Eccoci giunti alla quarta ed ultima parte della lezione di cinema dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani che ci ha fatto compagnia in questo mese di agosto. Ci eravamo lasciati con un intenso ricordo di Roberto Rossellini e con la genesi di Good Morning Babilonia e oggi tiriamo le somme sul cinema italiano.
La situazione del cinema italiano
Paolo Taviani:
Il cinema di oggi, come dimostra anche questo festival, ha sfornato molti giovani talenti che fanno ben sperare nel futuro. Questo è un momento molto creativo del nostro cinema che è costretto a farsi largo con le unghie e con i denti invece di essere osannato da chi di dovere e a resistere all’accerchiamento governativo che cerca di eliminarne le possibilità.
Questo cinema è poco conosciuto nel mondo perchè non viene esportato e non viene aiutato dallo Stato che invece dovrebbe vantarsi di averlo. Da sempre il cinema italiano è riuscito a sopravvivere e ad essere internazionale non grazie ai governanti ma nonostante loro. Io mi aspetto molto da questi giovani che vedo anche in tanti cortometraggi e documentari: c’è un pullulare di idee nuove che mi stupiscono.
Il fatto importante quando vedi un film è trovare almeno 5 minuti di stupore: se per 5 minuti riesce a farti stupire devi uscire fuori e dire: grazie! Poi magari dici il film è fatto male qui o là. E ultimamente questi momenti di stupore mi capitano abbastanza spesso.
Detto questo, mentre negli altri paesi, (Francia, Spagna, Germania) il cinema è considerato un’arte come le altre, in Italia sembra di no. Qualcuno è convinto che con il cinema non si mangi, e invece non è vero perchè se la cultura viene alimentata produce profitto. Una delle poche immagini famose dell’Italia, accanto alla mafia, è il cinema.
Ogni volta che andiamo in giro tutti ci chiedono non solo del cinema del passato, che è come parlare di Michelangelo, ma anche del cinema di oggi. E’ un’immagine che fa bella l’Italia al pari di tutte le altre opere d’arte che abbiamo.
Può anche essere fonte di danaro, certo non nell’immediato, le cose vanno viste in prospettiva, bisogna investire pensando a cosa può accadere nei prossimi 5 anni, non chiedere qualcosa che deve dare frutto immediato. Questo il cinema lo può dare in alcuni casi, come per esempio con la commedia, ma non con un altro tipo di cinema, quello che fa conoscere l’Italia nel mondo.
Non c’è Università americana che non abbia film italiani usati come strumenti di conoscenza dell’Europa in generale dal punto di vista artistico ed antropologico. Invece qui abbiamo un clima negativo nei confronti del cinema: non si tratta di aiutare ma di investire, di guadagnare mettendo i soldi e scoprendo dei giovani che hanno grandi fantasie e a cui non bastano pochi mezzi per realizzarli.
Anche noi in passato abbiamo cercato di farci bastare i soldi ma non è sempre così facile. Ci sono registi che sono capaci di scrivere storie come Via col vento e ai quali servono finanziamenti per realizzarli. Bisogna cercare investire su di loro perchè domani saranno una fonte di denaro. E questo oggi non solo non avviene ma viene boicottato e chiamato parassitismo. I giovani del nostro paese invece di essere visti come grandi speranze sono considerati grandi fannulloni.
L’onestà
Mi ha colpito molto la risposta di Vittorio Taviani alla domanda: quando fate un film vi preoccupate che il film sia bello, chiaro o ricco? E lui ha risposto:
Noi cerchiamo di essere onesti.
Allonsanfan
Paolo Taviani:
Un film non è solo una cosa. In Allonsanfan convergevano molte di quelle emozioni che stavamo vivendo in quel periodo storico, avevamo sentito la delusione nei confronti della rivoluzione, questo desiderio di andare avanti, forse oltre, ma al tempo stesso l’impennata finale di fantasia del film parla di quello che potrebbe, che dovrebbe essere, e che è invece un’utopia.
Questo tema nel film è molto forte soprattutto nel momento finale, quando il protagonista Fulvio ci crede e muore per questo ideale, ed è supportato da una delle più belle musiche dei nostri film creata da Ennio Morricone e che è stata ripresa anche da Quentin Tarantino nel finale del film Bastardi senza gloria.
Questo dimostra che non solo Tarantino ha visto il film ma gli aveva comunicato la stessa emozione. In fondo anche il suo Bastardi senza gloria termina con un’utopia, sotterranea ma c’è, proprio come in Allonsanfan.
La storia e la letteratura nei film dei Taviani
Per concludere lascio il lettore con la visione di questi due interessanti video nei quali i fratelli Taviani parlano del loro rapporto con la Storia e con la Letteratura e invito a leggere ed ascoltare una nuova interessante lezione di cinema di cinemio.