Non te ne andare che lui però definisce ‘esperimenti filmici‘. Ha diretto anche video musicali e cortometraggi di cui l’ultimo, che ci racconta in questa intervista, dal titolo Vagina. Ha da poco terminato il suo nuovo cortometraggio.

Vagina

Inizi anni ’60: tre donne, di diversa erà e diverso ceto sociale, si incontrano nella sala d’attesa di un ginecologo. Camilla è la più giovane ed è allergica a quasi tutto quello che la circonda. Marta soffre di una gravidanza isterica e sta pensando di togliersi la vita. Roberta sta per entrare in menopausa e soffre di sensi di colpa.

Tra fissazioni, paure, rabbia ed insoddisfazione, Alessandro Porzio ci fa entrare nelle vite, per non dire nella parte più intima, di queste tre donne, ci racconta quello che forse non direbbero mai, ci fa immedesimare in loro. Nonostante sia scritto e diretto da un uomo, questo cortometraggio colpisce al cuore dell’animo femminile, spoglia il gentil sesso di quelle barriere costruite per difendersi e per non essere ferite, svelandone i segreti più gelosamente nascosti.

Carichi di significato i monologhi ed i dialoghi, sapientemente scritti dallo stesso regista, e bravissime le tre protagoniste sulle quali rimane sempre puntato, con intensi primi piani ed una fotografia calda ed avvolgente, l’occhio dello spettatore. Un lavoro intimo ed efficace, un omaggio alle donne, che merita sicuramente di essere visto.

Le domande al regista

Vagina racconta un aspetto molto intimo delle donne. Come sei arrivato a questa idea?

Mi è bastato esaminare quante cose non avevo in comune con loro.

Apollonia Bellino, Camilla

Del film sei regista e sceneggiatore per cui ti sei trovato in prima persona ad analizzare il mondo femminile. Hai fatto qualche ricerca specifica? Ti sei fatto aiutare da qualche donna a te vicina?

Credo che non ci sia da nessuna parte un universo così pieno di nozioni, di fascino, di emozioni da tirar fuori, come quello che circola intorno ad una donna. Credo sia fondamentalmente una delle più belle e naturali storie mai raccontate. Perché è umana. perché è maledettamente vera.

La realtà ha molte più cose da raccontare della fantasia. Ed in Vagina sono stato fedele a questo mio “credo” solo in piccola parte. I personaggi sono fittizi, con le loro “fisse” i loro problemi, ma calpestano la realtà. Ecco perché la fantasia ha un limite, perché ad un certo punto cade e deve necessariamente aggrapparsi alla realtà.

Ad aiutarmi inconsapevolmente in questo percorso sono state tutte le donne che ho incontrato per strada, quelle vicino a me, quelle lontane. Ed un piccolo e fondamentale ricordo di quando avevo, forse sette anni. Un dialogo tra tre signore di mezza età nella boutique da parrucchiera di mia zia. Vagina è per il 70% tratto da “una storia vera”.

Maria Claudia Moretti, Marta

Come sei arrivato alla scelta delle attrici e com’è stato lavorare con loro?

Mi diverte sempre molto lavorare con gli attori. Credo sia la parte più difficile e la più importate che un regista debba superare e preventivare prima di buttarsi a peso morto in un qualsiasi progetto. Con loro non è stato semplice, per me. Il testo era difficile, una sequenza impressionante di battute da sostenere ad un ritmo elevatissimo.

Loro sono state bravissime ed io sono stato fortunato ad essere riuscito a dare un volto, il loro volto, alle mie tre vagine. Tre modi diversi di recitare, tre modi diversi di approccio al personaggio, tre modi diversi di cercare la motivazione, l’emozione, la voce, sviscerando il più possibile quello che la storia chiedeva loro di raccontare con il corpo, con i gesti, con le stesse ed ultime parole.

Da parte mia va un grande bacio a loro tre e che si tengano ben stretto quel premio con quel nome così importante sulla targa. Del resto in tutti i miei lavori vengono premiati più gli attori che io stesso. Ma loro sono la storia. Noi l’occhio che la osserva.

Ilda Rosati, Roberta

Com’è andata la fase di preparazione del corto? Ci sono degli aneddoti che ti va di raccontare?

