Eccoci arrivati alla seconda ed ultima parte dell’intervista ad Elisabetta Minen, regista di Trê – Sé – Shalosh, suo primo cortometraggio. Dopo averci parlato dell’idea del film, oggi ci racconta della scelta delle musiche, del cast e delle difficoltà di girare un film indipendente.
Quattro chiacchiere con Elisabetta Minen
Elisabetta, parlaci un pò della colonna sonora. Come sei arrivata a scegliere Roberto Salvalaio?
Roberto Salvalaio è un socio di Artemedia, ci conosciamo da anni e collaboriamo spesso. Amico carissimo e musicista che apprezzo moltissimo. Dirige orchestre un po’ ovunque nel mondo. Si è lasciato coinvolgere con entusiasmo in questo progetto e quella di “Trê – Sé – Shalosh” è la sua prima esperienza nella composizione di colonne sonore per film…
Il film è girato ad Udine la tua città, che definisci amata ed odiata. Vuoi spiegarcene i motivi?
Credo che ogni nativo combatta tra il desiderio di allontanarsi e quello di tornare nella propria città. Ogni strada di Udine è legata a un ricordo della mia infanzia o della mia giovinezza e dei miei cari. Sono una nostalgica! Al tempo stesso questa città mi sta stretta e mi impedisce di guardare lontano…
Hai definito il film ‘no budget’. Quali sono state le difficoltà e cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Le difficoltà sono state tantissime: l’Associazione ha cercato il sostegno presso enti pubblici e sponsorizzazioni privati. Ma in tempi difficili e in luoghi così lontani da Roma, tutto quello che siamo riusciti ad ottenere non sono stati soldi, quanto dei risparmi di spesa: dal sostegno più grande a quello più piccolo.
La Videe di Pordenone ha messo a disposizione le videocamere, luci, carrelli, furgoni e molta attrezzatura professionale, le location sono state gratuite, i costumi ci sono stati prestati da una casa di moda Niù di Udine e da Canova dei Querini, abbiamo avuto il sostegno della lavasecco che ci ha pulito i costumi prima di restituirli, abbiamo avuto il catering gratuito fino a un bancale di bottigliette d’acqua per i 30 giorni di ripresa…
Cosa mi ha insegnato questa esperienza: che se veramente si vuole qualcosa, si può fare tutto, o quasi. Dipende poi dagli obiettivi che ognuno di noi si pone. Mi rendo conto di essermi posta un obiettivo ambizioso e nei limiti delle mie possibilità economiche ma anche di risorse umane sono riuscita a svolgerlo, credo, al meglio. Per contro: a non voler fortemente qualcosa quando ci si concretizzano tali e tante avversità…
Com’è avvenuta la scelta del cast e com’è stato il rapporto con i protagonisti sul set?
Per il cast abbiamo organizzato dei provini. Con questo film non solo per il cast ma anche per i ruoli tecnici, c’era la volontà di renderlo un prodotto “autoctono”. Oltre a me sono friulani gli attori Werner Di Donato (il cieco) Alberto Torquati (Pavel) e perché usciti dall’ Accademia Nico Pepe di Udine come Massimiliano Grazioli (Mehdi).
Il direttore della fotografia, Luca Coassin è friulano e volevo che vedesse Udine un occhio che la conosceva bene oltre al mio; per le musiche siamo andati poco lontano (Salvalaio è veneto, comunque ha in parte origini friulane); il tecnico del suono, Leo Kopacin Gementi è di Udine, Paolo Antonio Simioni, Paolo Fagiolo e Giuliana Musso che hanno doppiato rispettivamente Pavel, Mons. Angelo e Irene, sono di Udine; quasi tutte le maestranze sono friulane…
Al tempo stesso forte internazionalità: Ronald Kosturi, il supervisore artistico, era albanese ma vissuto per molti anni in Germania (a lui ho dedicato il film come segno di gratitudine), l’attrice Vivianne Treschow è svedese, Yassine Marroccu è italo-marocchino, Enrique Bartels costaricano, l’angelo del nord Alejandro Paituin Flocco è di origini colombiane… molte comparse poi di tutte le nazionalità.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Senz’altro portare a termine questo progetto e per portarlo a termine intendo riuscire a trovare un distribuzione se non cinematografica, homevideo o comunque che questo film riesca a farsi vedere dal più ampio pubblico possibile e a far parlare di sé. Se alla fine dovessimo rientrare dalle spese, non escludo che potremmo avventurarci in una nuova produzione.
Senz’altro continuare nelle produzioni video come stiamo facendo, videoclip, video di eventi di spettacolo… Realizzare cortometraggi e spot pubblicitari.
Prima di concludere ringrazio Elisabetta Minen per la gentilezza nel rispondere alle mie domande, ricordo ancora che il film è disponibile in streaming e in pay per view a €1,99 sul canale Indipendentcinema di Streamit, la prima tv sul web, ed invito i lettori ad ascoltare la nostra chiacchierata sul film:
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