Continuiamo la lezione di cinema del regista e sceneggiatore Paolo Virzì. Dopo aver parlato dei suoi esordi con Ettore Scola ed altri grandi del cinema italiano, in questa seconda parte approfondisce le caratteristiche del suo modo di raccontare storie attraverso personaggi, soprattutto femminili, molto ben delineati.
Paolo Virzì: le sceneggiature ed i personaggi femminili
I personaggi femminili di Paolo Virzì sono sempre molto ben definiti nonostante le sceneggiature siano state scritte da uomini:
Paolo Virzì: E’ un bel dilemma questa cosa della scrittura al femminile o della scrittura dei personaggi femminili. Io da lettore e da spettatore sono sempre stato un appassionato delle narrazioni che avevano al centro del racconto dei personaggi femminili. Li sento più interessanti, senza nulla togliere ai maschietti, ma insomma probabilmente diciamo che anche la condizione di subalternità della donna ha reso certi personaggi femminili ancora più belli e toccanti proprio perché spesso sono vittime di qualcosa. Anna Nigiotti in Michelucci (protagonista de La prima cosa bella) è senz’altro vittima di maldicenze, è stata malintesa, la sua bellezza ha messo in imbarazzo, ha turbato, ha fatto letteralmente impazzire il marito.
In questo video il regista parla dei suoi personaggi femminili e di come, da Scola in poi, siano stati valorizzati con uno spessore maggiore rispetto ai film precedenti:
Paolo Virzì: Il rapporto con certi film che toccano delle questioni personali, familiari, è un rapporto complicato un po’ come quello che si ha con le persone care. I nostri parenti, la mamma, la sorella i fratelli gli zii, a cui vogliamo bene, nello stesso tempo un po’ li detestiamo specie quando sei ragazzo, quando sei in una fase in cui vorresti essere qualcos’altro. Il rapporto con le tue radici con le tue origini lo senti oppressivo, lo senti una condanna alla quale vorresti ribellarti vorresti essere nato nel Wisconsin o nelle grandi praterie dell’Australia. Invece poi col tempo qualcosa cambia, come succede a Bruno Michelucci ne La prima cosa bella che scappa da Livorno, dalla sua storia, dalla sua famiglia, dalla sua mamma imbarazzante però si porta dietro sempre un magone un’infelicità, una scontentezza, un’irrequietudine che lo portano ad essere una specie di tossicodipendente da farmaci o da droghe. Se c’è una via di guarigione, sembrerebbe raccontare questo film, è proprio una riconciliazione con questa roba che ti fa soffrire e scappare.
La scelta nelle attrici: La pazza gioia e gli altri film
Nei video che seguono Paolo Virzì racconta di come sceglie le sue attrici: dei casi in cui a volte sono le attrici ad ispirare il film com’è successo nel caso de La pazza gioia scritto intorno a Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi. Ma ci sono anche casi in cui la scelta delle attrici è successiva, casi in cui le attrici collaborano al personaggio e altri in cui il regista si limita a filmare i loro modi di fare.
Il capitale umano: noir ma con il sorriso
Nei film di Paolo Virzì c’è sempre un pizzico di ironia (‘anche più di un pizzico’ ride), eccetto forse che per Il capitale umano. Com’è nato questo film che è molto intenso molto drammatico?
Paolo Virzì: Beh non sono d’accordo che non c’è l’ironia anzi la prima immagine che mi ha fatto amare il romanzo di Amidon cui è ispirato il film era proprio quella dell’agente immobiliare di mezza tacca che vede la possibilità di considerarsi una specie di privilegiato grazie al fatto di sedere al tavolo della famiglia più rilevante della scuola privata: è proprio l’immagine imbarazzante ironica e tragica allo stesso tempo che racconta un certo tipo di Lombardia, di nord, di aspirazioni mal riposte, di tentativi goffi di arricchimento ed inconsapevolmente crudeli di approfittare dei rapporti affettivi dei figli per fare il salto sociale.
Anche la moglie del ricco industriale, con la sua indecisione nell’affrontare la vita è un personaggio che fa sorridere. Questo suo non sapere cosa fare. E’ chiaro che noi ci siamo posti verso questi personaggi con uno spirito di presa in giro che poi abbiamo montato dentro la veste, ma non ti far impressionare dalla superficie, della messa in scena tenebrosa, nebbiosa, da noir, di un nord Italia ricco e infelice. Sotto percorro però una presa in giro di quei personaggi. Credo, per lo meno questo è come l’ho concepito.
Quel Dino interpretato da Fabrizio Bentivoglio, quei vestiti sbagliati con quella gomma da masticare è un ritratto ironico ma anche feroce di un certo modo di essere che abbiamo osservato nella ricca Lombardia, non a caso l’abbiamo pettinato e messo gli occhialetti come Maroni, il Presidente della Regione Lombardia. Quella riunione del consiglio di amministrazione nella quale si discute su cosa fare della fondazione che dovrà gestire quel teatro ristrutturato durante la quale c’è un politico evidentemente della Lega visto che ha la cravatta verde e la suoneria del telefonino con Va pensiero di Verdi e che dice ‘ci vuole la robba che mi fa venire il mal di testa’, e la Carla Bernaschi si entusiasma di qualsiasi cosa dica il suo interlocutore: Pirandello wow, facciamo teatro sperimentale wow, una cosa che fa venire il mal di testa certo!
Lo spirito con cui abbiamo raccontato quei personaggi è dolente ma credo anche pungente e ironico. Poi ognuno è libero di avere le sue opinioni, io dico come l’abbiamo costruito e concepito.
La scelta del film successivo
Qual è il fattore che fa scegliere a Virzì la storia da raccontare? In questo video il regista parla del suo chill out alla fine di ogni film: scrivere il seguito di Ferie d’agosto. Ma alla fine è un’immagine che lo porta a decidere di parlarne in un film
Il fumo: un aspetto rilevante in alcuni film
Ne La prima cosa bella si vede molto fumare gli attori. In questo video il regista parla di come, se si deve parlare di determinati anni è necessario inserire anche il fumo, così diffuso nel secolo scorso.
Le foto dei protagonisti
In queste gallerie una carrellata di foto dei protagonisti del festival