E siamo giunti alla terza ed ultima parte della lezione di cinema della scrittrice e regista Cristina Comencini. Dopo aver parlato delle sue opere e dell’importanza delle storie femminili, in questo articolo risponde alle molteplici domande del pubblico.
Il prossimo film: qualche anticipazione su ‘Latin Lover’ in Puglia
In questi giorni Cristina Comencini sta lavorando ad un nuovo film dal titolo Latin Lover, girato in parte in Puglia:
Cristina Comencini: E’ una commedia che ha al centro un grande divo, un latin lover appunto, che ha seminato il mondo di figli e mogli e nel decennale della morte tutta la famiglia si riunisce nel suo paesello natale e lì succede ovviamente di tutto.
Il paese è San Vito dei Normanni perché mi sono innamorata di questo posto che è bellissimo, mi ricorda i film di Pietro Germi, c’è una piazza, non c’è molta gente, è assolata. Io ho girato tantissimo in Puglia sono stata una delle prime insieme a Rubini (che però è pugliese) ancora prima dell’esistenza dell’Apulia Film Commission.
La Puglia l’ho fotografata in moltissimi film. In questo film la cosa che mi piaceva era non vedere il mare, stare all’interno, in questa parte di spazi quasi metafisici. Questo è il paese del divo.
E’ un film molto di fantasia, però è interessante perché è una commedia sulla subalternità femminile e sul rapporto tra tutti con i nostri padri. L’Italia è malata di malinconia e nostalgia che da un lato è giusto perché abbiamo sempre una grandezza ma non abbiamo un futuro, e la mia vuole essere una commedia sull’immobilismo italiano: si ride molto, ci sono molte attrici, Virna Lisi fa la vedova italiana, Angela Finocchiaro la figlia italiana, Valeria Bruni Tedeschi fa quella francese è molto divertente però allo stesso tempo dice qualcosa.
Il divo lo interpreta Francesco Scianna, l’attore di Baaria, un attore antico, con la faccia antica, di quegli attori potenti che non erano minimalisti e che potevano cambiare molto.
Il rapporto con Luigi Comencini
Come ha reagito il regista Luigi Comencini alla scelta della figlia di diventare regista? Questa la mia domanda a cui la regista ha risposto in questo video:
Cosa ha imparato da Luigi Comencini come regista? Ha collaborato con lui a Le avventure di Pinocchio? Il suo modo di scrivere è più incentrato sulla fantasia o più sulla realtà?
Cristina Comencini: Ne Le avventure di Pinocchio c’era mia sorella Francesca che ha fatto la comparsa. Io ho lavorato con papà nella scrittura di alcune cose. Ho fatto un piccolo ruolo di cui mi vergogno, ma non in questo film e non dirò mai qual è. Ho scritto tanto con lui, aspetto molto importante per conoscerlo. Lavorarci insieme è stato importante.
A me della realtà non me ne importa niente, nel senso che me ne importa molto ma sono come uso degli strumenti della fantasia. E poi mi avvicino molto: la creazione di una storia deve rimandare alla realtà ma non deve fotografarla. Mi piace moltissimo al cinema vedere i miei colleghi che lo fanno, quando lo sanno fare, però io mi sento molto più portata ad un cinema fantastico, di fantasia applicata alla realtà.
Immagine o linguaggio?
Nella comunicazione cinematografica cosa prevale l’immagine o il linguaggio?
Cristina Comencini: Domanda molto difficile. Intanto quello che dico può essere sempre contraddetto da chiunque, perché la cosa bella del nostro lavoro è che c’è sempre qualcuno che fa un’altra cosa.
Io credo che i registi si dividono in quelli che prima vedono le immagini e poi la parola, che sentono il racconto per immagini, e quelli che passano prima per la scrittura: io sono una di quelli. Per me l’avvicinamento all’immagine è più faticoso e arriva dopo.
Se mi metto a scrivere, facilmente mi viene in mente una storia. Al pubblico però forse arriva prima l’immagine e poi forse il ricordo dell’immagine rimane di più mentre le trame si confondono.
