Registi emergenti: 33 giri di Riccardo Di Gerlando

Dopo aver ascoltato l’intervista all’interno del podcast dello scorso 16 febbraio, ecco il resto dell’intervista al regista Riccardo Di Gerlando autore dell’intenso cortometraggio 33 giri.

Riccardo Di Gerlando, insieme a suo fratello Marco, er già stato ospite di questa rubrica in occasione della presentazione del corto C’era una volta il cinema. Dopo anni di condivisione della macchina da presa (hanno infatti diretto numerosi cortometraggi , videoclip e documentari vincendo vari premi nazionali ed internazionali), Marco e Riccardo hanno deciso di provare l’indipendenza.

Classe 1980, Riccardo è laureato al Dams di Imperia con una tesi sulla Disabilità nel cinema e diplomato in regia cinematografica presso la scuola SDac di Genova nel 2008. Gestisce con il fratello l’associazione cinematografica Sanremo Cinema, fondata nel 2003 e dal 2008 si è specializzato in videoarteterapia per disabili  e realizza video, spot e cortometraggi con protagonisti ragazzi diversamente abili. 33 giri è il suo ultimo cortometraggio.

33 giri

Un ragazzo disabile, che ha da poco perso la mamma, è solito passare le giornate in un bosco vicino, frequentato, tra gli altri da una signora bionda che fa jogging. Improvvisamente vediamo il ragazzo trasportare con fatica un sacco dal quale fuoriescono capelli biondi. Cosa  sarà accaduto?

Storia d’amore materno e filiale, 33 giri è un cortometraggio intenso e misterioso che affronta la disabilità mentale senza scadere nel solito buonismo che spesso ritroviamo in molti film sullo stesso tema. Riccardo Di Gerlando sceglie come protagonista di questo suo ultimo progetto un ragazzo down che mostra, come quasi sempre è nella realtà, autosufficiente e capace di pensare con la propria testa.

Senza il minimo uso dei dialoghi e puntando solo su gesti e sguardi, sapientemente orchestrati da un’ottima regia, una splendida fotografia ed un efficace sottofondo musicale, 33 giri accompagna lo spettatore in questa misteriosa avventura, tra sogno e realtà, tra desideri e rimpianti fino al commovente epilogo finale.

Le domande al regista

Nel link che segue è possibile ascoltare le risposte di Riccardo alle mie domande sul suo lavoro, le sue esperienze ed influenze, sull’associazione Sanremo Cinema e su com’è nata l’idea di 33 giri:

[powerpress]

Di seguito invece il resto dell’intervista

Com’è andata la fase di preparazione del corto? Ci sono degli aneddoti che ti va di raccontare?

La fase di preparazione del corto è stata molto difficoltosa per numerosi aspetti. In primis la ricerca delle location, abbiamo perlustrato numerosi paesini che potessero rispecchiare l’ambientazione che richiedeva la sceneggiatura. Qui devo ringraziare un consigliere  comunale di un piccolo borgo dell’imperiese (Costarainera) che ci ha affidato praticamente le chiavi del paese.

Il bosco per esempio volevo fosse un angolo incantato quasi fiabesco. Quando ero ancora in fase di sceneggiatura sognai proprio una scena del mio lavoro: vedevo il protagonista camminare nella boscaglia e notavo scendere dagli alberi alcune mani di manichino appese ad una lenza. Ho voluto ricreare questa atmosfera onirica e inquientante per aumentare la tensione e l’atmosfera macabra della storia.

Il mio corto è ricco di contatti. Le mani sono fondamentali: gli abbracci, il tatto con oggetti che richiamano la madre, il levare e togliere la puntina del vecchio 33 giri. Le mani appese a metà tra aria e terra rappresentano il sogno, l’angolo magico che non si può toccare perchè  apparentemente non esiste specie per noi “normali”.

In secondo luogo abbiamo dovuto concentrare le riprese in 8 giorni consecutivi. Quindi la produzione ha contattato da Roma l’attore Massimo Botti, attore che ha interpretato numerose fiction e film (Habemus Papam), con la quale avevo già lavorato ad un mio precedente corto (C’era una volta il cinema), l’attrice brasiliana Lindy Lima e Nicoletta Napolitano, attrice della Compagnia teatrale del Teatro dell’Albero di San Lorenzo.

Il protagonista Marco Pingiotti

Come sei arrivato alla scelta degli attori e com’è stato lavorare con loro, in particolare con il protagonista Marco Pingiotti?

Con tutti gli attori ho lavorato in maniera ottimanale: sempre disponibili e collaborativi. Massimo Botti in particolare è un grandissimo professionista. Anche con tutta la troupe si è lavorato nella maniera piu’ tranquilla e professionale. Cito i miei tre assistenti principali Marco Di Gerlando (direttore della fotografia), Manuel Pidutti (operatore) e Giancarlo Pidutti (fonico).

La scelta del protagonista  è stata  la più semplice. Lavorando con un centro diurno per disabili, con cui avevo già realizzato un piccolo corto, ero rimasto colpito da Marco Pingiotti. Il ragazzo ha dimostrato subito delle qualità sorprendenti specie a livello espressivo. 33 giri è infatti un corto narrato per espressioni e gesti.

Nella maggior parte del film l’interprete principale si trova ad osservare elementi chiave della storia. Durante la direzione attoriale, ho dovuto ricorrere ad alcuni escamotage con il protagonista down. Nella prima scena per esempio, quando si trova al cimitero ad osservare la lapide della madre non è stato facile  fargli focalizzare lo sguardo su un punto preciso. Spesso il ragazzo disabile si distraeva  e distoglieva lo sguardo.

Ho optato così, durante la registrazione, all’elencazione vocale di tutte le lettere che componevano il nome scritto sulla lapide. Il ragazzo ascoltando la mia voce seguiva le lettere e il suo sguardo restava fisso e concentrato.

Nelle altre scene specie quelle in cui si prepara davanti allo specchio, quando trascina il corpo  e quando lo veste gli ho chiesto semplicemente di immaginare la scena che la storia richiedeva. In ogni gesto, ogni espressione appariva naturalissimo come se stesse vivendo realmente la storia del cortometraggio.

Qual è il riscontro di pubblico che 33 giri sta ottenendo?

Il corto è terminato nel dicembre 2011. Lo abbiamo messo in rete dopo Gennaio e per adesso ha già superato le mille visite! In poco tempo ho ricevuto contatti da alcuni cineforum e centri per disabili per proporlo in convegni. L’approccio è stato quindi  buono, ora parleranno i vari festival nazionali ed esteri.

Il tuo corto è appena stato selezionato ai David di Donatello? Come stai vivendo questo momento?

Si. Una splendida notizia e una vetrina importante. Credo sia importante restare con la testa sulle spalle perchè quello della cinematografia italiana è un mondo assai difficile. Mi godo comunque il momento. Spero che il corto possa avere la giusta visibilità nazionale per dimostrare che nel mondo handicap esistono anche  qualità geniali!

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Come ogni regista indipendente il mio prossimo obiettivo è quello di girare il mio primo lungometraggio. Sto già lavorando alla stesura della sceneggiatura. Racconta una storia in bilico tra la vita e la morte ispirata al film Il Settimo sigillo di Bergman. Incrociamo le dita!

Il regista Riccardo Di Gerlando

E con il sogno di Riccardo Di Gerlando chiudo questa interessante intervista dando appuntamento ai lettori di cinemio alla prossima settimana.

No Responses

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *