Per ricordare il ventennale di 01 Distribution, tra gli ospiti del BIF&ST 2021 ci sono stati anche i Manetti Bros, presto al cinema con Diabolik. In questo articolo si raccontano in compagnia del regista Giuseppe Piccioni.
I Manetti Bros: il perché del nome d’arte e la musica
Marco e Antonio Manetti sono da sempre conosciuti come i Manetti Bros come se ci fosse una voglia di non distinguersi l’uno dall’altro. In realtà l’idea è nata ispirandosi a Super Mario Bros e anche se hanno iniziato con il cinema sono diventati famosi prima con i videoclip. La musica è rimasta però un aspetto fondamentale del loro cinema.
Ammore e malavita è uno dei loro film musicali, un’esperienza bellissima ma non facile. Fare un musical con canzoni inedite inserite nel film è stato impegnativo soprattutto per due registi che non sono musicisti.
Noi amiamo la musica ma purtroppo non siamo musicisti, non sappiamo suonare, cantare né scrivere i testi delle canzoni. Quindi in fase di sceneggiatura ci siamo trovati in difficoltà e con l’aiuto di Nelson, un cantautore napoletano abbiamo cercato di scrivere i testi delle canzoni. Il film ha inoltre la colonna sonora di Pivio e Aldo De Scalzi due musicisti con cui noi lavoriamo abitualmente. Da un certo punto di vista insieme a Nelson sono diventati coautori della sceneggiatura. Quindi è stato un lavoro diverso.
Marco Manetti
Gli esordi
I Manetti Bros avevano cominciato con un cinema d’altro tipo: il loro esordio è stato Zora la vampira per cui nel loro cinema hanno esplorato generi diversi ma una delle caratteristiche ricorrenti è la presenza dell’ironia aiutata anche dal fatto di essere una coppia molto affiatata e accomunata da tanti interessi.
Ma quando arrivano dei complimenti avete la tendenza ad attribuirvi il merito?
In realtà collaboriamo in maniera così stretta che non ci ricordiamo chi ha fatto cosa (ride). Questo quindi non accade mai a film finito. Però durante le riprese ci capita di punzecchiarci davanti alla nostra troupe dicendo: ‘ma lascialo stare ti dico io cosa è meglio’
Marco Manetti
Il nuovo Diabolik dei Manetti Bros
All’incontro ha partecipato anche il regista Giuseppe Piccioni, grande appassionato del fumetto di Diabolik che ha chiesto ai registi com’è stato raccontare un fumetto molto italiano ma con una visione internazionale. Tra l’altro nel cinema italiano c’è già il Diabolik di Mario Bava del 1968.
Marco Manetti dichiara di averlo visto all’uscita e non gli era piaciuto: In realtà il film aveva un obiettivo diverso, quello di un Bond italiano. Nel rivederlo prima delle loro riprese hanno però preso qualche spunto soprattutto per le scelte stilistiche
Rispetto al nostro cinema è un film in cui abbiamo cercato e lavorato soprattutto sullo stile e l’eleganza.
Antonio Manetti
L’ironia c’è poco ma due/tre volte ci è sfuggita
Una costante di tutti i fumetti di Diabolik è che sono molto simili. Nonostante gli autori siano diversi ci sono delle costanti che rendono le storie tutte coerenti. Abbiamo chiesto agli autori come facessero e ci hanno risposto che in realtà c’è una piccola ‘bibbia’ che viene data a chiunque scrive le storie di Diabolik.
Abbiamo insistito per averla e alla fine l’abbiamo letta. Bene, la prima frase all’inizio di questo manuale è: ‘Diabolik non è nè ironico nè autoironico’. E noi abbiamo pensato: iniziamo bene! (ride n.d.r)
Marco Manetti
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