Ognuno di noi ha questa sensazione che non si ricorda le trame dei libri o dei film ma certe immagini si. Però potrebbe vivere il cinema di Woody Allen senza il dialogo? Ci sono battute dei suoi film che ci diciamo continuamente. Per cui sono importanti tutti e due ma come potenza forse al cinema l’immagine è quella che ti rimane di più.
La capacità femminile di essere multitasking e la scrittura
Quanto è servita la capacità femminile di essere multitasking nel lavoro di Cristina Comencini e quanto questo impatta la scrittura? Nel video la risposta della regista:
Quanto le donne scelgono di essere indipendenti e quanto scelgono di rimanere attaccati ai canoni e ai tabù a cui siamo abituati?
Cristina Comencini: Proviamo a porre il problema in un altro modo. Perché ci dobbiamo liberare totalmente del passato? Noi abbiamo una cultura, una storia fondamentale, le donne hanno lavorato tanto, hanno procreato, educato bambini, coltivato nelle case legami e conoscenze, hanno avuto un corpo. Tutto questo perché lo dobbiamo abbandonare? Perché non possiamo essere noi stesse, con la nostra storia, ed essere alla pari? Questo potrebbe essere molto interessante.
Due partite
A quale delle 8 donne della Pièce teatrale Due Partite è più vicina?
Cristina Comencini: Potrei cavarmela dicendo che c’è una parte di me in tutte e quattro, ma a tratti sono stata per un po’ di tempo Sofia, quella più incazzata, ma mi piace molto anche la parte che faceva Margherita (Buy n.d.r.), che era la grande artista.
Lei racconta una cosa che Margherita faceva in un modo straordinario: quando è andata a trovare i suoi genitori, li aveva sentiti, anziani, litigare come due ragazzi innamorati e aveva pensato che lei che aveva fatto una vita così piena di successi forse quel rapporto così intimo e antico non l’aveva mai vissuto.
E qui torno alla domanda, quanto dobbiamo perdere dell’antico per essere delle donne nuove, e quanto invece no e portarci questo bagaglio e darlo a tutta la società?
Io vorrei raccontare mia nonna alla società, raccontare le generazioni di donne che avevano una ricchezza e dei racconti pazzeschi, forse sono state raccontate di più nella tragedia greca e nell’antichissima cultura e poi dopo sono state ignorate. Non che in Grecia le donne fossero trattate bene però c’era la potenza del femminile invece poi, soprattutto nei secoli borghesi, si è messo a tacere il racconto delle donne.
La regia femminile: impossessarsi dell’anima degli attori
Che differenza c’è tra il comando femminile e quello maschile nella regia? La risposta nel video che segue nel quale la regista sottolinea anche il rapporto regista/attori:
La storia che non ha ancora raccontato
Prima di concludere Cristina Comencini si è lasciata andare ad una rivelazione malinconica:
Cristina Comencini: C’è un dolore che ho nel cuore, volevo fare un film che si chiamava La mia mano destra ispirato alla vita di Clara Schumann. Ho fatto un lavoro gigantesco, è stata l’ultima cosa scritta da Suso (Cecchi D’amico n.d.r) e non abbiamo trovato i soldi tra l’altro Frederic Raphael, lo sceneggiatore di tanti film, aveva fatto la versione inglese.
Ci voleva una grande attrice americana, è un lavoro faticosissimo e io però ci metterei il cuore perché mi sembra una storia bellissima, tocca anche l’omosessualità, e tanti altri temi. Mi dispiace perché è stato l’ultimo lavoro che ho fatto con Suso.
Non ci ho rinunciato, è solo che il periodo è un po’ difficile, ci vogliono tanti soldi è un film in costume e le produzioni non ci credono tanto. In ogni caso quello è il film che vorrei sempre fare.
Termina qui la lezione di cinema di Cristina Comencini. Se ti è piaciuta continua a leggere le altre lezioni di cinema dei protagonisti di cinemio.