Lezioni di cinema: le domande a Sergio Castellitto

Terminiamo la lezione di cinema dell’attore e regista Sergio Castellitto dopo aver parlato dei suoi esordi e dei suoi film di maggior successo, ha risposto alle domande del pubblico attento e curioso del BIF&ST 2014.

Le domande del pubblico a Sergio Castellitto

La recitazione, secondo Castellitto, nasce con il panico e la paura. In questo particolare momento storico il teatro è ancora più di prima una necessità per un arricchimento?

Sergio Castellitto: Il teatro è l’unica forma di rappresentazione in cui puoi sentire l’umore e che non sarà mai virtuale. Tutto è virtuale, qualsiasi altra forma di rappresentazione lo è o lo diventa. Tutto sommato anche il cinema è virtuale. Invece il teatro accade là, in quel momento, e questo fa la differenza fondamentale. Il cinema ha poco più di 100 anni, il teatro ne ha 4000. Fate tutto nella vita ma non dimenticate ogni tanto di andare a teatro.

Il regista e attore Sergio Castellitto. Foto di Francesco Guida

Visto che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna (Margaret Mazzantini n.d.r.), com’è il rapporto a casa?

Sergio Castellitto:  (ride) Ogni tanto ci accoppiamo anche, abbiamo fatto quattro figli! A parte gli scherzi è molto faticoso far credere quello che sto per dire però è la verità: noi siamo di una normalità devastante, il nostro procedere nella vita non si è mai costruito su di una strategia. Ci siamo incontrati, non sono sempre state rose e fiori, ci sono stati conflitti, come succede in quella idea, nel senso più laico, che dicevo prima di famiglia. Questa è una cosa che Ettore (Scola n.d.r) diceva quando facevamo il film La famiglia: questo aggregato di sangue e di relazioni, di rapporti, di conflitti… me la ricordo ancora questa frase. In questo bordello c’è da qualche parte nascosto l’amore.

La politica

Sergio Castellitto: Io penso che a volte c’è più politica in un quadro di Mirò, di Picasso che in un servizio giornalistico che parli direttamente di politica. Quello che rimane in un lavoro artistico, credo, è il segno simbolico, quello che è a disposizione di tutti quanti, attraverso la propria intelligenza, la propria sensibilità. Un buon film è un pozzo che tu puoi aprire, metterci la mano dentro e qualcosa la trovi sempre.

Il regista e attore Sergio Castellitto

L’esperienza di ‘Tre colonne in cronaca’ di Carlo Vanzina con Gian Maria Volontè

Sergio Castellitto: Volontè, un altro gigante, come dicevo prima, insieme a quei 5,6 attori come per esempio Vittorio Gassman. Quando ricordo lui che mangia il semolino ne La famiglia di Ettore Scola, e io che devo assaggiare questo spaghetto all’amatriciana fatto da un bravissimo macchinista… mi sta venendo in mente quell’odore dell’amatriciana, quella scena indimenticabile…

Gian Maria Volontè era un po’ il controcampo completo di questo tipo di attori. Questa sua soavità, almeno apparente (che poi soave non è nessuno) questa goliardaggine almeno apparente, un attore che voleva fare della recitazione una specie di scienza. Prova è che ognuno può percorrere un cammino diverso e trovare strade diverse.

La recitazione: quanto l’umore personale può contare nella performance? E’ mai capitato che l’umore ha influito su una performance?

La risposta nel video che segue:

L’attore regista: è diverso l’approccio di un attore quando diventa regista?

Sergio Castellitto: Io non me lo sono mai posto questo problema. Anzi quando recito dentro un film che dirigo lo considero un aiuto sia per me che per l’attore con cui lavoro. Poi gli attori sono veramente il sale della terra quando fai un film, non hai altro che loro, sono gli occhi, il corpo del film. Per cui stare nella scena con loro è qualcosa che fa guadagnare me e anche loro. C’è solo un aspetto più divertente: a volte quando recito con un attore in una scena, lui si scorda le battute e io mi sorprendo a dire le sue e a volte c’è un po’ di confusione ma non ho mai sentito la differenza…. piuttosto un privilegio in più.

