Continuiamo il focus dedicato all’attore Massimo Troisi. Il regista Ettore Scola insieme alla figlia sceneggiatrice Silvia, dopo aver parlato del film Splendor, di cui l’attore era protagonista oggi parla degli altri film girati con Troisi, del suo modo di interpretare e di un progetto mai portato a termine.
Il viaggio di Capitan Fracassa
Nel secondo film che il regista Ettore Scola ha girato con Massimo Troisi, l’attore interpretava Pulcinella, la maschera napoletana per eccellenza. Che tipo di Pulcinella era? Nel video le risposte di Ettore e Silvia Scola:
Totò o Eduardo De Filippo?
Qualcuno parlando di Massimo Troisi lo ha paragonato a Totò, ma forse più che al principe della risata il modello più vicino al modo di interpretare dell’attore è Eduardo De Filippo come afferma il regista nel video:
Il dialetto napoletano
Nei suoi film Massimo Troisi usava spesso il dialetto napoletano, anche stretto, ma questo non gli ha impedito di avere successo a livello nazionale ed internazionale. A Napoli ed in tutto il sud è stato molto amato ma ha funzionato benissimo anche in tutto il resto dell’Italia. Nel momento in cui si scrive, si scrive in italiano e poi lo si fa tradurre dall’attore in dialetto o si pensa e si scrive già in dialetto?
Silvia Scola: Più che altro si immagina un tipo di costruzione mentale e del pensiero, quindi magari non si scrive in napoletano, come nel caso delle commedie di Eduardo, però si usano comunque costruzioni di frasi che poi all’atto pratico vengono tradotte in napoletano. I dialoghi erano però pensati per lui, per il suo modo di fare, i suoi ripensamenti, le frasi interrotte. A tradurle in napoletano però ci ha pensato lui.
Ettore Scola: Nella sceneggiatura si immaginava l’aspetto finale di un dialogo. Dobbiamo pensare che quando sono usciti i suoi tre grandi film Ricomincio da tre, Scusate il ritardo e Le vie del Signore sono finite, ebbero più successo a Milano che a Napoli proprio per questa sua internazionalità. Era come se lui avesse avuto dei sottotitoli incorporati perché si parlava in napoletano anche stretto.
Poi la sua era una lingua ellittica, diceva mezza frase poi si stancava e non completava la frase quindi ci voleva anche uno sforzo di immaginazione del dialogo! Massimo ebbe grandissimo successo in Italia proprio perché non era più un attore dialettale, come lo era stato Gilberto Govi a Genova, parlava un vero e proprio linguaggio dell’animo, del carattere ed è lì che il dialetto viene superato e diventa una forma di comunicazione che è valida per tutti.
Le donne
Un altro aspetto abbastanza inconsueto, nuovo, del personaggio e della maschera di Troisi rispetto alla tradizione della commedia italiana è il suo rapporto con le donne. L’attore mostra sempre un’insicurezza, un timore nei confronti delle donne di cui si innamora, tutto il contrario della generazione dei Gassman dei Sordi che invece sono sicuri di sé.
Ettore Scola: Faceva parte proprio del suo linguaggio. Quando in Ricomincio da tre decide con la donna che sposerà il nome del figlio, c’è quella splendida scena in cui lei lo vedeva come Massimiliano e lui diceva che era troppo lungo: “fintanto lo chiami lui già se ne è andato, Massimiliano viene scostumato, invece Ugo, lo chiami e lui deve restare fermo dov’è”.
Ecco dove il linguaggio diventa non soltanto comunicazione ma diventa proprio essenza dello spirito di chi lo sta usando e in Massimo c’era questa esigenza di essenzialità non soltanto nelle sillabe di Ugo ma proprio nella sua ricerca del vero, dell’essenza ultima del necessario, dell’utile. Così era il rapporto con le donne: si mostrava timido, insicuro, lasciava alle donne la parola e lui stava ad ascoltarle aspettando la piega in cui insinuarsi, aspettando l’occasione per affermare anche le sue idee.
Però riconosceva che la donna era più attrezzata alla comunicazione di lui non solo in quanto napoletano ma in quanto uomo e allora lasciava a lei l’onere di esprimersi, di trovare la giusta comunicazione. Lui si chiudeva in un ristretto dialetto napoletano proprio per camuffarsi, per farsi ignorare, possibilmente per scomparire…
Un progetto con Troisi e Volontè
Massimo Troisi è morto nel 1994 subito dopo la fine delle riprese de Il postino. C’era qualche altro progetto in cantiere per lui? Nel video il regista Ettore Scola racconta un aneddoto su un film che Gian Maria Volontè avrebbe voluto interpretare con Troisi.
I film costruiti intorno a Troisi
Quando si pensa a Massimo Troisi si pensa a film costruiti intorno a lui che non avrebbero sicuramente avuto lo stesso successo se non fosse stato lui ad intepretarli. E’ ancora così? Ci sono oggi attori attorno ai quali si può pensare un film senza bisogno di casting? Nel video la risposta:
Termina qui il focus del regista Ettore Scola dedicato a Massimo Troisi. Continua a leggere tutte le lezioni di cinema di cinemio.