Avevo il titolo fin da subito. Un finale che mi piaceva. E non posso non pensare ad una frase di un grande come Pasolini che diceva: “Se hai il finale ed il titolo di un’opera letteraria come filmica allora hai il suo inizio ed il suo svolgimento.” Ecco che da subito avevo quello che mi serviva, quello di cui avevo bisogno.

Ho cominciato a discutere di Vagina in un bar mentre bevevo un caffè.  Niente di più naturale. Non sopporto l’idea di dovermi logorare affinché un progetto prenda forma, idea, contenuto. Mi piace pensare che non devo necessariamente sforzare il mio cervello, ma che la piena libertà, gli possa far bene, questo si.

Ho scritto la sceneggiatura in poche settimane. Da lì è partito un lungo periodo di prove con la coach delle ragazze: Gisella Burinato. Ed è forse in questo periodo che si consuma uno degli aneddoti più bizzarri, che, perlomeno, mi riguardano in prima persona.

Le attrici finiscono di provare. Era, credo, una delle ultime prove prima del set. Gisella era seduta poco distante da me. Silenzio. Lei dice qualcosa che ora non ricordo, poi mi invita a parlare, ad esprimermi. Lo faccio. Lei mi osserva poi mi interrompe. E’ da quel momento in poi che mi rimpicciolivo sempre di più sulla sedia, per altro scomoda. Gisella respira, nemmeno troppo forte, mi guarda e comincia:

Sei un regista. Parli come un regista. Sicuramente lo diventerai presto, ma…(il puntuale”ma” che distrugge) togliti questo egoismo da dosso, non è detto che quello che tu vedi, gli altri lo vedano. Ecco dove sta il tuo egoismo. nel tenerti il meglio per te, senza volerlo regalare a chi ti circonda.

Mi aveva fotografato interamente senza sbagliare inquadratura. Ero io. Questa cosa me la porto dietro e prima di ogni set è un pò come la mia preghiera affinché vada tutto bene, affinché possa avere la lucidità per raccontare quello che voglio nella maniera più giusta per me e per gli altri.

Qual è stato il riscontro di pubblico che ha ottenuto il corto, considerato anche la delicatezza del tema trattato ed il titolo che, non nascondiamolo, è abbastanza coraggioso?

Non è stato semplice accogliere alcuni giudizi, alcune critiche, alcuni pensieri a riguardo. Molto più semplice, al contrario, è essere riuscito a dire la verità. Una volta si è parlato di indignazione da parte di una giuria formata in parte da alcune donne e, devo essere sincero, a quella dichiarazione ho risposto semplicemente con: vuol dire che quelle là siete davvero voi. Perché indignarsi se quelle donne sono lontane da voi?

Perché sentirsi così fisicamente e moralmente coinvolte per una cosa che nemmeno vi sfiora? Ma era evidente che in loro, nelle loro parole, ci fosse nascosto quel pizzico, che personalmente odio nell’arte in generale e specie nella cinematografia, di perbenismo. Vagina è una di quelle cose che ami profondamente o odi alla prima sequenza di montaggio.

Poi il titolo. Altra storia complicata e sinceramente anche abbastanza desiderata da parte mia. Il titolo è un titolo e non sento di essere stato coraggioso, sento, invece, di essere stato profondamente sincero. Profondamente libero. Ma non è un titolo per tutti come del resto la storia che vive e che viene raccontata.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Dopo l’orgoglioso debutto teatrale come autore di un testo, in questi giorni ho ultimato la lavorazione del mio nuovo cortometraggio. Una storia nata un pò per caso. Una di quelle storie che mi affascina sempre raccontare. Un cast tecnico del tutto nuovo e degli attori che ho ritrovato dopo qualche anno di silenzio. Una bella esperienza, un bel modo di riavvicinarmi a quel genere di storie che amo.

Non nascondo di avere un pò di paura a riguardo per lo schema narrativo che la storia comprende ma, insomma, non ho mai considerato l’idea di dover fare qualcosa per chi la giudicherà. Non è una buona soluzione di crescita quella di cercare storie che possano piacere, che possano essere scivolose ed in sintonia con quello che la società richiede, non mi è mai interessato essere promotore di un cinema “paraculo”.

Quello che, invece, mi interessa è dare un’anima, un’identità a quello che racconto con i miei occhi e di conseguenza con i movimenti della mia macchina da presa.

Il regista Alessandro Porzio

Ringrazio Alessandro Porzio per la disponibilità e gli dò appuntamento sul nostro blog per parlare del suo prossimo lavoro.

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