Eccoci arrivati alla seconda parte della lezione di cinema di Luca Medici, Gennaro Nunziante e Pietro Valsecchi, rispettivamente protagonista, regista e produttore di Cado dalle nubi e Che bella giornata. Dopo aver raccontato scherzosamente l’esordio di Che bella giornata ed il loro rapporto con la popolarità, oggi ci parlano del senso del loro secondo film.
Il nuovo modo di fare cinema
Ecco come il produttore Pietro Valsecchi ha spiegato l’inaspettato successo di Che bella giornata
Io penso che sia cambiato il mondo sia televisivo che cinematografico: da un lato con lo spettacolo di Roberto Saviano e Fabio Fazio e dall’altro con il film di Checco. Ho notato che molti colleghi dopo il nostro successo stanno abbandonando alcuni copioni e stanno indagando sul da farsi. Quando c’è un fenomeno del genere non si può sottovalutare.
Fa da traino, è come un faro che fa navigare altri prodotti. E’ naturale domandarsi che cinema fare. Ovviamente non è che tutti i film fanno 40 milioni di euro, ci sono quelli di Natale che ne fanno 20 gli altri arrivano a 5 o 6 e a volte non si ripagano neanche le spese. Il problema del cinema è molto serio. Noi dobbiamo avere coraggio nelle scelte che facciamo e seguire giovani artisti che ti invogliano a fare un film.
A mio avviso la commedia italiana adesso deve guardare la realtà come è già successo negli anni ’50: Ennio Flaiano, Age e Scarpelli, Paolo Benvenuti, Mario Monicelli erano persone che progettavano il cinema. Molti non avevano neanche la casa a Roma, al massimo una stanza ammobiliata solo per andarci a scrivere.
Non c’era invidia ma una grande partecipazione: gli scrittori lavoravano insieme a giornalisti, agli artisti, ai pittori e poi a registi e attori. C’era questa grande comunità di persone che volevano fare qualcosa nel cinema. Sono convinto che il cinema non venga da Roma ma da fuori (Benigni è toscano, Checco pugliese, Troisi napoletano) è sempre la provincia che alimenta cose importanti.
Penso che Checco possa diventare un punto di riferimento per le nuove generazioni. E’ chiaro che gli attori ed i registi hanno un po’ di invidia ma questa cosa fa bene perchè i soldi sono importanti per far vedere dove sta andando il cinema, purchè vengano rimessi dentro il sistema. La gente ha voglia di divertirsi ed avere una semplicità di valori.
Il secondo film
Gennaro Nunziante:
Poi c’è questa storia del secondo film: io ho mandato a quel paese il mio agente perchè prima del primo film mi chiamava e mi diceva ‘Eh ma il primo film‘ e poi è andato bene. Arrivato al secondo ‘Eh ma il secondo film…‘. Al terzo me l’ha ripetuto e l’ho licenziato. Perchè la proiezione di Milano è andata male? Per motivi tecnici. I media partner del film avevano organizzato una serata per addetti ai lavori non paganti.
La logica di chi ha visto il film lì è quella di chi non viene con l’animo giusto. Noi ci divertiamo quando montiamo il film a scommettere sulle battute su cui si riderà di più. Quella sera c’era la predisposizione ad una specie di giudizio, una freddezza. Questa è una cosa che hanno soprattutto quelli più coinvolti nel nostro ambiente che vedono i film con troppe sovrastrutture.
Lo stesso accade quando si parla della commedia di una volta e di quella di oggi: è così diverso il clima che partoriva quella roba da quella di questi tempi che nessuno dovrebbe fare analogie. Loro erano figli della guerra e del fascismo, arrivavano da Roma senza nulla.
C’e un libro bellissimo di Luciano Vincenzoni (Pane e Cinema n.d.r.) che racconta di come lui arrivò a Roma e andò da De Laurentiis a raccontargli 7 storie. Lui gli diede 3 milioni e gli disse s’crivimele’. Sono storie così diverse che non posso stare tutte in un unico calderone. L’unica verità che io trovo è che ci sono dei film che restano: quelli che non restano sono quelli in cui chi le ha scritte ha ammiccato al pubblico.
Questa cosa non funziona più perchè la gente ha visto così tanto che se ne accorge e si annoia. Sono film come questi che hanno fatto rinascere il cinema soprattutto in un momento in cui anche la tv non offre molto. Un rapporto con il pubblico più sincero è quello che rende le commedie più efficaci. C’è rispetto e attenzione per il pubblico.
La soddisfazione del risultato è indubbia. Pietro prima dell’uscita del film ci scrisse un biglietto ciascuno in cui scrisse ‘faremo 20 milioni‘. Infatti ne abbiamo fatti 40!
La commedia italiana
Ecco cosa i protagonisti hanno risposto a questa domanda: Siamo in uno dei momenti più nefasti della società. Non pensate di correre il rischio di fare parte del paesaggio?
Gennaro Nunziante:
Io faccio parte del paesaggio, non mi escludo. Magari sono anche il più infimo. Non voglio seguire la cronaca perchè racconta un’Italia che non c’è, io non la conosco. Io conosco un’Italia meravigliosa che nonostante quella cronaca, la mattina si alza e porta a scuola i figli, studia con tanti sacrifici, lavora in un’industria italiana con imprenditori avidi. Nonostante tutto questo è un popolo sano.
Noi ci divertiamo a raccontare quest’Italia nelle sue bassezza e grandezze. C’è chi accusa il cinema di oggi di non essere cinico: per me il cinismo non è un valore. Perchè quando discuto con una persona alla fine voglio chiudere con una stretta di mano.
Perchè devo chiudere un film con cinismo e condannare qualcuno? Solo perchè piace a certa gente? Io ho amato un altro cinema. C’è un film che ha segnato la mia vita: Le notti di Cabiria di Federico Fellini. Io ritengo quel film il suo capolavoro: nel finale è sera, Cabiria si rimette in piedi, è distrutta, ma quando sente una musichetta di paese lei sorride alla vita.
Per me il cinema è quello, non me ne frega niente dello schifo che qualcuno vuole raccontare. A me interessa l’umanità della vita, mi interessava raccontare, in questo film con Luca, che arriva una persona con l’intento di colpirci e se ne va via dicendo: fondamentalmente questi l’umanità ce l’hanno.
Checco Zalone:
Il titolo del nostro terzo film? Le notti di Ruby
Il sequel
Checco Zalone:
Avrebbe avuto molto più senso il sequel del primo e in ciò bisogna riconoscere il nostro coraggio. La nostra paura e perplessità più grande è stata quella di togliermi la chitarra e il microfono. A me i sequel non piacciono (tranne Rocky IV…). Ora ci prendiamo una vacanza (o rimaniamo a casa se Valsecchi non ci dà i soldi) e poi pensiamo al prossimo film.
E con questa battuta di Luca Medici, sicuramente più noto come Checco Zalone, si chiude la seconda parte della lezione di cinema. Continua a leggere la terza ed ultima parte.