Il regista e attore Sergio Castellitto. Foto di Francesco Guida

Quale di tutti i protagonisti ti sono più vicini come personaggio? Quanto c’è di paura o di egoismo in Timoteo di ‘Non ti muovere’?

Sergio Castellitto: Penso che l’amore sia una grande battaglia per cui è una grande armonia ma anche una grande violenza: devi costringere te stesso ad andare verso l’altro o a non poter andare verso l’altro. Non ti muovere racconta di un uomo che ha compiuto forse il più grande crimine che intimamente potesse compiere: negare l’amore, negarlo per una serie di motivi borghesi, esterni e quant’altro, sia per paura che per egoismo e chissà per quanti altri motivi. I personaggi che interpreto me li porto tutti appresso, non ci credo a queste carriere integerrime. Io penso di aver fatto tanti film diversi tra loro ed una cosa me la posso riconoscere: non ho mai fatto un film non convinto di volerlo fare per cui sono sempre stato dalla parte del film che facevo e del personaggio, in tutti i sensi.

Quali sono le difficoltà che ha incontrato nel tradurre in immagini i romanzi della moglie e soprattutto ha mai avuto paura che il film si potesse rivelare non all’altezza del libro e quindi provocare una sorta di insoddisfazione dello spettatore?

Nel video la risposta…con una battuta finale

‘Concorrenza sleale’ di Ettore Scola

Sergio Castellitto: Concorrenza sleale è un altro delle meravigliose soddisfazioni che ho avuto nella vita. Con Ettore Scola ho fatto 3 film, di cui uno l’ha prodotto, una serie che si chiamava Piazza Navona: erano dieci racconti con dieci registi esordienti. Feci questo film che si chiamava Amore a cinque stelle con Mariangela Melato, regia di Roberto Giannarelli e c’era Marcello Mastroianni che faceva da trade union di questi film in ognuno faceva una scena quasi sempre al telefono. Lui era ossessionato dal telefono. Io mi chiedo, se Mastroianni fosse vissuto ai giorni nostri, quanti telefoni avrebbe avuto in tasca. Poi c’è stata l’avventura de La famiglia dove facevo l’ultimo anello della storia e poi dopo qualche anno Ettore mi chiamò per fare Concorrenza Sleale, insieme a Diego Abatantuono in cui c’era una straordinaria idea di amicizia e di conflitto in una giornata particolare, quella terribile, non raccontata direttamente, degli ebrei portati via dal ghetto di Roma. Tre esperienze che mi hanno segnato e mi hanno formato in tutti i sensi: che qualcosa di regista l’ho capito facendo l’attore in quei film.

Il regista e attore Sergio Castellitto

Perchè ha scelto Penelope Cruz in ‘Non ti muovere’ e poi l’ha voluta in ‘Venuto al mondo’?

Sergio Castellitto: Da un’idea di coproduzione è nata una magnifica amicizia che continua ancora. Quando uscì ‘Venuto al mondo’ Penelope lesse il libro in edizione spagnola e chiese lei di entrare nel progetto e così ricominciammo insieme.

Quando legge i libri di Margaret la corregge?

Sergio Castellitto: Le pagine di mia moglie le leggo e poi dico la mia. Ma Margaret si fa dire poco.

Il regista e attore Sergio Castellitto con Franco Montini. Foto di Francesco Guida

Prima di concludere segnaliamo i video della premiazione del regista che ha ricevuto il premio per l’eccellenza artistica dal Presidente del BIF&ST, il regista Ettore Scola:

Termina qui la lezione di cinema di Sergio Castellitto. Se questo articolo ti è piaciuto continua a leggere ed ascoltare le interessanti lezioni di cinema di cinemio.

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